martes, junio 09, 2009

Appendic(it)e

Umorale (teoria)
: in medicina, teoria risalente ai medici greci Empedocle e Ippocrate (V-IV sec. a.C.), secondo la quale si credeva che esistessero nell'organismo umano quattro elementi liquidi o umori (sangue, pituita, bile gialla, bile nera o atrabile) e che sulla loro relazione armonica di quantità e di qualità si basasse lo stato di salute e dalla condizione opposta (discrasia) derivassero malattie, nel qual caso la "vis medicatrix" della natura tendeva a ristabilire l'equilibrio espellendo dall'organismo con le escrezioni (urina, feci, sudore, espettorazione, pus, prodotti seriosi) l'umore esorbitante o corrotto ("humor peccans"). Secondo la teoria umorale, dalla predominanza individuale dei singoli umori dipendono anche i vari temperamenti dell'uomo (pitutoso, sanguigno, biliare, atrabiliare).

Umorismo: termine arduo a definirsi, per le molte sfumature che comprende; si può descriverlo come una forma superiore di comicità, che scaturisce da un modo scherzoso ma simpatizzante di considerare le cose, o dal compiacersi di accostamenti assurdi e incongrui, o dal trattare con gravità argomenti futili, o dal nascondere sotto il sorriso una profonda tristezza. L'umorista sembra occupare un posto intermedio tra lo scrittore comico e il satirico; non si accontenta di ridere, e non si adira: penetra al fondo, e compatisce.

(sub voce, dall'encicpledia Hoepli, Milano, Ulrico Hoepli Editore, 1968).

Umore: "lo stile è propriamente un fenomeno di ordine germinativo, è la trasmutazione di un Umore" (e notare bene l'uso della maiuscola!)

(da Roland Barthes, Il grado zero della scrittura, Torino, Einaudi, 1961).

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