Essere iper-critici
Ultimamente mi
sta capitando una cosa strana: sento un irresistibile impulso a dire ciò che
penso e nel linguaggio che mi pare più consono, al di là o al di sopra delle
normali regole della mia lingua madre e, soprattutto, al di là e a prescindere
da ciò che pensa la maggioranza della società in cui vivo.
Mi capita
davvero spesso di non frenarmi, di non fermarmi un momento a riflettere per
censurarmi o auto-censurarmi, per tagliare quelle frasi che già so che
potrebbero suscitare l’ira o stuzzicare la permalosità di certe persone. Mi
capita, insomma, di dire come la penso e cosa ne penso nel modo più diretto e
crudo possibile.
E questo, è
ovvio, crea le critiche (a volte sincere e spassionate, altre volte subdole e
ipocrite) di chi mi sta vicino (e mi conosce) e di chi non mi sta poi tanto
vicino (e non mi conosce, per tanto) e si sente in diritto / dovere d’avvisarmi
e di sottolinearmi (preventivamente) che sì, se continuo così, potrei farmi
molti nemici… Potrei risultare antipatico a molti… Potrei toccare i nervi
scoperti di qualcuno (o di qualche categoria sociale o di gruppo o di
lavoratori o di credenti, etc. etc.).
Eppure, io non
riesco (in quest’ultimo periodo) a non dire le cose che penso in un modo così
crudo e, a volte, anche crudele. Non ho proprio nessuna intenzione di
auto-censurarmi o di usare un linguaggio un po’ più diplomatico. Forse ha
ragione quella mia amica che, una volta, di notte, passeggiando sotto una
leggera pioggerellina lungo la scalinata della Stazione di Santa Maria Novella
a Firenze mi disse: “Tu non sei comunista; mi sa che tu sei proprio anarchico”.
Ed in effetti,
se ci penso, se torno a riflettere su queste parole, mi pare di scorgervi un
fondo di verità: provo timore di fronte a ogni rappresentante della legge;
tremo di fronte a un vigile urbano, agli uomini della Finanza (o “fiamme
gialle” che dir si vogliano); mi fanno paura i controllori sui treni; tentenno
e balbetto se mi fermano i carabinieri in macchina e mi chiedono patente e
libretto; ho il terrore di sbagliare un giorno la compilazione del modello 730
e che i rappresentanti della Legge vengano a prendermi direttamente a casa per
sbattermi in galera; tremolo tutto all’idea di subire un interrogatorio… anche
se non ho mai – e sottolineo: MAI – infranto la legge, e ho sempre pagato le
tasse e le multe e non ho mai risposto male a un gendarme, mai nella mia vita…
(e mai lo farei, credo: mi rivedo molto in K., il personaggio de Il processo di Kafka: quello sì che
sarebbe un incubo terribile).
Tempo fa ho
scritto una recensione su un saggio di critica letteraria; nella recensione
criticavo alcune posizioni da cui partiva il critico per costruirsi la sua
teoria personale (da applicare a un autore contemporaneo molto noto). Ne ho
scritto anche su questo blog: dopo aver mostrato quella recensione di due
paginette a diversi colleghi, 4 su 5 mi hanno suggerito di “modificare il tono”
o di “adottare un tono più pacato” per non offendere il critico.
Su un forum
sulla legalità e sulla deontologia professionale a scuola, ho scritto il mio
pensiero (riallacciandomi a fatti di cronaca su cui tutti possono documentarsi)
e sono stato additato come una sorta di “agitatore sociale”.
Volevo mandare
una lettera al MIUR, ma prima di farlo ho consultato mio fratello, che è
avvocato, e questo è il suo messaggio, arrivato poco fa: “Va bene, è scritta
bene, ma forse… hai criticato un po’ troppo”.
Chiarito il
fatto che non ci sono gli estremi per una denuncia, avverto l’irresistibile
voglia di mandare la lettera e vedere che fine fa (inevitabile pensare
d’anticipo che, ovviamente, verrà cestinata, e se qualcuno mai la leggerà, non
arriverà di certo a chi di dovere).
Insomma, più
passano gli anni e più divento “intollerante” verso certe storture (o verso
cose che mi sembrano e reputo “storte”). E più passa il tempo e più aumenta la
voglia di dire come la penso (soprattutto su cose che reputo note o che mi
sembra di conoscere bene perché studiate, indagate ed esperimentate in prima
persona da tanto tempo, ormai).
La diplomazia
non è (più) il mio forte (mi sa).
No hay comentarios:
Publicar un comentario