viernes, septiembre 18, 2020

 Ritorno a scuola (?)


Il 14 settembre del 2020, in molte città italiane, gli studenti di scuole dell'infanzia, medie e superiori sono tornati in classe. Rai News 24 (che è l'unico canale della Rai che si può vedere in chiaro e in diretta stando all'estero) propone uno speciale; invece del solito tg, con la solita carrellata (a volte assurda) di notizie (a volte assurde), propone lo speciale sull'evento e l'intitola "Forza ragazzi" (o "Ritorno a scuola. Forza ragazzi".

Rido per non piangere e m'intenerisco dinanzi alla testimonianza di una giornalista che, inquadrando in primo piano un bassotto disegnato sulla parete, ci spiega che è così che si insegna ai bambini a calcolare la distanza di 1 metro (la famosa distanza di sicurezza, o distanza sociale). Poi ci si sposta a Roma, dove, in un noto liceo della capitale, un altro giornalista, questa volta un uomo, ci mostra una madre intenta a fare da vigile urbano e a dirigere il traffico degli alunni (questa volta adolescenti) che, in fila indiana, cercano di rispettare le fila e la distanza (c'è anche una mamma che distribuisce mascherine ai più distratti o che redarguisce quelli che la mascherina la usano come sciarpa o, peggio, come braccialetto).

È il 14 settembre del 2020 e dalla segreteria ci comunicano che - vista l'emergenza sanitaria legata al Covid-19 - le lezioni in presenza previste per Lunedì 21 settembre saranno posticipate alla settimana successiva: cominceremo (?) il 28 (?), con obbligo di indossare la mascherina e obbligo di tenere separati di almeno 1 metro gli alunni i quali, a differenza degli altri anni, non potranno assistere a lezione in massa ma si alterneranno: la metà seguirà le lezioni i giorni pari, l'altra metà i giorni dispari, chi resta a casa seguirà la lezione in diretta "streaming" comodamente seduto sul suo letto a casa sua dal suo pc...

È un'inizio d'anno accademico davvero anomalo, questo...Uno pensa: ma come lo racconteranno questo 2020 nei futuri libri di storia del XXI secolo? Come sembreremo, quanta tenerezza ispireremo ai lettori futuri di questi futuri libri di storia?

Ipotesi assurde dal vago sapore fantascientifico. Intanto, da Roma, l'Editore che dovrebbe pubblicare la mia traduzione di un libro di racconti di uno scrittore spagnolo che ho l'onore di annoverare tra i miei amici, mi scrive per dirmi grazie, hanno ricevuto la traduzione, mi fanno i complimenti per il bellissimo lavoro svolto e che a breve si rimetteranno in contatto con me per sbrigare le ultime pratiche (scelta dell'immagine di copertina; onorari e compensi a battuta - o a pagina; diritti d'autore e cessione dei diritti dell'Editore spagnolo a quello italiano; pubblicità sui social; etc. etc.).

Chiedo loro se il libro potrà vedere la luce nel 2020 o se, invece, data l'emergenza sanitaria legata al Covid-19, bisognerà aspettare il 2021. Mi fa anche effetto scriverlo, 2021...sembra davvero d'essere stati catapultati in un racconto di Isaac Asimov, o in uno di Arthur C. Clarke... L'Editore, giustamente, non mi risponde; sono stato troppo impulsivo e ho chiesto troppe cose e non ho saputo aspettare. È la regola numero 1, quando si ha a che fare con gli Editori: bisogna saper aspettare (e che sia lui, l'Editore, a rifarsi vivo, a concedermi audizione, a darmi una risposta certa alle mie - credo - lecite domande).

Per la copertina propongo due fotogrammi tratti da Un chien andalou (1929) di Luis Buñuel. Chissà se davvero un traduttore può pretendere di (o aspirare a) suggerire l'immagine di copertina di una sua traduzione. Ci muoviamo su acque incerte, sabbie mobili dell'anima, corridoi labirintici in cui nemmeno mio fratello, che fa l'Avvocato, saprebbe darmi una mano. L'importante - ti ripeti - è che il libro esca (e che sia ciò che il Cielo vuole).

Poi una collega mi confessa: "Io non lo so mica se la farò a parlare 2 ore di seguito con la mascherina sulla bocca; ho paura di svenire". Le rispondo che non ho mai parlato con la mascherina per così tanto tempo di seguito e che se proprio mi vedrò in difficoltà, ebbene, allora, chiederò ai miei studenti di sedersi tutti nelle ultime file, lontani da me, lontani dalla cattedra, per favore...

La collega mi sorride (il sorriso oggi bisogna immaginarselo, al di sotto della barriera visuale della mascherina maledetta) e mi dice che non sarebbe una cattiva opzione. Poi passa Carmen, la responsabile della reprografia, colei a cui tutti andiamo a chiedere le fotocopie, e ci fa il segno delle dita incrociate, come a dire: "In bocca al lupo, amici, e speriamo bene!".

La parola-chiave di questo settembre 2020 è: INCERTEZZA

martes, septiembre 08, 2020

 

8/9/2020


E così, oggi compio 43 anni. Ancora non ci credo. Mi sembra irreale, anche perché, mentalmente (come succede a tanti, come succede a molti miei coetanei), di anni me ne sento 24 o, al massimo, 26. E dovrebbe essere tempo di bilanci. Ma non ce la faccio più a fare i bilanci. Vorrei imparare a vivere alla giornata. Basta fare programmi. Basta calcolare tutto al millimetro. E se gli articoli che ho nel cassetto non appariranno mai; se il libro che ho tradotto da poco non vedrà la luce; se tutte le conquiste accademiche che uno rincorre non arriveranno mai, ebbene, non fa niente, non è più un problema, non voglio più farne un problema, non sarà affatto un problema (“puoi sempre aprire un’edicola o andare a lavorare in una biblioteca”, mi dice per scherzare, ma poi nemmeno tanto). Si vive una vita sola. Ce lo diciamo tutti, chi piú chi meno, anche se poi pochi fanno tesoro del detto. Nemmeno un virus di dimensioni e letalità mondiali ci ha fatto migliorare o ci ha spinto a riflettere su chi siamo, su cosa vogliamo fare su questo pianeta, su dove possiamo andare e dove sarebbe bene fermarsi.

E allora lascio stare i bilanci e mi dedico a godermi il tramonto. E, dopo i 30 km di turno fatti in bicicletta, mi dedico a farmi una bella doccia, anche solo per il gusto d’indossare il bellissimo accappatoio nuovo (ed elegante) che mi ha regalato la mia compagna di avventure. E domani andiamo al cinema, a vedere Tenet, l’ultimo di Christopher Nolan, se si può. E prima del cinema, una pizza nella nostra pizzeria preferita. Sempre se si può, nonostante la distanza sociale e le mascherine d’obbligo. 43 anni, ragazzi…

Letture pasquali Provo a leggere, in queste vacanze pasquali, tra una corsa in bicicletta in alta montagna e le mangiate assurde previste da...