jueves, junio 16, 2016


 STATISTICHE E BACI





“La statistica afferma che spesso chi dà il primo bacio nel seguito del primo amplesso sarà quello che ne uscirà male”. 

Questa frase mi risuona nel cervello mentre torno a casa in bici; in realtà, la frase è un verso di una canzone di un gruppo italiano di “indie-rock” (sic.) denominato I cani (non male, devo dire, sono molto ballabili, e il cantante ha una voce strana che cattura; alquanto strano, scoprirli stando in Spagna, invece che in Italia). La canzone s’intitola “Le coppie” e, come deducibile dal titolo, parla della vita di coppia. I fidanzati che vanno a cena fuori, poi a un concerto, poi tornano a casa. Insomma, la routine della vita di tanti (anche della mia, quando ero studente e vivevo a Pisa e poi a Firenze con la mia fidanzata d’un tempo).

E poi, verso la fine della canzone, appare questa variante:
“La statistica afferma che spesso il primo a staccarsi dal primo dei baci è lo stesso che alla fine dirà di troncare”.

E mi viene da domandarmi: ma queste due affermazioni non sono poi speculari? E poi: ma le due affermazioni hanno (possiedono) un che di verità? Si avvicinano alla realtà dei fatti? Chi fu, tra i due, a dare quel primo bacio sul Ponte Vecchio, quella sera d’estate? Chi si staccò per primo dopo i baci dell’ultimo amplesso? Ma soprattutto: eravamo coscienti, io e la mia ex, del fatto che quello sarebbe stato (ahinoi) l’ultimo amplesso?

Quante domande assurde, ne converrete. Domande che fanno rima con alcune frasi che appaiono in un racconto che ho scritto tra il 21 Maggio e il 6 Giugno, un racconto che parla di tradimenti (tanto per cambiare) e di coppie e di amore e di sesso e di passioni irrefrenabili… Erano anni che non scrivevo un racconto così lungo (20 pagine) in così poco tempo (in genere, un racconto posso portarmelo appresso anche 6 o 7 mesi, prima di arrivare al punto finale – che poi non è mai quello “finale” e definitivo…almeno, non lo è una volta che ho finito e riletto il tutto).

La persona che mi ha ispirato il racconto sa che è stata la fonte d’ispirazione dello stesso, ma ancora non ha avuto il tempo (e il modo) di leggerlo. Succede sempre qualcosa. C’è sempre qualche imprevisto che c’impedisce di vederci. Sembra che sia destino che non riesca ad entrare in possesso di queste 20 pagine (è una lettrice accanita e della vecchia scuola: le sembrerebbe triste ricevere il file Word e leggermi sul pc, preferisce la carta stampata).

E insomma: i casi della vita fanno sì che colei che mi ha ispirato il racconto sia ancora ignara del contenuto dello stesso benché abbia manifestato una gran voglia di leggerlo. E i casi della vita vogliono anche che io m’imbatta nella canzone succitata de I cani mentre corro come un folle in bici sotto al sole d’estate e a 35 gradi centigradi all’ombra.

Chi ne uscirà male da tutta questa storia? Non lo so proprio. E poi non è detto che lei si riconosca nella protagonista femminile che sta al centro del racconto; né è detto che si veda rispecchiata nei fatti che si raccontano attraverso il filtro della “finzione”. E, di fatto, forse non è poi nemmeno producente scrivere un racconto pensando solo ad una determinata persona reale; i racconti devono respirare un’atmosfera amplia, diventare “universali”, cattutare la fotografia di un momento trasformandola in una radiografia valida in un senso più generale (pensiamo alle favole).

E insomma, e per farla finita: è vero che “il primo a staccarsi dal primo dei baci è lo stesso che alla fine dirà di troncare”? È vero che “spesso chi dà il primo bacio nel seguito del primo amplesso sarà quello che ne uscirà male”?

Mi verrebbe voglia di chiamarla, la mia ex, per chiederglielo e verificare qual è la versione corretta (se la sua o la mia o se entrambi coincidono)...

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