martes, noviembre 16, 2010

Seneca e i classici

La scorsa settimana, parlando del concetto (e della definzione) di “classico” ho fatto ricorso a Italo Calvino. E' stato uno dei pochi a dare una risposta elegante (e valida) alla domanda: che cos'è un classico? Cito (da Perché leggere i classici, Milano, Mondadori, 1991, p. 13):

Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”.

In quell'occasione parlavo del Don Quijote, ma, non so per quale strano motivo, il pensiero mi andava alle Lettere a Lucilio di Seneca... (un libro che Calvino non cita nel suo saggio, ma chissà, ne avrà parlato magari in un altro contesto o in un altro libro, non lo so e non ho voglia di andare a controllare su internet).

Le Lettere a Lucilio sono un'opera di una modernità sconvolgente. O almeno, così mi sembra, quando m'imbatto in frasi all'apparenza così “secche” e dirette e semplici come questa:

[...] pensa che tu sei mortale ed io son vecchio” (da Seneca, Lettere a Lucilio, Milano, BUR, 1994, vol. I, p. 100).

La frase va inquadrata nel contesto storico, oltre che autobiografico, in cui l'autore scrive: è prossimo alla morte, ha intenzione d'istruire nel migliore dei modi possibili il suo alunno-allievo-figlio Lucilio; e quindi lo sprona a rispondere subito alle lettere che lui gli manda; a riflettere in fretta sugli argomenti che lui sottopone alla sua attenzione; a non lasciarsi fuorviare dalle sirene della mondanità e a ragionare su come si vive su questa Terra e su come bisogna accettare (o affrontare serenemanete) la morte. E quindi: “fai in fretta, perché tu sei mortale, Lucilio, ed io sono vecchio”...

Una frase che fa paura e che suona come poesia: poche parole (esatte) per dire: non c'è niente di sicuro; la comunicazione potrà interrompersi al di là della nostra volontà di mantere il contatto (epistolare); potrebbe giungere la morte e mettere fine al nostro carteggio. Stai attento, e affrettati, ragiona bene e velocemente, perché tu sei “uomo mortale” (e quindi: sottoposto alla legge della natura) e io sono “vecchio” (ovvero: in procinto di affacciarmi al limite ultimo che la natura pone all'uomo: la morte, la fine della sua esistenza sulla Terra).

Queste parole mi riecheggiano nella mente anche quando esco dall'aula; quando, ormai, la lezione è finita (e quindi: andate in pace, siete liberi di farvi la vostra chiacchierata, di fumarvi la vostra sigaretta, di prendervi il vostro sacrosanto caffè)...

Ma ricordate, ragazzi: voi siete mortali e io sono vecchio...

Poi mi torna in mente un'altra frase, più lunga:

Ciò che può capitare in qualsiasi momento può capitare oggi” (id., p. 177).

Un'altra di quelle frasi (quasi sibilline, misteriose) con cui Seneca ti apre un mondo e ti riduce in poltiglia (perché ti fa capire immediatamente quanto sei “mortale”, e quindi: fragile, mentre cammini su questo pianeta, credendoti a volte il padrone di tutte le cose create e generate – t'illudi - per il tuo benessere o interesse personale).

E mi fermo a rifletterci, davanti a un caffè: “quello che può capitare in qualsiasi momento può capitare anche oggi”. Potrei morire anche ora. Potrei innamorarmi svoltando l'angolo. Potrei... Le infinite (o apparentemente tali) possibilità che ci offre la vita per il solo fatto di vivere... Le infinite minacce che potrebbero mettere fine alla vita di ognuno di noi viventi per il solo fatto di esistere...

Forse, però, Seneca intendeva dire qui un'altra cosa: voleva dirci, forse, di non stare con le mani in mano; sii padrone del tuo destino; non aspettare che le cose accadano; “quello che puoi fare o senti di poter fare in qualsiasi momento, fallo oggi”... Una sorta di richiamo all'azione: oltre che una sorta di presa di coscienza del fatto che in un minuto (come diceva T. S. Eliot) c'è il tempo per prendere decisioni o revisioni che un minuto può cambiare (e stravolgere, magari contro la nosta stessa volontà).

Sì, domani lo cito, domani lo dico: la letteratura mondiale è piena di classici, ragazzi. Noi qui studiamo (e leggiamo e proviamo a capire) il primo romanzo moderno, ma leggetevi anche Seneca, leggete le Lettere a Lucilio e vi si aprirà un mondo...

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