miércoles, junio 03, 2009

Il romanzo ritrovato

Durante il trasloco ho avuto perfino il tempo di prendere il treno e tornare dai miei, nel paese abruzzese di cui si dice nel profilo ad latere; e mentre rivedevo vecchi album di fotografie e di ritagli di giornale che staccavo da adolescente da La Repubblica e il Corriere della sera, ho ritrovato lui, il famoso quadernetto con il mio primo e unico romanzo, il romanzo ritrovato, l'inedito, l'impareggiabile, l'illegibile...

Il quadernetto contiene al suo interno un block-notes picchiettato di macchie di caffè e liquidi organici di natura varia. Sommando le pagine numerate del quadernetto alle pagine del block-notes si totalizzano 185 pagine scritte fitte fitte e con calligrafia minuscola. Ho fatto fatica a ri-leggermi dopo tanti anni e con una scrittura così ingarbugliata, frettolosa, a volte (appunto) indecifrabile... Eppure, ero troppo curioso di vedere com'ero a vent'anni (il romanzo risale al 1998 - è stato scritto per l'esattezza tra Gennaio e Marzo del '98, tra Roma e il paesino abruzzese in cui sono nato). All'epoca avevo 21 anni. Ero giovane. E pieno di belle speranze. E, a giudicare dal romanzo e da quello che vi ci ho buttato dentro, parecchio incazzato col mondo...

Il romanzo (se così possiamo definirlo) s'intitola Toni umorali ed è diviso in 7 capitoli. Ogni capitolo vede come protagonista un personaggio diverso che sembra rispondere comunque sempre e costantemente a uno stesso modello primigenio: Tony Umorali, personaggio che appare nel cap. 1, e base da cui si diramano gli altri nomi degli altri 6 rispettivi protagonisti, con declinazioni divertite e divertenti della radice primigenia (al cap. 2, ad es., appare un certo Ntoni Umore; al cap. 3 un tale Antonio Umory; al cap. 4 Anthony Humor; e così via...).

Non solo: l'intera struttura del testo è divisa in modo tale che ad ogni capitolo coincida un giorno della settimana (il cap. 1 inizia di lunedì; il 7 finisce di domenica), un peccato capitale (il cap. 1 ruota attorno all'avarizia; il cap. 2 alla lussuria; il 3 all'accidia, e così via...), un colore (il cap. 1 è scritto sotto il segno del blu; il 2 sotto quello del rosso; e così via...), un mestiere (nel cap. 1 Tony Umorali fa lo "scienziato pazzo"; nel 2 diventa un musicista; nel 3 un investigatore privato; etc. etc.), uno stile (nel cap. 1 adotto il monologo interiore; nel 2 il dialogo puro e di tipo teatrale - c'è anche qualche didascalia; nel 3 lo stile "neutro" di una macchina da presa; nel 4 lo stile "lirico" di un innamorato cronico; e così via...) e non ricordo più ora quale altra corrispondenza interna e "logicamente" rispettata in base alla griglia che ho steso e che "faccio apparire" nella parte finale, intitolata (anche questa "umoristicamente") "Appendic(it)e".

E' evidente che scrissi Toni umorali sotto forma di una sorta di omaggio a James Joyce e al suo Ulysses (libro che compare ancora nelle vette della mia classifica personale). Ed è altrettanto evidente che l'intero testo (mi vergogno a chiamarlo libro) è stato scritto sotto l'evidente influsso (influenza, incubo, allucinazione) dell'ultima parte dell'Ulisse, quella che contiene (o prova a contenere) l'eterogeno ed anarchico monologo interiore di Molly Bloom, la moglie del protagonista... Come in quel famosissimo monologo, così in Toni umorali ho provato a far parlare tra di loro (anche se a distanza) le voci dei vari personaggi che occupano la scena dei 7 capitoli. Mi sono inventato delle voci e col senno del poi mi rendo conto che si è trattato di un'impresa davvero titanica, perché ancora oggi mi sembra un miracolo che uno scrittore riesca a smettere di essere "sè" per tentare di essere e parlare come "un altro" (come l'Altro?). 

 Ciò implica due cose: a) che ho perso il coraggio e l'intraprendenza di quando si è giovani; b) che ancora devo migliorare su tanti fronti se voglio davvero riuscire a fare parlare qualcun'altro con una voce propria che non sia (sempre e solo) la mia...

Rileggo il primo capitolo: quello che ci presenta per la prima volta Tony Umorali... e scoppio a ridere. Il primo cap. si intitola "Mad doctor" e parla, appunto, di uno "scienziato pazzo". Ed è incredibilmente comica la rappresentazione dei tic nervosi che faccio di un tizio come questo qui, matto da legare e fondatore di una specie di "comitato scientifico" che si occupa di scandagliare i misteri del cervello umano... Piccolo dettaglio: Tony Umorali li scandaglia troncando dal collo le teste dei suoi poveri pazienti ignari.

E allora mi faccio coraggio e leggo "Sentimiento nuevo" (titolo della famosa canzone di Franco Battiato): e qui si parla molto (e in modo alquanto sboccato) di amore e sesso, di innamorati e pervertiti... Nuove risate e nuovo senso di straniamento: ma sono davvero io quello che ha scritto 11 anni fa quelle cose? Ero davvero così "sboccato" e diretto? Ho mai fatto leggere queste cose così spinte a qualcuno?

Poi entra in camera mia sorella. E mi chiede cos'è quella roba, quel quadernetto con le paginette piene di una scrittura fitta fitta... Le dico che non è niente di che. Roba vecchia. Se ne va. E io riapro quelle pagine... Chissà che un giorno non mi decida a farle leggere a qualcuno... le pagine del mio romanzo ritrovato.

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