miércoles, noviembre 05, 2014

POLONIA




Tra poco meno di un mese dovrò andare in Polonia per motivi di lavoro; parteciperò a un congresso in cui avrò modo di rivedere e riabbracciare vecchi colleghi e cari amici. Eppure… da quando ho accettato l’invito e ho pagato la mia quota d’iscrizione; da quando mi hanno dato risposta affermativa e mi hanno mandato il programma provvisorio del congresso stesso; da quando ho fatto i biglietti aerei e del treno che mi porteranno da Madrid a Varsavia… mi è venuta una strana paura, un timore reverenziale, una sorta d’inesplicabile senso d’angoscia nei confronti della Polonia e di Varsavia…

Non so perché, non c'è nulla di razionale in questa mia angoscia, però è così: ho come la sensazione che questo viaggio andrà male; ho il vago sentore che durante questo viaggio potrei rimetterci la pelle. Può cadere l’aereo; il treno potrebbe deragliare; così,  pure, la metro di Madrid (che è all’avanguardia e una delle metro migliori del mondo, ma il guasto tecnico, oltre che umano, può sempre scapparci); a Varsavia potrebbero scipparmi, o potrei perdermi e non ritrovare mai più la giusta direzione; potrei imbattermi in qualche delinquente pronto a tirare fuori un coltello per sgozzarmi, potrebbe cadermi addosso un ramo d’albero sulla strada pubblica (è successo a Madrid, sono già svariati i morti per “crollo di ramo d’albero”, che razza di morte assurda...). 
Insomma, non so perché ma ho come l’impressione che io morirò in terra polacca. E la cosa, ovviamente, non mi fa per niente piacere. Né mi fa ridere. Anzi, tutto il contrario.

Ho cominciato a parlare con la mia compagna di sventure (che avrebbe tanto voluto, ma che non può, partecipare a questa spedizione accademica); e poi con mia madre, che si è giustamente spaventata (quando si è trattato di viaggiare, ho sempre cercato di rasserenarla e rassicurarla, mia madre è un tipo ansioso, ho sempre tentato di risparmiarle qualche spavento di troppo, come se fossi un esperto nomade, un navigato globe-trotter). E avrei voglia di confidarmi con mia sorella, ma anche lei si agita facilmente, meglio evitare (e lei odia viaggiare, a differenza mia). O con mio fratello, più disponibile agli spostamenti rispetto a mia sorella, ma ho paura che mi prenda per matto o per scemo o per tutte e due le cose.

E il bello è che ormai non solo ho già pagato quanto dovevo pagare; non solo il mio nome e cognome reali appaiono nel programma (a quella data ora e in quel dato giorno); non solo ho già quasi fatto la valigia, ma…ho già scritto anche il mio intervento sul tema del congresso che, guarda un po’ la casualità, ruota attorno al concetto di “paura” (le immagini della paura nelle letterature europee)…

Forse è solo una mia paranoia temporanea. Forse è perché ultimamente vedo troppi film horror. Forse è solo un po’ di stress. Una cosa è certa: io della Polonia non so quasi nulla; a Varsavia non ci ho mai messo piede; non so cosa mangiano lì, né ricordo come si chiama la moneta corrente nazionale; vorrei tanto che non diventasse il luogo in cui morirò. Non so se m'imbatterò in un lupo mannaro (i vampiri, no, quelli vivono in Romania).

Polonia: ufficialmente “Repubblica di Polonia”; fa più di 38 milioni di abitanti (noi italiani siamo quasi il doppio); fu invasa da Hitler nel 1939 e da tale invasione derivò lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale; fu poi annessa all’URSS di Stalin, diventando, di fatto, uno stato satellite della Russia; poi ci fu la cosiddetta Solidarnosc, un movimento sindacale contrario al regime totalitario comunista. Poi non so com’è finita questa storia.

Polonia: scrittori famosi che conosco: nessuno.


Polonia: registi famosi che conosco: Krizystov Kieslowski (quello del Decalogo e dei Tre film sui colori della bandiera francese, oltre che dello stranissimo La doppia vita di Veronica). E basta. Quanta ignoranza. Quante cose ancora da scoprire. Speriamo solo di non lasciarci la pelle. E di non imbattermi in fantasmi o lupi mannari o vampiri assetati di sangue...

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