sábado, octubre 30, 2010

Spazi e tempi diversi
(ovvero: tentativo di fenomenologia del vivere all'estero)



Sto leggendo un romanzo di Antonio Muñoz Molina (La noche de los tiempos) che ancora non so se mi sta piacendo e rifletto su una riflessione che fa il Narratore Esterno parlando di “persone che viaggiano in un altro paese e parlano un'altra lingua”... In effetti, è vero, è così, non possiamo non dargli retta: chi è stato all'estero non solo per turismo, ma per viverci, chiunque abbia trascorso mesi interi all'estero e praticato una lingua diversa dalla sua, si sarà accorto che arriva un momento in cui ci si sente “altri”; l' “io” abitudinario che ci sembra di conoscere da una vita diventa un “altro da me” che, a volte, non sospettavamo nemmeno di poter contenere dentro lo stesso corpo.

Uno va a Madrid (o a Londra o a Parigi o a Berlino) e ci resta per interi mesi e inizia a pensare in spagnolo (o in inglese o in francese o in tedesco) come se quella fosse la sua lingua di tutti i giorni (quando sappiamo benissimo che non è così). Eppure... ci può capitare perfino di sognare in un'altra lingua; di pensare (a bassa voce o in silenzio) nella lingua adottata per quell'arco temporale in cui il nostro corpo vive, respira e abita in un altro paese diverso dalla nostra madre patria...

E ci si sente in effetti diversi. Innanzittutto, viviamo ogni momento come fosse l'ultimo; si acuisce in modo esponenziale la nostra attenzione verso il presente; verso le persone e gli oggetti che, ogni giorno, possiamo vedere o incontrare e conoscere in metro, in una piazza dove non siamo mai stati prima, in casa di amici di amici che abbiamo appena conosciuto e non siamo neppure tanto sicuri che ci saranno davvero così amici in futuro.

Uno cammina per strada (in centro a Madrid, o a Parigi, o a Berlino, o a Londra) e appena sente la lingua parlata dai suoi connazionali si emoziona, la riconosce, per un momento sente quasi l'impulso di avvicinarsi per sentire meglio cosa si dicono questi connazionali che non sanno che noi parliamo la stessa lingua; si sperimenta con certo piacere morboso la possibilità di capire i dialoghi, carpire le parole degli altri, senza che gli altri si accorgano che noi capiamo (che non siamo spagnoli, o inglesi, o francesi, o tedeschi, come la stragrande maggioranza delle persone che hanno attorno)... E ci si risente quasi subito a casa, anche se poi tendiamo ad allontanarci dai connazionali quando siamo all'estero proprio perché non abbiamo voglia di tornare a sentire sempre gli stessi discorsi... meglio la novità costante che può regalarci il paese straniero che, temporaneamente, ci ospita.

E dunque, dicevo, all'estero uno diventa un altro; l' “io” è “altro da me”, o un “io diverso”, più propenso ad uscire, a perlustrare le strade che non conosce, a visitare i musei in cui non ha mai messo piede, a conoscere gente nuova, a scoprire parole nuove della lingua che mastica perché si trova all'estero...

E certe volte può capitare di sentirsi leggeri: quando sei all'estero nessuno ti conosce e, quindi, non hai radici; non c'è nessun testimone che possa attestare la tua appartenenza a un credo politico, a una certa razza, a una certa cerchia di amici e familiari, a una stirpe... Si ridiventa bambini, quando si vive fuori di casa... E allora diventa bello e interessante re-inventarsi: uno può dire ciò che vuole, quando fa la conoscenza di uno straniero; o quando un amico straniero lo presenta alla sua cerchia (di amici, familiari, etc).

Maggiore attenzione al presente (alla vita di tutti i giorni – vissuti tutti intensamente perché “percepiti” come fossero gli ultimi a disposizione) e possibilità di re-inventarsi un passato o di cancellare quello che ci siamo lasciati alle spalle (a casa nostra).

Ed è forse anche per questo che, quando vivi all'estero, ti senti quasi impune, non sottoposto al rigore delle leggi del posto: uno può bestemmiare nella propria lingua senza che gli altri se ne rendano conto; uno può innamorarsi o corteggiare un'altra persona in un paese straniero e sentirsi più bello o intraprendente e affascinante; si può entrare in un sexy-shop senza provare vergogna perché là, tanto, nessuno ci conosce.

C'è un libro in cui lo scrittore spagnolo Javier Marías cita dei versi di un dramma di Christopher Marlowe; si tratta di uno scambio di battute tra due personaggi:

"Thou has committed...”

Fornication....But that was in another country

and besides, the wench is dead".

Versi misteriosi (come molti di quelli che fecero il successo del teatro elisabettiano), che possiamo tradurre così: “Hai commesso...” “Fornicazione... Ma fu in un altro paese e, inoltre, la ragazza è morta”. Versi che calzano a pennello per il discorso che vado facendo: come se all'estero l' “io” non solo si sentisse più impune e più leggero, ma anche più propenso a fare delle cose che, a casa nostra, nella vita quotidiana che facciamo nella nostra patria, non faremmo mai...
Come se le azioni che compio in un posto diverso da casa mia fossero meno gravi o avessero meno peso di quelle che compio (o potrei compiere) in un paese straniero (senza, per questo, e per forza di cose, arrivare a commettere reati o azioni riprovevoli dal punto di vista morale).

All'estero ci si sente un po' attori: quando si parla un'altra lingua, si può facilmente notare come anche il tono della nostra stessa voce cambi e diventi quello di un altro... Un attore (o una maschera) che non sospettavamo neppure di avere dentro di noi (dentro lo stesso corpo e la stessa faccia).


Certe volte penso che sia un bene andarsene e viaggiare e stare a contatto con gli altri e con quell' “altro da me” che mi porto dentro anche quando sono a casa e vivo la mia vita di tutti i giorni; certe volte credo proprio che sia necessario staccarsi dalle abitudini e dal proprio “io” quotidiano per vedere la realtà con gli occhi di quell'altro (che sa stare a Madrid e ama vivere a Parigi e non vede l'ora di tornare a Londra o a Berlino)...

viernes, octubre 22, 2010

IN DUE

PROLOGO

Questa non è una storia. E' la storia di uno dei tanti modi di raccontare una storia.
INIZIAMO!
Da un po' di tempo a questa parte, diciamo all'incirca da quando avevo sei anni a oggi, la mia vita non ha un senso, o meglio, ha un senso unico: l'assurdo”.
Carmen se lo guarda come a dire: che scemo che sei, poi torna alla sua occupazione.
Sta preparando il tè. Sono le nove di mattina.
Mi ascolti?”.
Certo che ti ascolto, ma non mi sembra che tu abbia fatto una scoperta così sorprendente”.
Mette le due bustine dei filtri nelle due tazze. Quella con Bart Simpson è la sua; l'altra, orribile, fiorata, stile anni 50, è di Tony.
E il prologo finisce qui.

QUESTIONE DI FEELING

Tony sdraiato sul letto, cazzo all'aria.
Carmen torna dal bagno, indossa l'accappatoio di quella con cui divide la stanza.
Tony sorride, quando la vede, poi scoppia a ridere. Carmen si rabbuia.
E la prossima volta vedi di non schizzare tutto sulle lenzuola, dobbiamo dormirci, anche, su questo letto!”.
Tony torna serio.
Il motivo, uno dei tanti, per cui mi sono innamorato di questa ragazza è che anche lei, come me, è una pervertita.
Un'autentica bomba sessuale, un miscuglio esplosivo di erotismo e perversione.
-Quali sono le cose che ti la fanno letteralmente impazzire?
-1) Quando gliela lecco con la lingua;
-2) Quando la penetro davanti e, contemporaneamente, le titillo il clitoride.
-3) Quando la prendo da dietro.
-4) Quando le sussurro nell'orecchio porcate del tipo: “Ti amo perché sei una porca”.
-Quali le posizioni sessuali che preferisci?
-1) Io sotto e lei sopra.
-2) Io sopra e lei sotto, con le sue gambe appoggiate sulle mie spalle.
-3) Lei messa a quattro zampe.
-Raggiunge sempre l'orgasmo?
-Quasi sempre. E quando non lo raggiunge mi faccio problemi cosmici tipo: “Sono impotente. Sono un eiaculatore precoce. Sono frocio. Sto per avere l'andropausa. E' tutta colpa del mio pisello”.
-E tu, lo raggiungi sempre l'orgasmo?
-Stai scherzando? Mi chiamano Flash, più veloce della luce.
Quando sono arrapato mi basta vederla camminare per la stanza con la sua fantastica minigonna grigia che PLAF!, vengo sul pavimento.
-Sei sicuro di non soffrire d'eiaculazione precoce?
-Sì. No. Non so.
-Sei d'accordo sul fatto che, come scrisse una volta Milan Kundera, “fare sesso e fare l'amore sono due cose diverse?”.
-Assolutamente. Sì. D'accordissimo. Fare sesso lo si può con chiunque, ma fare l'amore solo con la persona che ami veramente.

TORNIAMO A NOI.

Sveglia che suona alle 7.00 a.m. in punto. Rumore assordante tipo pianto di neonato:
UEEH!! UEEH!! UEEH!!
o tipo altoparlante da campo di concentramento SS:
WAAAUUUHHH!!! WAAAUUUHHH!!!
Roba che ti si rizzano i capelli per la paura.
Scendi a fare colazione: un caffèlatte con biscottini integrali.
Devi andare all'Università. La tua condanna quotidiana, almeno fino ai 35 anni d'età. L'età alla quale ti laurerai.
Lei, invece, resta a dormire nel tuo letto. Bello, morbido, calduccio, sfatto, accogliente.
A volte ti chiedi se lo fa apposta a stare lì, tutta spaparanzata, a dormire, mentre tu già sudi nel mettere i tuoi dannati libri nello zaino.
Poi esci, prendi l'autobus puntualmente in ritardo e puntualmente pieno zeppo di gente.
Poi pensi alla materia delle prime due ore: dalle 8 alle 10, Letteratura Spagnola. Poeta en Nueva York del grande torero della poesia del 900: Federico García Lorca.
OLEE!!!
Dalí disse che quando seppe della notizia del suo assassinio, a Granada, non pianse, né compianse l'amico morto. Esclamò semplicemente: OLEE!!, come si fa quando il torero evita le corna appuntite del toro durante una corrida.

LA 'SANTA CROCE'

Carmen è a lezione. Un prete spiega che fare l'amore prima del sacro vincolo del matrimonio è peccato. E aggiunge che fare l'amore usando i contraccettivi è peccato. E che non si deve sprecare nemmeno una goccia di sperma in atti impuri, è peccato, quella goccia già contiene in sé (in potenza) una nuova vita. Una nuova, bella, nascitura creatura del Signore.
Carmen non prende appunti e scorre su un giornale la lista dei cinema per vedere qual è quello in cui può andare a vedere I racconti di Canterbury di Pasolini con il suo fidanzato.
Il prete, notando che è interessata a tutto, eccetto che alla lezione di Teologia, le chiede se ha capito.
Carmen, pallida in viso e un po' spaventata, fa cenno di sì con la testa.
Come, scusi? Non ho sentito”.
Sì. Ho capito cosa ha detto”.
Bene. Dunque, dicevamo...”.
Dopo la lezione di Teologia, se ne torna a casa, felice e contenta.
Apre la porta e trova Tony, il suo ragazzo, addormentato sul sofà. La tv è accesa.
Lo bacia sulla fronte. Poi sul mento. Infine, sulla bocca. Lui si sveglia e, mezzo rincoglionito, le dice:
Sono all'apice della mia infelicità”.
Al che Carmen gli risponde:
Beh, allora vuol dire che va tutto come sempre”.
Tony: “Non scherzare. Sto male davvero”.
Carmen: “E che cos'hai?”.
Un tremendo mal di testa”.
Oggi a lezione ci hanno chiesto se usavamo contraccettivi”.
E questo che c'entra con il mio mal di testa?”.
C'entra perché riguarda me e quindi anche te. Io ho risposto di no. Che non ho mai fatto l'amore con nessuno e che se anche lo facessi non userei mai un preservativo”.
Cooosa?”.
Sì, dicono che è peccato”.
No, dico, ma tu Carmen hai bisogno di un medico. Uno psichiatra. Stai impazzendo o cosa?”.
Scherzetto!!”.
Tony, risollevato, e un po' arrabbiato:
Cristo santo! E io che credevo dicessi sul serio”.
Carmen ride e lo abbraccia e gli si stende di fianco. Il sofà comincia a sudare sotto il peso dei due fidanzati.
Comunque, credo che dovresti smettere di frequentare certi posti”.
Tipo?”.
Tipo l'Università 'Santa Croce'. Già il nome è tutto un programma”.
E il mio master in Diritto Canonico?”.
Lo lasci stare. Lasci tutto e viene con me a fare la disoccupata all'estero”.
Ah, così è per questo che studi Lingue?”.
Certo. Non lo sapevi?”.

INSOMNIUM

La situazione è la seguente: Lunedì e Martedì, uno dopo l'altro, ho due esami da sostenere. Si tratta di Letteratura Inglese e di Glottodidattica. Siamo a Domenica. Non ho studiato quasi per niente. Ricordo a mala pena i concetti fondamentali delle due materie. Dormo poco. Scopo molto. Ma non è questo il problema. Il problema è che Carmen, sì, la mia ragazza, soffre d'insonnia e fa degli incubi tremendi. Riesce ad addormentarsi solo verso le 4 del mattino. Il primo dei due esami è alle 8,30.
Buuuuhh!”.
Chi è?
Buuuuuhh!! Tony! Tony! Aiuto!”.
O Cristo!
Carmen! Carmen! Svegliati!”.
Si sveglia e attacca a piangere.
Buuuuhh! Ho avuto un incubo orribile!”.
Dai, su. E' passato. E' tutto passato, ora. Ci sono qua io con te”, e mi si stringe al petto. Cazzo, deve essere stato proprio brutto, l'incubo. Ha gli occhi rossi di pianto e il respiro affannato e il viso stanco.
Mi racconta il sogno: dormiamo assieme quando, ad un tratto, un tizio senza volto s'inserisce tra me e lei, nel letto, e lei ha paura. Il tizio le prende le braccia e gliele stringe, lei tenta di alzarsi per accendere la luce. Poi urla e mi chiama, ma io dormo e non la sento. Poi il tizio le mette le dita negli occhi e preme e urla: “Spegni la luce! Spengila, troia!” e Carmen piange e grida: “No, attento! Ho gli occhiali, mi acciechi!”, ma quello se ne frega, e stringe le dita negli occhi di lei che non vede più niente.
Cazzo, hai ragione. Davvero un brutto sogno. Però ora cerca di calmarti e prova a dormire”.
Va bene”, mi fa e si ricorica. Sono le 2 di notte. Torniamo a dormire.
MIAOUUUHH!!
Aaaahh!!!”.
Che c'è? Che succede?”.
Non hai sentito?”.
Sì che ho sentito. Un forte miagolio.
Certo, deve essere stata Agata”.
Agata è la gattina di Lucia, la tipa eccentrica con cui Carmen divide la casa (e l'affitto).
Ma io ho paura. Vai a vedere cos'è”.
Ma, cazzo, te l'ho detto. E' stata certamente Agata. Sarà caduta dal sofà e si sarà fatta male. Dai, non avere paura. Torniamo a dormire”.
Sono le 3,30. E domattina c'ho pure l'esame. Porca puttana vacca.
Ci metto un'ora prima di riuscire a riaddormentarmi. Carmen, invece, resta con gli occhi sbarrati finché, verso le 4,45 del mattino, mi fa:
Tony, non riesco a dormire. Ho l'insonnia”.
Mmmhh...”.
Tony, amore, ascoltami. Dai, svegliati. Non riesco più a dormire”.
Mmmhh...”.
TONY, CAZZO, SVEGLIATI! AIUTAMI! SONO MALATA, SOFFRO D'INSONNIA, VUOI FARMI IL FAVORE DI AIUTARMI?!”.
MA CHE CAZZO TI URLI?! E POI SONO LE QUATTRO DEL MATTINO E IO DOMANI, CIOE' OGGI, TRA POCO MENO DI TRE ORE, HO UN ESAME, CRISTO SANTO!! E NON MI RICORDO UN CAZZO E HO PAURA CHE MI BOCCINO, MERDA!”.
Carmen poggia lentamente la testa sul cuscino e poi fa: “Scusami... Scusa se non ti lascio dormire...”.
Non fa niente, dai. Non ti preoccupare, anzi, scusa tu, se ho urlato. Non volevo arrabbiarmi con te. E' che sono nervoso per questi due esami, capisci? Poi uno dietro l'altro. E' un colpo mortale, per me, capisci? Ho studiato poco, sono insicuro e...”.
Verso le 6 del mattino.
Carmen con gli occhi rossi per l'insonnia muove una spalla a Tony:
Mmmhh...”.
Caro?”.
Mmm...”.
Amore, mi potresti accompagnare al bagno? E' che ho paura. Sai, dopo l'incubo che ho avuto...”.
Oh, merda. E va bene, forza, andiamo al bagno, tanto ormai è già ora di svegliarsi. Tanto sono sicuro che mi bocciano, porca vacca”.
Carmen sorride e scatta in piedi. Tony, mezzo rimbambito, la accompagna al bagno e le scaccia dalla mente i brutti fantasmi che l'hanno spaventata durante la notte.
Il Lunedì e il Martedì riesce miracolosamente a superare i due esami. Il Mercoledì notte è distrutto e stressato. Carmen gli fa:
Lo vedi che anche stando insieme a me riesci a studiare bene?”.
Tony le sorride, la bacia e non le risponde. Si addormenta.

UN EROE DEI NOSTRI GIORNI

Ho pochi difetti: soffro di claustrofobia, ho le vertigini, non so nuotare, ho paura dell'acqua e del buio, odio la carne, mi mancano un paio di diottrie per occhio, non sopporto la gente ignorante e sbruffona, ho il terrore del sangue. Cioè: mi basta una feritina, farmi un taglietto sulla mano che svengo subito. Inoltre, sono misantropo e, a volte, anche un po' misogino.
Per il resto, sono perfetto. Un vero e prorpio macho italiano.

SANGRÍA

Roma. Ore 1,40 a.m. In una strettissima discoteca vicino a Largo Argentina. Pioggia abbondante accompagnata da qualche fulmine e un po' di tuoni incazzati. Ordinano un litro di birra a testa.
Iniziano a sparlare.
  • Sono stanco di tutte queste giornate che scorrono via tutte uguali. Perché non succede qualcosa? Che ne so, un terremoto, un'alluvione, la vittoria alle elezioni di un politico davvero di sinistra...
Lei scoppia a ridere, muove la testa di scatto e all'indietro e colpisce un cameriere che porta un vassoio pieno di calici di sangría.
STUMPCRASH!!
  • Oh, mi scusi! Ah ah ah!!!
  • Ma quella è sangría.
  • Non mi dire! Cameriere! UN BARILE DI SANGRÍA E SVELTO!!
Bevono tanto che alla fine devono sorreggersi a vicenda per uscire dalla discoteca. Una volta fuori, si accorgono che piove a dirotto. Corrono a ripararsi sotto a un balcone. Ridono e beccano tutte, ma proprio tutte, le pozzanghere che ci sono per strada. Si inzuppano come pesci.
Lei all'improvviso si mette a piangere. Le lacrime si confondono con la pioggia.
Lui le chiede cosa le prende.
  • Dio mi ha perdonato. Dio esiste e mi ha perdonato per tutte le cose brutte che ho fatto.
  • Che?
  • Mi ha fatto il regalo più bello che potessi ricevere, dopo tanti anni di sofferenze e di solitudine. Mi ha regalato te.
  • Cosa?
  • E anch'io non sono più incazzata con Lui. Buuhh! Ti amo, Tony, e non lasciarmi mai, buuuhh!!
La sbronza a base di sangría deve averla resa malinconica ed esistenzialista.
Tornano a casa a piedi. Sono completamente fradici.
  • Ho fame.
  • Anch'io un po', a dire il vero.
Si preparano due piatti di maccheroni. In bianco, con solo un po' di olio e una nevicata di parmigiano sopra.
Alla fine della cena notturna si baciano, poi ruttano. Prima l'uno e poi l'altra. Scoppiano a ridere.

FEAR OF THE AIRPLANE

Non sono mai stato all'estero. La prima volta è stato in Spagna, a Valencia e a Barcelona. Mi è piaciuto tanto che avrei voluto restare lì e prendermi la cittadinanza spagnola.
E' lì che vive la mia ragazza.
E' lì, a Valencia, che guarda il cielo di notte e cerca tra le stelle il mio volto.
E io qui, in Italia, riesco a vederlo, il suo viso, stampato sulla superficie argentata di una luna bella piena.
E in testa riaffiorano tanti ricordi, alcuni belli, altri brutti, comunque interessanti per il mio povero cuore pazzo d'amore.
Una volta le scrissi pure una poesia e un verso diceva:
Per te ucciderei il toro più feroce di Spagna e te lo dedicherei, se solo fossi un torero”.
E adesso? Adesso è il momento della partenza: cioè, io parto e lei resta.
Ecco il filmato:

Carmen abbraccia Tony. Sono all'aeroporto di Barcelona. Tony è stressato, come al solito.
  • Cazzo, ho lasciato le pasticche contro il mal d'aereo in borsa.
  • E dov'è la borsa?
  • L'hanno già imbarcata, porca puttana.
  • Ma dai che non ti succede niente.
  • Cooosa? Ma se ho le vertigini e mi basta salire su una scala per vomitare! Merda merda merda...
  • Dai, non t'incazzare...
E lui, invece, s'incazza e comincia a girare per tutto l'aeroporto alla ricerca di una farmacia per potersi comprare le fottute pasticche contro il mal d'aereo, anche dette antistaminici.
Carmen, intanto, diventa triste e fa il muso. Anche lei è incazzata perché Tony la tratta male e sembra che abbia una voglia matta di tornarsene a casa, a Roma, e di lasciarla da sola.
  • Ma possibile che qui non ci sia una piccola fottutissima farmacia?
  • Tony..., gli fa, con gli occhioni timidi prossimi al pianto.
  • Che?
  • Calmati e proviamo a fare un po' di chiarezza.
  • Va bene, allora spariamoci a vicenda e vedrai che il mondo, senza noi due, sarà più chiaro.
  • No, non scherzare. Io sto dicendo sul serio.
  • Che c'è?
  • Sembra che tu non veda l'ora di andartene. Io invece sto soffrendo come una pazza e già mi manchi. Già ti sento lontano. E' l'ultimo giorno che stai qui e poi, lo sai, prima che io venga in Italia dovremo aspettare due mesi e mezzo.
  • Già, lo so...ma vedi, Carmen...scusami...è che...
  • Mi sembra che tu non mi ami più. Che non ti piace più stare con me.
  • Ma che dici? No, non è così, te lo giuro...è che ho paura dell'aereo, già all'andata ho fatto una figuraccia, ho vomitato tutto vicino a una vecchia che...
Carmen, seria seria, lo mette alle strette:
  • Mi ami?
Tony, pallido e deciso:
  • Sì. E che se ne vadano affanculo anche gli antistaminici.
E la bacia in bocca.
Carmen piange di gioia e di dolore.
Tony le fa compagnia e, anche lui, senza vergogna e davanti a tutti, si fa un bel pianto abbracciato alla sua donna ideale.
  • Perdonami, le dice.
  • Di niente, stronzo, fa Carmen.

AMORE

L'amore non si può definire.
Sarebbe come voler rinchiudere un pezzo di cielo stellato in un sacchetto di plastica.
L'amore è la pena che ci è toccato di patire per non esser stati in grado di vivere da soli.
D'altronde, nessuno di noi può vivere da solo; l'aveva capito subito Aristotele, quando disse che l'uomo è un animale sociale.
E allora gli asceti, gli eremiti, le monache di clausura? Come si spiegano questi tizi che fanno della solitudine il loro stile di vita?
Si spiegano col fatto che anche loro, pur stando da soli, amano qualcuno: Dio, una montagna, il cielo, un uccello, se stessi.
L'amore esercita la sua influenza devastante anche quando siamo soli.
L'amore non si pensa, o meglio, si può anche pensare, ma per lo più si sente.
L'amore ci fa sentire le cose, gli altri e noi stessi in modo diverso.
L'amore è sempre anarchico, se è amore vero.
Per amore si può infrangere la legge, si può rubare o uccidere, ci si può suicidare, per amore.
L'amore ci rende tutti un po' pazzi.
L'amore è dare e non avere.
L'amore è volere e volere è potere.
L'amore ha a che fare con lo spirito.
E', in certo qual modo, un'esperienza mistica, perché mistico è il contatto che due persone che si amano veramente riescono a instaurare tra loro. Quando si ama, la persona amata viene a tal punto idealizzata da divenire un Dio.
L'amato o l'amata, agli occhi di chi ama, diventa Dio.
Il baciarsi diventa un venire a contatto con Dio.
Baciarsi è una cosa divina quando si è innamorati.
L'amore è anche fare l'amore.
Fare l'amore è comunicarsi a vicenda le proprie emozioni a partire dalle sensazioni che sperimentiamo col corpo.
L'amore è il contrario dell'odio.
Se odio vuol dire distruzione, dolore, egoismo, allora amore vuol dire costruzione, gioia, altruismo.
L'amore è una forza creativa paurosa che ci può far toccare il cielo con un dito o può farci vedere il fondo buio di quel baratro dentro il quale possiamo precipitare se l'amore non è corrisposto o è tradito o non è vero amore.
L'amore è il lamento di piacere della mia ragazza quando raggiunge l'orgasmo.
E' il suo sorriso la mattina appena sveglia.
E' il mio accettare i suoi difetti e il mio esaltare le sue virtù.
E' dirle: “Ti amo”, e poi baciarla.
E' percorrere insieme una strada al tramonto.
L'amore è ciò che ha fatto dire a Jorge Luis Borges: “Sia lodato l'amore che non ha né possessore né posseduta, ma entrambi si donano!”.

UNA VISITA DA PEDRO

Il Venerdì successivo lei partirà e chissà quando ci rivedremo.
All'interno di un McDonald's, davanti a un hamburger al formaggio e a due porzioni di patatine fritte, mi fa:
E' meglio lasciarsi adesso, da buoni amici, piuttosto che illuderci e continuare a sentirci senza avere la possibilità di stare insieme”.
E una lacrima le scende lungo la guancia, poi si ferma a riflettere se precipitare giù, dentro la porzione delle patatine, a fare compagnia alla maionese, o se restare lì, sul mento, immobile, ansiosa, sospesa nell'aria, in bilico.
Io non voglio che ci lasciamo”.
Ancora non sapevamo che la soluzione al nostro problema c'era: sarebbe tornata in Italia a fare un master in Diritto Canonico presso un'Università privata legata al Vaticano. Cioè, roba che con Carmen non ha nulla a che vedere, ma che a lei piace studiare e indagare come materia di studio.
Ancora non sapevamo che il nostro rapporto sarebbe continuato anche dopo quel Venerdì maledetto. Così, tanto per deprimerci ancora di più, andammo a casa di Pedro, un mio amico che viveva a pochi passi dal mio appartamento.
La via in cui abitava era la migliore che gli si potesse associare: via Leopardi, il pessimismo cosmico.
Fa l'Accademia delle Belle Arti, è argentino di nascita, è iscritto al terzo anno del corso di Scultura, ma la sua vera passione è la Pittura. Il suo motto: “La vita è una merda”.
Citofoniamo e sento che ha la voce strana.
Stavi dormendo?”, gli chiedo.
Mi risponde di no, saliamo, entriamo e capisco perché ha la voce strana: è seduto davanti a una bottiglia vuota di vino, sta fumando una canna ed è ancora in pigiama. Da notare bene che sono le cinque del pomeriggio.
Carmen, ormai, si sta abituando a vederlo in queste condizioni.
Come va, Pedro?”.
Male. Come sempre”.
Vuoi mangiare qualcosa? Hai pranzato?”.
Sì alla prima domanda. No alla seconda”.
Carmen si avvia verso la cucina.
Ok, ti preparo una frittata, va bene?”.
Pedro fa cenno di sì con la testa.
Gli chiedo se mi fa fare un tiro, mi cede la canna, mi domanda se ancora scrivo.
Sì, adesso sto scrivendo una storia sul mio rapporto con Carmen. E' una cazzata, roba che pure un bambino delle elementari saprebbe fare, però mi diverte”.
Come s'intitola?”.
IN DUE”.
Interessante”.
Carmen dalla cucina: “E tu dipingi ancora?”.
Ogni tanto. Di notte. Quando non riesco a dormire”.
Poi, senza un perché, scoppia a ridere.
Che ti prende?”, gli chiedo, ripassandogli tra le dita la sua canna.
Niente, riflettevo”.
Su cosa?”.
Sul fatto che, ultimamente, mi sembra di assomigliare sempre più a quel personaggio sfigato di quel film di Nanni Moretti...quello che si rinchiude in casa e non vuole più vedere nessuno...che dice sempre: - Non chiamatemi, non cercatemi, non telefonatemi, non faxatemi, non citofonatemi...”.
Un sorriso amaro gli spunta da sotto i baffi che non ha.
Anche noi siamo un po' depressi, ultimamente”.
Coma mai?”
Carmen riparte per la Spagna, questo Venerdì”.
Non credi nei rapporti a distanza?”.
No, se non potremo rivederci mai più”.
Vai tu da lei”.
Magari potessi. Non ho una lira, neanche i soldi per comprarmi il biglietto aereo”.
La frittata è fatta”, fa Carmen, e posa il piatto sul tavolo della sala da pranzo.
Pedro spegne la canna nel posacenere e ringrazia la cuoca.
Ci mette tre ore a finire di mangiare. Appena finito, va nei pressi del frigorifero, estrae un'altra bottiglia di vino, prende tre bicchieri e tutti e tre cominciamo a bere e a parlare.
Argomento: la morte, ovviamente.
Carmen: “La morte è così sicura di prenderti che ti da tutta una vita di vantaggio”.
Io: “Morire d'inverno penso sia una delle cose più tristi che possano capitare a un uomo”.
Pedro: “La morte più orribile, invece, credo sia la morte per acqua. Annegare, restare senza più fiato nei polmoni, l'acqua che ti entra da tutte le parti e ti trasforma in una spunga umana”.
Io e Carmen, in coro: “Va bene, basta così, grazie. Ci siamo depressi abbastanza”.
Dopo esserci scolati altre tre bottiglie di vino ce ne andiamo.
Allora, ciao Pedro. Stammi bene”.
Ciao, Pedro”, fa Carmen, e gli da un bacetto sulla guancia.
Dopodiché usciamo e torniamo a casa a preparare le valigie.

EPILOGO?

FACCIAMOLA FINITA!

Il problema che uno scrittore si pone quando inizia a raccontare una storia non è: come andrà a finire? (questo, semmai, se lo domanda il lettore), ma: come fare in modo che andrà a finire?
Ecco come:

E ti ricordi della pioggia che cadde
a Settembre
e ci ubriacammo assieme
in un bar della capitale.
Non ebbi il coraggio di dirtelo,
non seppi far altro che offrirti
la mia giacca sgualcita
perché faceva freddo e pioveva.
E quella volta che ti ruppi
le calze nere con la cinta dei pantaloni.
Scusa”, provai a scusarmi,
e avevo la faccia rossa per la vergogna
e tu mi sorridesti e mi baciasti.
Ti ricordi, Carmen, la pioggia che cadde
a Settembre?


Roma. Aprile-Maggio 1999

Letture pasquali Provo a leggere, in queste vacanze pasquali, tra una corsa in bicicletta in alta montagna e le mangiate assurde previste da...