martes, junio 09, 2020

Letture a spizzichi (e bocconi)


In questi giorni di letture a spizzichi e bocconi (ormai è da mesi, forse proprio dall’inizio della pandemia, che non ho più modo di poter leggere in modo continuo e disteso, senza interruzioni e senza strilli di fondo), mi è arrivata un’email che mi ha risollevato un po’ la morale. Mi scrivono dagli USA (in questi giorni incendiati dalle sacrosante proteste e manifestazioni anti-razziste e in ricordo di George Floyd, il ragazzo nero ammazzato per soffocamento da un poliziotto americano bianco che gli ha tenuto sul collo il ginocchio per otto lunghi minuti e senza pietà) chiedendomi se me la sento di valutare un saggio che sarebbero pronti a pubblicare nella loro collana dedicata alla lingua e alla letteratura spagnola. Chi mi scrive è l’assistente dell’editore e ha un nome strano, Clovis, una donna, deduco. M’invia in allegato le prime 15 pagine del saggio in questione e le rispondo dicendo di sì, che questo libro promette, che mi sembra un’ottimo libro, dall’impianto serio e gli spunti interpretativi sul soggetto oggetto dell’analisi piuttosto originali. Nell’email Clovis mi anticipa anche che, se dovessi accettare l’incarico, mi verranno retribuiti 250 dollari da spendere in libri della loro casa editrice (non solo quelli che fanno parte della collana dedicata all’area ispanistica).

Ecco: ricevere un messaggio del genere in un periodo come questo (Clovis mi chiede anche come sto, augurandosi tutto il meglio per me e per i miei affetti più vicini), venire contattato da un’importante casa editrice americana per valutare e giudicare i contenuti di un saggio che parla di letteratura (e di teoria della letteratura), non può non fare bene all’animo. Uno non può non sperare che ci sia ancora una luce, in fondo al proverbiale e famoso tunnel. Uno non può non pensare che, toccato il fondo, dovremo per forza di cose risalire, lunga la scala dell’evoluzione culturale e sociale. Insomma, che certi ingranaggi e meccanismi ancora funzionino, nonostante i morti per coronavirus, e gli omicidi a sfondo razzista, e quelli a sfondo sessista, e quelli di matrice terrorista, e le guerre, e le razzie, e le ingiustizie più impensabili che tutti (più o meno) possiamo immaginare nel corso della nostra vita quotidiana (più o meno) al riparo dal dolore più cocente e distruttivo, ecco, che tutto ciò ancora accada, mi fa pensare che davvero non siamo giunti all’Apocalisse, che ancora non siamo sulla via dell’estinzione. Perché fino a quando l’uomo sentirà il bisogno di nutrirsi di libri, di cultura, di letteratura, di bellezza, insomma, ecco, fino a quando l’uomo avvertirà questo bisogno non commerciabile né pubblicizzabile come tutti gli altri oggetti che ci circondano, allora ci sarà ancora speranza su questo pianeta. E chissà che qualcuno non s’imbatta nel saggio su un autore spagnolo che io avrò valutato e giudicato in questi giorni di caos, incertezze e finto ritorno alla normalità (o alla “nuova normalità”, come dicono taluni con ipocrisia).


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