viernes, mayo 30, 2008

Mario Monicelli e l'arte di essere coerenti

L'altra notte, intorno all'1,30, mi sono messo a guardare la tv (che in genere lascio spenta, onde evitare rincretinimento temporaneo) e mi sono imbattutto in una lunga intervista dedicata da un programma di Rai2 a Mario Monicelli.

Il giornalista parlava senza microfono, attorniato dai suoi aiutanti (cameraman, fotografi, attrezzisti vari) dentro la casa del Maestro. E già questo è un dettaglio che colpiva: non è mica facile oggi entrare in casa dei Maestri. Si trattava di una casa normale, diremmo quasi “comune”, anche se si notava il tocco dell'artista. Libri sparsi un po' ovunque, mobili antichi, molte foto e molti premi del regista de La grande guerra, I soliti ignoti, Amici miei, L'armata Brancaleone e tanti altri capolavori che sono giustamente entrati a far parte della Storia del Cinema Mondiale.

Ma la cosa che colpiva di più era l'atteggiamento dello stesso Monicelli: 93enne, pieno di rughe, con la barba bianca sfatta che ha da sempre caratterizzato la sua “maschera”, Monicelli parlava senza censure e senza curare troppo la forma, senza un linguaggio forbito, ma dicendo sempre la verità (la “sua” verità, ovviamente, non quella che il giornalista si sarebbe aspettato o quella che il pubblico potrebbe indovinare sulla base dei fatti noti intorno a questo autore).
Monicelli sembrava infastidito dal “chiacchiericcio” del giornalista, anche se guardava con amore gli spezzoni dei film che questi sottoponeva alla sua attenzione. Poi, a un certo punto, si è messo a spiegare quello che è successo all'Italia dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale: la Resistenza e l'anti-fascismo avevano fatto la Repubblica, l'Italia aveva tutte le carte in regola per diventare un paese civile e progredito, e invece, cosa è successo? E' successo che dagli anni 50 in poi, dietro alle false illusioni del Progresso, si è persa la ragione e abbiamo gettato nel dimenticatoio quello che eravamo e quello che avremmo potuto essere in futuro:“Oggi regna la raccomandazione; in Italia non esiste una vera meritocrazia; chi è bravo stenta e chi è asino e raccomandato va avanti e arriva al potere, anche a quello politico. Non si salva nessuno: anche tra loro, tra le maestranze, c'è sicuramente qualcuno che è entrato grazie alla raccomandazione di qualcun altro. E così, all'Università il professore promuove solo il figlio o il nipote del collega; all'ospedale, il Primario fa entrare i familiari o i conoscenti più stretti; in un qualsivoglia tipo di lavoro, si va avanti grazie alla raccomandazione, è uno schifo, è una catastrofe immane, guarda, io te lo dico con tutta onestà, spero che prima o poi arrivi il collasso, perché un sistema che funziona in questo modo è destinato a collassare, non ci sono altre soluzioni...”.

Uno ascolta queste parole e ci resta di sasso: è così, è proprio così, ti viene da dirti. E allora la domanda che nasce spontanea è: “ma perché queste cose le dice Mario Monicelli e non gli altri? Perché i media, i politici, i medici, gli studenti non vi fanno quasi mai cenno, o almeno, non in questi termini così chiari e cristallini?”.

Il giornalista gli chiede se crede in Dio: e Mario Monicelli risponde di no, non crede in un solo e unico Dio cattivo e temibile che ci punisce e ci fa vivere nel terrore del peccato, crede in Venere, in Marte, nei tanti dei pagani della tradizione. “Che male gli ho fatto io a Dio, se è stato lui a mettermi al mondo? Io non devo perdonargli nulla, fatti suoi se mi ha messo qui dove sto... sempre che sia stato lui ed esista davvero”.

Forse solo quando si è molto piccoli o, al contrario, quando si è molto grandi; forse solo chi è bambino o chi è giunto alla vecchiaia più piena, può permettersi il lusso di dire le cose che pensa con tanta onestà e chiarezza; senza girarci attorno; senza usare maschere ipocrite. Ecco anche perché si dice che i vecchi sono come i bambini: dicono la verità, e non importa loro un bel nulla che qualcuno non sia d'accordo o possa sgridarli. Quando ci si avvina alla morte diventa tutto più chiaro: e anche il parlare si fa più limpido e onesto. Di quanti Monicelli avremmo bisogno di questi tempi bui affinché le cose cambino o migliorino almeno un po'?

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