Gennaro Serio e il suo Notturno di Gibilterra
Appena finito di leggere il romanzo molto metaletterario Notturno di Gibilterra di Gennaro Serio (Roma, L'Orma, 2020), mi torna in mente il giorno in cui una carissima amica me ne parlò: era il 20 febbraio del 2020, io mi trovavo a Napoli per parlare in un congresso sul silenzio e Carla (così si chiama la mia carissima amica) era venuta a vedermi da Avellino per riabbracciarmi e - appunto - segnalarmi questo romanzo d'esordio, vincitore del Premio Italo Calvino. A Carla piacque molto perché c'erano molti spunti interessanti e aveva a che fare con uno scrittore che abbiamo amato entrambi, in passato, ovvero: Enrique Vila-Matas (autore, tra gli altri, di Bartleby y compañía e di El Mal de Montano).
Ricordo perfettamente di aver preso nota del titolo del romanzo di Serio e di essermi imbarcato sul volo Napoli-Barcelona con la faccia sorpresa di chi non sapeva ancora cosa ci facessero in giro tante persone con la mascherina. Eravamo proprio agli inizi dello scoppio della pandemia. Tutti a prendere in giro i cinesi, tutti a dire che era un'esagerazione il lockdown generale e, invece, già allora il covid-19 serpeggiava tra di noi, ignari di quello che sarebbe accaduto di lì a poco (in Italia, in Spagna, e nel mondo in generale).
Letto oggi, il 26 novembre del 2023 (tre anni dopo la sua pubblicazione e tre anni dopo i fatti noti a tutti), Notturno di Gibilterra mi è piaciuto a metà, sia perché io non sono più quel lettore vila-matasiano di una volta, sia perché i giochi metaletterari, quando sono spinti all'estremo, un po' mi annoiano.
Notevolissimo l'impegno (riuscito) dell'autore nel costruire una trama in cui l'assassino è Vila-Matas e il corpo morto da resuscitare è proprio la Letteratura, quella di qualità, quella che fa pensare e che è capace di ri-creare il mondo e creare mondi alternativi al nostro; pregevole il mix di lingue coinvolte, dall'italiano allo spagnolo (ovviamente), con brani lasciati anche direttamente in francese o alcuni in inglese o altri in catalano o in portoghese; bello il capitolo in cui il narratore va alla disperata ricerca del colpevole su un battello in mezzo ai mari, ai fiumi e ai porti delle Fiandre (una specie di Odissea in miniatura, riscritta sotto gli effetti del calvados); ma - appunto - dopo un po' il gioco viene a noia (o, almeno, questa è stata la mia soggettivissima opinione).
Eppure, c'è una pagina che mi ha colpito e che non dimenticherò mai, la p. 203, quella in cui il narratore si lamenta del fatto che "oggi nascono bambini maledetti che non sapranno mai chi siano stati i fratelli Goytisolo né Benet e che non hanno mai sentito parlare di Kleist, e non hanno mai letto Sophia de Mello Breyner Andersen" (cit.).
Ecco, a me questa pagina piace e colpisce perché qui Gennaro Serio mette il dito nella piaga e dimostra di conoscere davvero a fondo la letteratura spagnola più dimenticata o meno frequentata dai più: chi conosce, oggigiorno, i fratelli Goytisolo? Chi ha mai letto (non dico in Italia, ma anche in Spagna) Juan Benet? Heinrick von Kleist, va bene, qualcuno (magari non solo qualche germanista) lo ricorderà, ma Juan, Luis e José Agustín Goytisolo? E Juan Benet, ingegnere edile ancor prima che scrittore (di romanzi complicatissimi e di saggi raffinatissimi)? E chi ha mai letto Sophia de Mello Breyner Andersen? Ammetto che è la prima volta che ne sento parlar e scopro solo oggi, 26 novembre del 2023, che si tratta di una poetessa portoghese insignita, tra gli altri, del Premio Reina Sofía de Poesía Hiberoamericana.
E che bello, dunque, che bel segnale di speranza che, attraverso un romanzo metaletterario, sperimentale e spericolato (e anche piuttosto divertente, ammettiamolo) come questo di Gennaro Serio, a partire dalla p. 203, ci potrà essere qualche lettore del futuro che cercherà di colmare una simile lacuna, che si metterà a cercare chi fossero questi autori semisconosciuti dell'area iberica (o di quella tedesca o di quella portoghese), che magari sceglierà di leggerli, anche se oggidì, ahinoi, nascono bambini che non ne sanno nulla, che forse non sapranno mai nemmeno chi fosse Enrique Vila-Matas, l'assassino sin dalle prime righe di questo stralunato Notturno di Gibilterra (e la città non è scelta a caso, ovviamente, perché è lì che è nata anche Molly Bloom, la moglie di Leopold, nell'Ulisse di Joyce)...
P.S.: il romanzo ha già una traduzione in francese; mi auguro che trovi presto un bravo traduttore spagnolo, perché merita di vedere la luce in Spagna (dove si svolge parte della trama, a partire dalla Barcellona di Vila-Matas).
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