domingo, mayo 08, 2011

VOCI CHE NON SMETTONO DI PARLARCI


Non esistono rapporti d'amore che si chiudano all'unisono; o che si interrompono come il flusso d'energia che fa accendere una lampadina. Non ci si lascia come si spegne un interruttore. Mai... C'è sempre qualcosa che resta; qualche meccanismo o ragnatela che ti avvolge e non ti lascia in pace; qualche ricordo, o immagine, sapore o odore, parola o messaggio che resta nel limbo che si crea subito dopo la rottura... E quando vivi nel limbo diventa tutto molto più sfocato, e a tratti allettante, ma anche pericoloso (si possono commettere le sciocchezze più assurde quando si vive nella fase intermedia in cui non siamo più il marito o il fidanzato o il compagno di nessuno e, quindi, potremmo diventarlo virtualmente di tutte)...


Questa cosa l'ho comprovata sia con gli anni che chiacchierando con un'amica. Ogni tanto il suo ex la chiama al telefono; o le invia dei messaggi; o, molto più semplicemente, le manda degli squilli, magari solo per ricordarle che lui c'è, esiste, c'è ancora, non è sparito per sempre dalla faccia della terra (è vivo e vegeto, anche se inizia a vagare nel limbo, nella strana fase intermedia in cui ridiventiamo noi stessi, e siamo, forse, più noi stessi).


Ed è lo stesso per me: ogni tanto io e Alyssa ci sentiamo. Ci parliamo. Ci raccontiamo cosa ci è capitato negli ultimi giorni o settimane (o mesi) e ci aggiorniamo, con la stessa curiosità di quando questo gesto - raccontarsi le cose che ti capitano nella vita quotidiana - era quasi un meccanismo automatico, e veniva realizzato faccia a faccia, sul letto (o dentro il letto, e sotto le lenzuola, magari dopo aver fatto l'amore).


E' impossibile cancellare le persone che abbiamo amato con un colpo di spugna. E forse sarebbe anche sbagliato (o ingiusto). Quando ci si lascia (e anche quando ci si è lasciati in modo brusco, o violento, o "cattivo"), si resta comunque fedeli a certi gesti e a certe abitudini che, solo nel tempo e grazie al tempo, svaniranno, per fare spazio a (si spera) nuovi gesti, e abitudini e racconti.


Faccio notare alla mia amica che la storia degli squilli non mi quadra. Che senso ha uno squillo? Davvero lui lo fa solo per "ricordarti" che esiste? Che ti pensa? Che non ti dimentica? E tu che cosa farai, come ti sentirai il giorno in cui lui non farà più nemmeno quello squillo? Possibile che si possa sperare di sopravvivere nella mente dell'altra anche solo tramite uno squillo? E se tu lo anticipassi e prendessi la chiamata e gli rispondessi "Pronto"? Cosa direbbe lui? Riattaccherebbe?


La mia amica mi blocca: troppe domande. E alcune sono francamente assurde (o retoriche). Lui mi squilla, io so che è lì che mi ha pensata e punto. Basta. Finisce qui. Non c'è da ricamarci molto sopra.


E allora io le do ragione. Smetto di immaginare e di domandare. Mi guardo avanti e immagino di camminare (da solo) nel limbo... Con la speranza di arrivare ad essere più "me stesso", ora che sono solo.

 Un incubo (letterario) La fortuna (o il caso o  il destino o chiunque si trovi a gestire le nostre vite terrene) ha voluto che, un paio di ...