jueves, septiembre 27, 2018

Firenze e il Teatro del Maggio Musicale


Dunque, l'estate è davvero finita. Il freddo comincia a farsi risentire anche da queste parti. Nemmeno il Sud del Sud della Spagna si salva, ieri ha piovuto, oggi ho visto le prime foglie cadere.

Mentre provo a fare un po' d'ordine, la mia compagna d'avventure mi trascina a una serie d'incontri letterari e mi presenta una serie di scrittori e di poeti di cui non ricordo affatto i nomi, anche se di qualcuno rammento il volto.

Un poeta che lavora alle superiori legge dei versi bellissimi, struggenti e pieni di malinconia che mi fanno pensare a T.S. Eliot. Lui declama e poi parla e spiega e risponde alle domande della gente accorsa all'interno di questa libreria del centro, molto piccola, molto chic e molto ben fornita di classici.

Guardo distrattamente i libri della sezione della letteratura per l'infanzia. Un'edizione a colori di Alice in Wonderland m'ipnotizza. Il poeta spiega che molte delle sue poesie sono nate nella fase intermedia della semi-veglia, quando si ritrova sul punto di cadere addormentato all'ora della siesta... Cita "Kublai Kan" di S.T. Coleridge; poi parla dei surrealisti; poi non riesco più a seguirlo (perché Lewis Carroll mi fa fare le giravolte su me stesso attraverso i disegni e gli attraversamenti dello specchio di questa stupenda edizione illustrata - 39,90 euro il prezzo).

Dopo cena provo a rispondere alle email più urgenti; ma Silvia, una mia cara amica e collega sociologa, m'interrompe e mi inizia a parlare via Whatsapp e da Firenze di un suo progetto di ricerca sullo "story-telling" e della possibilità di immischiarmi nel suddetto progetto, una roba grande, fondi europei, mica pizza e fichi...

Mi ricorda anche che domani, in Italia, si festeggia la "Notte dei ricercatori" e che si sta preparando l'intervento che terrà domani. Dove, le chiedo. Al Teatro del Maggio Musicale, mi risponde. Firenze. Le chiedo dov'è il Teatro (mi suona il nome, ma non l'ubicazione). Vicino alla Leopolda, risponde. Certo, Renzi, il PD, rifletto a voce alta. E immediatamente la nostaglia diventa un fantasma che ti attanaglia, le Cascine, Corso Italia, il Ponte Vecchio, Via de' Serragli, i Giardini di Boboli, Porta San Giovanni, Porta Romana, l'Ospedale di Santa Maria Nuova, Santa Maria Novella, la Stazione, Via de' Calzaiuoli, Piazzale Michelangelo, Piazza della Repubblica (con la Feltrinelli bellissima che vi si stende su un fianco; la Rinascente, sulla destra, venendo dal Duomo, ci sarà ancora la Rinascente?), il quartiere di San Lorenzo con le sue pelli e il cuoio, il Teatro Verdi e il Museo del Bargello e quello della Fotografia, come si chiamava? (i Fratelli Alinari, ecco come si chiamava...).

La nostalgia è la voglia di tornare nei luoghi in cui uno è stato felice, anche se la saggezza popolare ci insegna che "non dovremmo mai tornare nei luoghi in cui siamo stati felici", o forse no, dovremmo e come, vorremmo stare lì e non qui, anche solo per vedere l'effetto che fa, anche solo per constatare come il tempo ha cambiato quei luoghi e ha modificato i nostri sguardi, oltre alla nostra identità, perché nessun essere umano si salva e siamo tutti immersi nel tempo, compresi i luoghi in cui siamo stati felici, e non c'è mai fine al cambiamento e alla metamorfosi, consci del fatto che anche la persona amata che abbiamo lasciata lì è cambiata e non è più la stessa, proprio come noi, proprio come quegli stessi luoghi che lei ancora vede e tocca e perlustra ogni giorno al risveglio al mattino...


domingo, septiembre 16, 2018

Le colonne sonore dei film di Sorrentino


Sono a Madrid; è il 16 Settembre, una Domenica bellissima, solare, calda, di quel caldo afoso e secco che solo nella Capitale di Spagna ti può capitare di patire un 16 di Settembre...

Domani dovrò vigilare gli esami in una sede piuttosto lontana dal centro storico; esami speciali per alunni "particolari", diciamo così... 

E mentre attendo di adempiere il mio dovere e di andare a cenare con Vero (l'amica di una vita, una donna che fa parte stabile della mia vita, una ragazza senza la cui presenza qui nella capitale Madrid non sarebbe più Madrid), ascolto le canzoni che fanno parte della colonna sonora di The Young Pope, la serie (geniale) di Paolo Sorrentino...

Ecco: ascoltandola, mi viene in mente che qualcuno dovrebbe scriverci una tesina, una tesi, se non addirittura una tesi dottorale, su come Sorrentino gioca con la musica (da quella classica a quella elettronica, passando, come sempre, per quella popolare tipica italica).

The Young Pope è una serie strana, stramba, a tratti anche inquietante, in cui Sorrentino ci fa entrare nel dietro le quinte del Vaticano e ci narra le vicissitudini e i dubbi atroci di un Papa giovane (interpretato ottimamente da Jude Law) che non crede più in Dio o che, almeno, a tratti, sembra non credervi, ci litiga, ci si accapiglia, lo rimprovera, anche se poi torna sempre a pregarlo, speranzoso che accolga le sue preghiere e i suoi desiderata...

La sigla d'inizio, in tal senso, contiene ed esprime al meglio (ed in sintesi) quasi tutto ciò che c'è da sapere della serie: il Papa Giovane-Jude Law cammina spavaldo accanto ai quadri famosi della Storia dell'Arte Cristiana al ritmo di una canzone dei Devlin che s'intitola "Watchtower" (e che, forse, è una versione modernizzata di un pezzo di Jimi Hendrix - da studiare), mentre una stella cometa brillante di fuoco lo accompagna a sua volta attraversando letteralmente le tele dei vari quadri fino a convertirsi in un meteorite che si scaglia violentemente contro la statua dell'altro Papa, quello Buono, Papa Giovanni Paolo II...non prima che il Papa, questa volta quello Cattivo, per così dire, guardi dritto in camera e ci mandi un sorrisetto beffardo e una strizzatina d'occhi...

Ecco: mentre sono a Madrid e sono le 21:00 e so già che non andremo a cenare prima delle 22:00 e che non andrò a letto prima delle 1:00 e che non prenderò sonno prima delle 2:00 (sebbene domattina debba svegliarmi all'alba e trovarmi nella sede lontana dal centro entro le ore 9:00), ecco, mentre faccio tutti questi calcoli mentali, penso che Sorrentino è davvero bravo a fare il dee-jay e che qualcuno dovrebbe davvero studiarlo il modo in cui usa la colonna sonora (intanto, è partito un altro pezzo fondamentale all'interno della serie, "Levo", s'intitola, Recondite, il nome dell'artista che l'ha creato, un pezzo che ipnotizza, che cattura subito l'attenzione, che fa innervosire, che fa capire come si possa sentire un Papa che ha dubbi circa il suo mandato e l'esistenza di Dio e l'umanità dell'essere umano)...

Per non parlare, poi, della puntata in cui il Papa Giovane si riunisce con la rappresentante della Groenlandia e lei gli offre in dono...un lp di Nada, perché si è innamorata della canzone che s'intitola "Senza un perché" e la scena in cui la massima carica dello Stato della Groenlandia si mette a ballare all'interno dello studio papale non ha eguali, canta e si dimena e il Papa Giovane la guarda esterrefatto e ammaliato, Nada, una che proprio non ti aspetti e che sembra cantare una canzone degli anni 60, non una del XXI sec.: "Lei non parla mai, lei non dice mai niente, non è poi così strano se chiede perdono e non ha fatto niente"..."Non c'è niente di meglio che stare in silenzio e pensare al meglio, a un'estate leggera che qui ancora, ancora non c'è"...

Per non parlare, poi, della colonna sonora de Le conseguenze dell'amore, o del Divo, o di This Must Be The Place, o di Youth, o di Loro (1 e 2)...

Ecco, ora è partita "Halo" di Lotte Kestner... e qui ci può scappare la lacrimuccia, maledizione, Paolo Sorrentino, come ci azzecchi sempre, come indovini i momenti in cui quella musica si sposa perfettamente con quelle immagini e quella scena...quanta emzione circola in quella scena in cui il Papa è un bambino che contempla estasiato la mamma nuda, lui che a sette anni sarà condannato a perdere per sempre i propri genitori e a diventare, così, un orfano, uno che andrà sempre alla ricerca delle radici...

sábado, septiembre 01, 2018

I diari (quelli persi e ritrovati)

Dopo un mese di viaggi, tornare a casa (dei miei, quella in cui sono nato e cresciuto) e imbattersi - in mezzo ad altre mille scartoffie - in un pezzo di un diario risalente (nientepopòdimenoche) al 2004 (ovvero, 14 anni fa) e scoprire che - almeno in parte, in molti aspetti - il mio carattere non è cambiato affatto, identici i problemi da affrontare, identico l'affanno e lo stress patito, identica l'insonnia (per fortuna ancora non cronica, ma da vecchio, chissà?), identica la paura di non farcela a spedire in tempo gli articoli che si è accettato di scrivere per chissà quale oscura rivista (presuntamente) scienfitica, identica anche l'incertezza, soprattutto sul fronte "amoroso" o "sentimentale" (come fare affinché la rottura non risulti troppo dura e dolorosa, quando lasciarsi, cosa dirsi nel momento dell'addio, tutta la parafernalia delle scuse inventate "ad hoc" o costruite dopo mesi di prove, come se si trattasse di una scena clou dell'atto più importante di un dramma shakespeariano o - peggio - ottocentesco), tutta quella retorica vuota (o svuotata di senso) verso la donna amata che si sa non più amata né desiderata, e poi gli appuntamenti a Madrid, con quella determinata collega che ti ha esposto la sua sincera intenzione di scrivere un libro a quattro mani con te (ma non ti piace fisicamente e nutri dubbi circa la sua vocazione politica - sembra che voti Fini, addirittura, Fini! Nemmeno Berlusconi, ma Fini! Come si fa?) e poi, la settimana dopo, scrivi che, in effetti, sì, ti sta simpatica, è carina, ma troppo magra e non te la porteresti a letto e, men che meno, ci scriveresti un saggio di letteratura a quattro mani...

Quanti scogli, che sembravano effettivamente insuperabili, sei poi riuscito a superare in modo brillante; quante scadenze rispettate; quanti appuntamenti ai quali ti sei poi presentato puntualmente; quante amiche ritrovate e nuovi amici conosciuti in Biblioteca Nazionale; quante paranoie e quante parole vane; quante promesse fatte e non mantenute e quanti progetti immaginati e poi, inaspettatamente, portati a termine...

Fa davvero effetto ritrovare il proprio "io" d'un tempo, a distanza di 14 anni...

Letture pasquali Provo a leggere, in queste vacanze pasquali, tra una corsa in bicicletta in alta montagna e le mangiate assurde previste da...