lunes, febrero 27, 2017

UN MASSAGGIO AI PIEDI



L’altro giorno, ad esempio, ho parlato per un’ora intera di massaggio ai piedi con una collega di Letteratura Inglese. Cinefila e lettrice colta, mi ha fatto notare che, in effetti, un massaggio ai piedi può diventare facilmente (e pericolosamente) il preludio a massaggi ben più “intimi” (e nel dirmelo è arrossita leggermente, in un modo che a me è parso molto tenero, e poi ha di nuovo affondato i denti sulla mela che aveva comprato pochi minuti prima al bar dell’Università – sì, care lettrici, nella mia Università uno per colazione può anche decidere di comprarsi una mela, una soltanto – anche se la brillantezza delle stesse, la loro estrema luminosità, mi fa dubitare circa la loro natura biologica o scevra da trattamenti chimici di sorta).

La collega arrossisce e io colgo l’occasione al volo per citarle per intero (o quasi) il dialogo che mantengono John Travolta e Samuel Lee Jackson sulle scale e fuori la porta di alcuni giovani ladri poco prima di entrare in scena in Pulp Fiction, quando il primo racconta al secondo la disavventura di un altro “body-guard” che, per intrattenere Mia Wallace (Uma Thurman), si è azzardato a farle un massaggio ai piedi e il capo, Marsellus Wallace (Ving Rhames), ha pensato bene di “defenestrare” il suo scagnozzo rendendolo per sempre un paralitico.

La mia collega d’Inglese ride a crepapelle. Non riesce a crederci che il tema “massaggio ai piedi” sia così importante all’interno della trama del capolavoro di Tarantino e, così, alla fine, mi dice che lo vedrà, sono anni che il dvd originale del film riposa il sonno dei giusti sul comodino. Questo fine settimana mi promette che lo vedrà e che così avremo la scusa perfetta per tornare a parlare di “massaggio ai piedi”.

Ecco: questo piccolo sketch mi fa pensare a quanto possa legare le persone la convidisione di una passione; un libro, un film, un quadro, una canzone, una scultura, ogni “pezzetto” di cultura (e di arte) può trasformarsi in una scusa perfetta per rivedersi e parlare e discutere e ragionare. Quanta importanza ha oggi l’arte (e la cultura, in generale), in un mondo in cui stiamo diventando tutti dei “voyeur” ciechi; in un mondo in cui la parola (tanto scritta quanto pronunciata a voce alta) sta diventando qualcosa di subordinato all’immagine, alla caterva d’immagini sparate in aria nell’etere virtuale e reale senza ordine né lógica né senso, a volte…


Ne parlavo l’altro giorno con una scrittrice che è anche psichiatra (un mix interessante, non c’è che dire, anche Giuseppe Tomasi di Lampedusa lo era o gli sarebbe piaciuto esserlo, se non ricordo male): oggi molti non sanno chi sono o non sanno cosa vogliono dalla vita semplicemente perché non sanno più narrare né narrarsi, non fanno più affidamento sulla parola per conoscere gli altri e conoscersi. Dove andremo mai a finire (verrebbe da chiedersi, anche se ci si sente improvvisamente dei “vecchi”, anche solo a immaginarla una frase del genere). Dove andranno a finire le nuove generazioni che comunicano tutto (e mostrano tutto) tramite le reti sociali (o “social networks” che dir si voglia). Quanti massaggi ai piedi si perderanno per strada questi giovani che non sanno nemmeno cosa sia Pulp Fiction né mostrano alcun interesse nell’andare a scoprirlo. E… viva i massaggi ai piedi!

viernes, febrero 17, 2017

118 (oggi); 317 (ieri); 1025 (nell'ultimo mese)


Non sto dando i numeri; o meglio, sì, li sto dando: 118 sono le visualizzazioni del blog a tutt'oggi; 317, quelle relative alla giornata di ieri; 1025, invece, quelle avvenute nell'ultimo mese.

E mi domando che faccia abbiano questi lettori "misteriosi" del mio "diario di bordo" virtuale; e mi chiedo anche perché mai siano aumentati (paradossalmente, ma anche esponenzialmente) sopratutto a partire dal momento in cui ho smesso di scrivere in modo assiduo (quando qualcuno mi chiede: "Scrivi?", io rispondo: "A volte, nei momenti di ozio"; quando qualchedun'altro mi domanda: "Ma allora ti consideri uno scrittore?", io rispondo: "Nemmeno per idea: scrittore è colui che scrive perché non potrebbe vivere senza, e io invece posso stare anche mesi interi senza scrivere una parola", che poi non è la verità, perché sia che si tratti di "scrittura creativa", sia che si tratti di "scrittura scientifica" (o "accademica") io passo la mia vita a scrivere (e però, ovviamente, un conto è scrivere in modo creativo e per divertimento - giochiamo a ricreare il mondo con le parole - e un altro, ben diverso, è scrivere per "pubblicare" i "risultati" delle proprie "ricerche" - e ogni tanto qualche collega di altri rami della Scienza mi domanda: "Ma su cosa diavolo fate ricerca voi letterati?", vaglielo a spiegare! Vaglielo!).

E insomma (I): sono (siete) davvero tanti (o così mi pare). E qualcuno protesta perché non ho mai messo il mio nome reale (quello vero) e continuo a firmarmi come "Rendl" (c'è pure chi mi offre la fonte di questa citazione, ma, a tutt'oggi, nessuno è ancora riuscito a capire davvero da dove cazzo ho tratto questo assurdo "nick-name")...

E insomma (II): il fatto che questo diario virtuale venga letto da molte persone dovrebbe spingermi a prestare più attenzione (a ciò che scrivo e abbandono all'immensa rete globale) o a scrivere in modo più costante. Ma a me sinceramente non va: preferisco scrivere in modo lento (ci sono scrittori che adorano la lentezza, ci impiegano anni e anni e anni prima di arrivare a considerare come "terminato" un loro romanzo o anche un racconto). E così ecco spiegato il perché, negli ultimi anni, preferisco scrivere (e "pubblicare", verbo curioso se lo applichiamo a un "blog") solo una volta al mese o, a volte, anche meno (avrò lasciato di sicuro qualche mese "orfano" di post).

E insomma (III): il fatto che siate molti di più di quelle 2 o 3 lettrici che so che ancora mi leggono (e mi sopportano, da ormai lunga data) non mi ha cambiato di molto, non ha ancora modificato le mie abitudini. Ecco, questo "blog" per me è un po' come un rituale, una sana abitudine, un modo per continuare a scrivere (e anche a leggere) nonostante tutto, nonostante la rapidità e nonostante l'enormità del numero di "blog" cui è possibile accedere da internet immettendo una qualsiasi (davvero "qualsiasi") parola di ricerca...

P.S.: moltissimi lettori provengono dalla Russia. E io mi chiedo quanti italiani ci siano in Russia (o quanti russi studino e parlino e capiscano l'italiano, stando in Russia) da finire col leggere un "diario di bordo" come il mio... Un luogo pieno zeppo di recensioni o pseudo-tali di film e libri; un posto pieno dei dubbi del sottoscritto (falso) Rendl; uno spazio in cui - chissà come e chissà perché - si sono ritrovate (in silenzio e per puro caso) più di mille persone provenienti da tutto il mondo (con una netta e inspiegabile maggioranza di abitanti della Russia).

P.S.2: andiamo avanti...

Letture pasquali Provo a leggere, in queste vacanze pasquali, tra una corsa in bicicletta in alta montagna e le mangiate assurde previste da...