miércoles, marzo 30, 2022

 Pensare e guardare secondo Ludwig Wittgenstein


Ludwig Wittgenstein, Pensieri diversi (1977), ed. de Georg Henrik von Wright, trad. de Michele Ranchetti, Milano, Adelphi, 2021, p. 144: 

“Pensare è difficile [...]. Che cosa vuol dire, veramente? Perché è difficile? – È quasi come dire che “guardare è difficile”. E, in effetti, aguzzare la vista è faticoso. E si può aguzzare la vista e tuttavia non vedere nulla, oppure credere continuamente di vedere qualcosa, senza però riuscire a vedere nitidamente. Ci si può stancare a forza di guardare anche quando non si vede nulla”

Quanta ragione ha qui Wittgenstein? Quanto può aiutarci a capire i giorni che ci sono toccati in sorte in questi primi 22 anni di questo XXI secolo che sembra voler tornare indietro nel tempo, agli anni 30 e 40 del XX?

Pensare è difficile. Guardare è difficile. Entrambe le attività implicano sforzo, sofferenza, fatica e sudore. Per pensare bene e guardare bene ciò che ci circonda c'è bisogno di una attenzione, di una concentrazione che pochi hanno o si permettono il lusso d'avere... Oggi evitiamo le difficoltà. E, spesso, evitiamo di pensare, oltre che di guardare. Ci voltiamo dall'altra parte. Ci si distrae per non pensare. Si naviga per non pensare. Si guarda per non pensare.

Cosa direbbe oggi Wittgenstein di internet? Cosa dei social? Cosa dell'invasione assurda dell'Ucraina da parte della Russia? Cosa dell'uso dei social a fini ideologici?

domingo, marzo 27, 2022

 Cambio d'ora

Cambio d'ora: tra poco meno di un'ora, dovremo spostare le lancette di un'ora in avanti. I tg non smettono di annuciarcelo e di spiegarcelo: si dormirà un'ora meno; ma la luce del sole ci illuminerà qualche ora in più (farà notte più tardi). Le giornate si allungano. Sì. Ma il cambio d'ora non coincide con il cambio d'aria. Perché sembra che le stesse cose ritornino (come il covid-19 con le sue mille varianti), solo che in una versione peggiorata. 

Se penso all'Ucraina, mi vengono gli incubi. Se penso che domani una bomba potrebbe annientarci tutti, mi viene da chiedermi come mai gli scrittori di romanzi distopici sono stati così cauti nelle loro ipotesi, nell'inventarsi i loro mondi futuri pieni di storture...

Poi penso anche alla bellezza che, a differenza di quanto diceva Dostoevskij, non salverà il mondo, ma, almeno, quando siamo in grado di captarla, ci fa vivere momenti indimenticabili...
 
E allora ricordo una mattina passata sul terrazzo di una palazzina del centro della città; una mattina qualsiasi, mentre la pioggia incessante smuove gli ombrelli dei passati. E due persone innamorate si strigono forte per darsi calore. Si baciano con passione. L'ombrello trema. Lui lo stringe forte e abbraccia con ancora maggiore forza la compagna, che, mentre lo guarda dritto negli occhi, gli sorride. I due si guardano così intensamente che quello sguardo dà luogo al monocolo di un ciclope. Un ciclope che non riesce a guardare più nulla dell'altro, talmente è ravvicinata la visione, talmente è entusiasmante ciò che vede. Ci servirebbe uno come Rilke per descrivere nel dettaglio questa scena. O come Shakespeare per dire quanta felicità trasmettono questi due innamorati inzuppati fradici sotto ad un ombrello troppo piccolo e un'acquazzone troppo forte. Eppure restano lì. Attaccati. Abbracciati. I corpi avvinghiati, le lingue intente a scavarsi l'intimità l'uno dell'altra. Felici. Anche se coscienti del fatto che il Mondo va in pezzi...

Letture pasquali Provo a leggere, in queste vacanze pasquali, tra una corsa in bicicletta in alta montagna e le mangiate assurde previste da...