miércoles, marzo 06, 2019

A Tale of Two Cities di Charles Dickens e la primavera


A Tale of Two Cities: così s'intitola il romanzo di Charles Dickens che sto divorando in questi primi giorni di Marzo, mentre la primavera torna a farsi respirare per le strade della città del Sud del Sud della Spagna in cui vivo.
Parigi e Londra sono le due città evocate implicitamente nel titolo: due luoghi che, nelle mani del grandissimo scrittore inglese, diventano lo scenario su cui si stagliano descrizioni letterarie che ti lasciano letteralmente a bocca a aperta: per la precisione con cui il narratore ci mostra i luoghi, i personaggi e i fatti; per la ricchezza sinestesica con cui li rendi vivi (per cui - un po' come farà più tardi Marcel Proust nella sua Recherche - perfino gli oggetti "parlano" o diventano "animati"); per il ritmo cinematografico con cui si susseguono (ben prima dell'invenzione del cinema), per cui il lettore non può smettere d'andare avanti nella lettura (se ci si presta la giusta attenzione, ci si accorge che le descrizioni, lungi dal rallentare l'azione, la complicano, la amplificano e la rendono ancora più avvincente).
Cito al volo dal cap. 16 del Libro II (la traduzione dallo spagnolo all'italiano è mia e sarebbe interessante vedere come suona questo brano nel testo originale in inglese), da uno dei tanti brani in cui il narratore (e Dickens dietro di lui) ci rende partecipi del clima di terrore e rabbia sociale dei più poveri contro i più ricchi, della plebe contro l'aristocrazia, negli anni che precedono di poco lo scoppio della Rivoluzione Francese e quelli che seguono, detti, appunto "del Terrore":

"Le donne cucivano e cucivano cose inutili, essendo il lavoro meccanico un sostituto meccanico del mangiare e del bere: la mani si muovevano al posto delle mandibole e dell'apparato digestivo. Se le magre dita fossero rimaste inattive, gli stomaci si sarebbero sentiti ancor più attanagliati dalla fame".

E la descrizione va avanti, come se il narratore iniziasse una sorta di radiografia dello stato d'agitazione e di ansia, di attesa nervosa e rabbiosa delle donne nell'evolversi degli eventi:

"L'oscurità le circondò. E un'altra oscurità le avrebbe circondate quando le campane delle chiese, che, in quel momento, rintoccavano allegramente in ogni angolo della Francia, sarebbero state fuse e trasformate in cannoni tuonanti, e quando i tamburi militari avrebbero risuonato fino ad affogare una voce pietosa che, quella notte, riscuonava potente come la voce del Potere o dell'Abbondanza, della Libertà e della Vita. Tante cose iniziarono a circondare le donne che cucivano e cucivano e loro stesse iniziavano a circondare una struttura ancora non costruita e avrebbero continuato a cucire e a cucire, mentre avrebbero contato le teste che avrebbero cominciato a rotolare".

Contemplo le foglie degli alberi di fronte casa e mi domando quanto sia attuale ancora oggi questo brano se lo rapportiamo alle guerre ancora in atto sul Pianeta Terra (e all'odio che le hanno fatte nascere o che impedisce di frenarle). Penso a quanto ardore, a quanta energia, a quanta voglia di raccontare dovette percorrere le vene di uno come Charles Dickens da indurlo a scrivere brani come questi. E a quanto abbiamo da imparare, in quanto a scrittura romanzesca, da opere come A Tale of Two Cities...

Intanto, gruppetti di giovani donne vanno e vengono a piedi o in bicicletta, raggianti del sole primaverile, contente di andare a lavoro, mentre fuori la temperatura è ottimale.

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