Alain Robbe-Grillet est mort
L'ho saputo il 18 Febbraio, di pomeriggio, dopo un pranzo fin troppo lauto. Ho letto un solo suo romanzo, quello che s'intitola La gelosia (pubblicato nel 1957), e ne ho un ricordo vago, mi risultò ostico, un romanzo che non era un vero romanzo, con un personaggio che osserva un triangolo amoroso, se non erro e non ricordo male, e passa tutto il giorno a cercare di svelare un mistero che non si capisce bene cosa sia, il tutto scritto con una prosa secca, asciutta, ma proprio per questo ancora più complessa, difficile da seguire. Poi lo incontrai in Spagna, per una delle casualità di cui è fatta la vita. Ascoltai con interesse il suo intervento (qualcuno, prima di lui, qualche critico spagnolo, citò dei brani dalla sua raccolta di saggi Pour un Nouveau Roman, e allora ricollegai la figura, così simpatica e barbuta, al teorico del famoso "Nuoveau Roman", che tanta influenza dovette avere sugli scrittori degli anni 60 e 70 e mi ricordai anche del fatto che Robbe-Grillet collaborò alla sceneggiatura di quel capolavoro che è L'année dernière à Marienbad di Alain Resnais, uno dei maestri della Nouvelle Vague, insieme a Godard, e Truffaut e, il mio preferito, Eric Rohmer). E così presi coraggio e gli domandai non ricordo più cosa circa il romanzo novecentesco e Joyce e lui mi rispose in francese, e poi in inglese (mi confessò che sapeva poco l'italiano) e mi consigliò di rileggermi uno che aveva anticipato anche Joyce, e cioè Italo Svevo, con il geniale La coscienza di Zeno. Poi ci fu un pranzo, e io finii davanti a lui e a sua moglie, una di quelle donne francesi che non riescono a smettere di pronunciare la "erre" con quel tipico accento francese anche quando parlano in inglese, o si sforzano di parlarlo davanti a ospiti non francesi. Una tipa simpatica anche lei, come il marito, che ora è morto, non c'è più, se n'è andato a 85 anni e non potrà più scrivere romanzi nè teorizzarci sopra, nè potrà più consigliare agli italiani amanti della letteratura di rileggersi Svevo... Poi passò a citare la fenomenologia di Husserl e lì persi il senso del discorso, attaccai il secondo, Robbe-Grillet rideva e non si stancava di rispondere a critici e professori che lo disturbavano con le loro domande oziose anche a pranzo, mentre lui mangiava la zuppa di pesce e la moglie sorrideva anche lei, con la "erre" moscia e una chioma bianca sbarazzina e un'eleganza innata davvero sorprendente...
Mia nonna nei momenti di difficoltà mi diceva sempre: "Coraggio, che la vita è un passaggio". Già, in questa vita si è solo di passaggio e proprio per questo bisogna apprezzare le cose belle che abbiamo, come dicevi nel post precedente, e forse bisogna cercare anche di prendersi un po' di tempo per donare qualcosa di noi agli altri. Forse è l'unico modo di vivere veramente, anche dopo, quando non ci saremo più.
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