viernes, diciembre 18, 2009


FINESTRE ILLUMINATE

by Enrique Vila-Matas


Penso al grande scrittore Roberto Arlt e a quella mattina del 1929, quando i colleghi lo trovarono nella redazione del giornale con i piedi sopra il tavolo e senza scarpe, piangendo, con i calzini bucati. Davanti a sé aveva un bicchiere con dentro una rosa appassita. Davanti alle domande e alla preoccupazione degli amici, disse:

Ma non vedete il fiore? Non vi rendete conto del fatto che sta morendo?”

Sono le quattro del mattino a Barcellona e sono io ora quello che ha davanti a sé un bicchiere con una rosa che appassisce. Il bicchiere non smette di preoccuparmi, ma mi permette di pensare ancora di più a Roberto Arlt. In realtà, penso a lui da ieri, da quando un amico letterato mi ha chiesto se, come aveva fatto Arlt in altre occasioni, mi ero mai soffermato a riflettere sulle finestre illuminate alle quattro del mattino. Ha fatto una pausa e poi ha aggiunto: “Ci sono parecchie storie lì dentro”.

Ed è vero. Ce ne sono molte. Lo so bene io ora, perfettamente insonne nella mia personale zona d'angoscia, alle quattro del mattino. Il punto è che ho appena visto, oltre alla rosa appassita, la misteriosa finestra appena illuminata di un vicino e mi sono chiesto immediatamente che storia si nasconderà dietro di essa, cosa starà succedendo in quell'interno.

A Roberto Arlt, uomo di grande intuito, le finistre illuminate a notte fonda lo tenevano sveglio per molte notti interminabili: “Niente di più curioso nel cubo nero della notte di un rettangolo di luce bianca. Chi c'è là dentro? Giocatori, ladri, suicidi, malati? Sta nascendo o morendo qualcuno in quel luogo? Finestra illuminata a notte fonda. Se si potesse narrare tutto ciò che si nasconde dietro i tuoi vetri smerigliati o rotti si potrebbe scrivere il poema più angosciante che l'umanità possa mai conoscere”.

Guardando dalla mia zona d'angoscia la finestra illuminata del vicino, la mia immaginazione s'è destata e ho pensato, in primo luogo, a qualcuno che a quest'ora sta navigando nell'infinita rete dello schermo del suo computer. Non so perché ho scelto questa opzione. Il fatto è che spesso, iniziando da una zona d'angoscia un testo sonnambulo come questo, pretendo di realizzare un atto che mi permetta di situarmi in quel mondo. Ma è pur vero che, non appena scrivo la prima frase, la mia angoscia mi lascia in bocca qualcosa di simile a un retrogusto di pianto davanti a una rosa appassita, poiché vedo che il mio mondo è divenuto subito limitato.

La mia angoscia deriva dal mio desiderio di essere domani una persona diversa, qualcuno che non resta legato alla prima frase dei suoi testi. E riesco a calmarmi adesso pensando che il mio vicino sta spiando un'altra finestra illuminata a tarda notte, e quella finestra è la mia, e per lui io posso essere ora sul punto di suicidarmi, o forse di festeggiare per una vincita al casinò o, semplicemente, qualcuno a cui si sono bruciate le pupille a forza di guardare la rosa appassita o lo schermo del computer.

Finestre che sono fari nel cuore della notte. Ci sono molte storie dietro di loro. Storie di ladri con la torcia o di moribondi in procinto di dettare le ultime volontà. Storie di madri che, ubriache di sonno, s'inclinano su una culla. Storie di coppie che fanno l'amore o di tizi che chiacchierano del mistero dell'universo. Storie d'insonni che pensano che il poema più angosciante che si possa scrivere sull'umanità si trova lì, dietro le finestre illuminate alle quattro del mattino.

Finestra illuminata del vicino, quella che contemplo adesso. E' la finestra di uno che si è affacciato sulla rete e ha a sua disposizione il mondo intero, senza limiti. Ha anche me, spia sterile che spera che domani sia un altro giorno e che io non continui ad essere colui che ha scritto questo testo che è nato sonnambulo a notte fonda. Chissà se domani riuscirà ad essere un altro, anche se credo che continuerò ad essere colui che ancora una volta proverà a situarsi in questo mondo e che, per questo, dalla grande zona d'angoscia della rete, tornerà a scrivere la prima frase sonnambula di un testo che, ancora una volta, sarà incapace di comprendere un mondo che, come la profonda aria azzurra, non è in nessun luogo ed è interminabile.

Traduzione mia del brano "Ventanas iluminadas", disponibile in versione originale sul sito di Enrique Vila-Matas al link: http://www.enriquevilamatas.com/textventana.html

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