Dall'Italia, immersi nella malinconia
Dunque, anche questo ennesimo viaggio di ritorno in patria (il nostos di omerica memoria) volge al termine.
Sembra ieri che io e la mia compagna d'avventure, insieme alla prole, siamo atterrati all'aeroporto di Bari, per poter scoprire alcune delle incredibili bellezze della Puglia (ci hanno lasciato a bocca aperta certi scorci di Monopoli, Polignano, Alberobello, Giovinazzo, e anche Lecce).
Dopo 6 giorni di Puglia, i restanti 24 giorni di Abruzzo sono quasi volati. Mi sembra davvero ieri che mio fratello mi abbracciava in centro, in uno dei pub più frequentati, per offrirmi una birra nostrana e farmi risentire subito a casa. E invece, appunto, di giorni ne sono passati quasi 20 e il 30 agosto si riparte per tornare in Spagna e io non è che ne abbia molta voglia (anche se, quando sono in Spagna, mi sento come a casa e forse - a tratti - anche meglio che in casa).
Sono circondanto dai Dylan Dog arretrati che devo ancora leggere; dai vari La Repubblica che compro i venerdì per collezionare Il Venerdì (in uno degli ultimi c'è un'intervista a Valentino Rossi che non voglio perdermi per niente al mondo); dai libri di ciò che resta della mia biblioteca di qui e non so se smantellarla tutta e portarmi in Spagna anche gli ultimi volumi rimasti in patria; sono circondato dai ricordi: le foto di quand'ero bambino o adolescente o giovane dalle belle speranze; le agende e i diari dei tempi dell'Università; i computer e i dischetti (i floppy-disk e i dvd) che risalgono alla fine degli anni 90 e all'inizio del 2000...
Non ricordo più se era Oscar Wilde o Flaubert o Victor Hugo a dire che la "malinconia" è "la felicità di essere tristi".
In questi giorni non mi sono mai sentito così felice e, al contempo, così malinconico, ovvero, così felice nella sensazione di essere triste.
C'è qualcosa che non va nel mio rapporto con l'Italia e con le mie radici: c'è qualcosa di strano che non riesco proprio a capire.
Dovrei gioire e basta e, invece, alla gioia si unisce questa strana sensazione di non essere sempre al posto giusto, che un posto giusto non ce l'ho proprio, né qui, dove sono nato, né lì, in Spagna, dove vivo e lavoro, dove amo e soffro e gioisco da quasi 10 anni, incredibile la velocità del tempo, assurdo come il tempo voli via e ci pettina i capelli verso la stempiatura e la calvizie incipiente, ci regala le rughe e ci rimette (sempre) in riga, prima dell'ultima ora fatale, quella che chiuderà (per sempre) la partita...
Mi giro e vedo Baudolino di Umberto Eco, acquistato il giorno in cui uscì nel dicembre del 2000; mi volto a c'è Pedro Salinas che mi sorride da una antologia per Cátedra intitolata Aventura poética...
È tutto un rimescolio di sensazioni e di ricordi: ed è quasi inevitabile che Salinas mi riporti con la mente a una persona speciale che ho lasciato proprio lì, nel paese del Sud del Sud della Spagna in cui vivo e soffro, in cui lavoro e gioisco ed esperimento i piaceri e le delusioni della vita. Lei che canta una canzone per me; lei che scrive "mi manchi" in italiano corretto; lei che promette nuove avventure; lei che non c'è e che io torno ad ascoltare sapendo che questa canzone mi farà stare male.
Intanto, nel mondo, i talebani riconquistano Kabul e parte della popolazione civile scappa o prova a scappare da quella che ha tutta l'aria di diventare presto una dittatura su base religiosa estremista. E io qui che mi lamento, che guardo i libri della mia biblioteca (ecco Volpone, di Ben Johnson, ecco Del Giudice con il suo Atlante occidentale, ecco Jonathan Coe con La casa del sonno) e che penso ad una donna che non è qui e che chissà se ritroverò lì, io che penso alle citazioni di Oscar Wilde (o di Flaubert o di Victor Hugo), e che mi rammarico di non essere riuscito a trovare il tempo per scrivere almeno 2 dei 3 articoli che avevo in mente di scrivere in questo mese di vacanze d'agosto, io che perdo ore di sonno appresso alle canzoni di Lily Allen o di Tecla (una scoperta italiana di questi giorni, come pure Carl Brave che mio fratello voleva invitarmi ad andare a sentire "live" in un concerto tenutosi a Francavilla), io che cerco un senso a questa vita, quando un senso non ce l'ha, come cantava Vasco Rossi, mentre il mondo si sgretola e si sfalda sotto i nostri piedi e chissà chi resterà a testimoniare l'Apocalisse, chissà.
Tra 7 giorni riparto per la Spagna. Chissà che non mi convenga approfittarne per cercare di stare bene, o, almeno, di vivere con un po' più di tranquillità e di serenità.
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