Con questa bici ho percorso la bellezza di 8852 km in 8 anni; la comprai nel 2000, quindi, ormai, è veterana, una Bianchi quasi da rottamare, se non fosse che ci sono terribilmente affezionato. Per intere giornate, sotto il sole estivo, è stata l'amante, la fidanzata, la moglie, l'amica fidata delle mie scorribande in mezzo alle montagne abruzzesi. Per ore intere è stato lo strumento che mi ha permesso di isolarmi dal resto del mondo e di concentrarmi sui miei pensieri. E' quando scendi a tutta velocità da una strada sterrata fatta solo di rocce e sassi che ti accorgi di quanto sei piccolo, rispetto a quelle rocce, quei sassi, quell'erba, la natura insomma. Ed è quando scendi che corri il rischio di cadere. L'adrenalina viaggia nelle vene. I muscoli delle braccia e delle gambe si tendono in uno sforzo congiunto per non perdere mai l'equilibrio. Il sudore scende a fiotti sulla maglia e dietro la schiena, sulla fronte e sopra le braccia. E per un po' ti senti come un uccello che plana al di sopra delle nuvole o come un gatto che scappa riuscendo illeso da sotto le ruote di un tir. Mi manca, la mia bici, in questo momento di stress e di su e giù lungo la penisola. Mi mancano quei chilometri di asfalto o quelle rocce dietro cui si nasconde il pericolo. E chissà fino a quando dovrò starne lontano e farne a meno...
domingo, junio 08, 2008
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