Pensare e guardare secondo Ludwig Wittgenstein
Ludwig Wittgenstein, Pensieri
diversi (1977),
ed. de Georg Henrik von Wright, trad. de Michele Ranchetti, Milano, Adelphi,
2021, p. 144:
“Pensare è difficile [...]. Che cosa vuol dire, veramente? Perché
è difficile? – È quasi come dire che “guardare è difficile”. E, in effetti,
aguzzare la vista è faticoso. E si può aguzzare la vista e tuttavia non vedere
nulla, oppure credere continuamente di vedere qualcosa, senza però riuscire a
vedere nitidamente. Ci si può stancare a forza di guardare anche quando non si
vede nulla”
Quanta ragione ha qui Wittgenstein? Quanto può aiutarci a capire i giorni che ci sono toccati in sorte in questi primi 22 anni di questo XXI secolo che sembra voler tornare indietro nel tempo, agli anni 30 e 40 del XX?
Pensare è difficile. Guardare è difficile. Entrambe le attività implicano sforzo, sofferenza, fatica e sudore. Per pensare bene e guardare bene ciò che ci circonda c'è bisogno di una attenzione, di una concentrazione che pochi hanno o si permettono il lusso d'avere... Oggi evitiamo le difficoltà. E, spesso, evitiamo di pensare, oltre che di guardare. Ci voltiamo dall'altra parte. Ci si distrae per non pensare. Si naviga per non pensare. Si guarda per non pensare.
Cosa direbbe oggi Wittgenstein di internet? Cosa dei social? Cosa dell'invasione assurda dell'Ucraina da parte della Russia? Cosa dell'uso dei social a fini ideologici?
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