miércoles, noviembre 25, 2009

Placer Licuante, di Luis Goytisolo (Madrid, Alfaguara, 1997)


Partiamo dal titolo, abbastanza ambiguo: come potremmo tradurre quell’aggettivo, “licuante”, in italiano? Piacere che “si liquefa”? Piacere che “si scioglie”? Oppure, in modo ancor più esplicito, “bagnato”? Sta di fatto che sin dal titolo il lettore può intuire che, quello che ha tra le mani, è un romanzo erotico, carico di erotismo, che parla di una storia di amore e morte secondo la migliore tradizione della letteratura erotica.

Ora, parlare di erotismo e parlare di romanzo, quando si tratta di un autore come Luis Goytisolo, è dire la stessa cosa. Nel senso che più volte e in più articoli l’autore ha sottolineato i punti in comune, i contatti viscerali che egli ha sempre trovato tra il fare sesso e lo scrivere un romanzo (o l’inventare una storia). L’immaginazione, in effetti, ha un ruolo centrale tanto nel primo come nel secondo ambito. Per vivere al meglio una storia d’amore (oltre che di sesso) non si può non ricorrere all’invenzione (inventarsi sempre nuovi percorsi da fare, nuovi ostacoli da sorpassare, nuove tecniche da affinare per dare e ricevere il massimo piacere dall’altro). E così è per il romanziere, il quale va tramando alle spalle del lettore al solo fine di affascinarlo e catturarlo nella rete della trama (quante metafore tessili quando parliamo di scrittura e di romanzo! O di scrittura romanzesca, che dir si voglia…).

Placer licuante è, in effetti, proprio un romanzo sugli effetti che può avere l’immaginazione (e gli scherzi che può giocare) in ambito amoroso-sentimentale-sessuale. Pablo, scrittore di successo, sta scrivendo un romanzo che dovrà permettergli di fuoriuscire dall’etichetta di “best-seller” e di entrare nel Parnaso degli autori “impegnati”. Nel mentre, sua moglie Maica, gallerista, s’invaghisce e finisce poi a letto con Máximo, architetto e teorico dell’architettura venerato dagli esperti e sempre in vena di nuove esperienze.

Ciò che colpisce di questo romanzo è il modo in cui l’autore riesce a farci penetrare dentro l’anima dei tre personaggi invischiati nel più classico dei triangoli amorosi (e a proposito di “desiderio triangolare”, qui uno come René Girard avrebbe molto da scovare…cfr. R. Girard, Menzogna romantica e verità romanzesca, ottima delucidazione, senza troppa enfasi freudiana a disturbare il discorso critico, sui rapporti tra Eros e Romanzo).

Ogni capitolo illustra la stessa scena da uno dei tre diversi punti di vista. E così, veniamo a scoprire come quella che sembrava essere la verità non è altro che la versione parziale (relativa) di una verità possibile (e potenziale), dipendendo quest’ultima dalla carica di amore o di odio che uno dei tre “personaggi” del triangolo vi ha riversato in quel preciso momento di trasporto (amoroso o d’invidia e gelosia).

Le scene di sesso più spinte lasciano un po’ a desiderare: l’ho già scritto a proposito di Antonio Moresco e lo ribadisco a proposito di Luis Goytisolo: quando si descrivono o si tenta di raccontare certe cose, si corre sempre il rischio (sia al cinema che in letteratura) di finire con il redigere una specie di saggio di anatomia comparata (o brano da enciclopedia ginecologica). Nemmeno Goytisolo sfugge a questo rischio.

Ma le parti in cui, a partire da una scena di sesso, l’attenzione si sposta su considerazioni d’ordine più generale e filosofico, sono davvero all’altezza dell’intelligenza ironica di un simile scrittore. E’ in questi brani che scatta l’immedesimazione del lettore coi tre personaggi. Chi non si è mai sentito tradito? Chi non ha mai provato l’estasi di accondiscendere a un tradimento? Chi non ha mai temuto un tradimento da parte della persona che ha al suo fianco e con cui condivide letto e tetto? Chi non ha mai detto: “Le cose che provo per te non lo ho provate mai per nessun altro e non credo che riuscirò a provarle per nessun altro in futuro?”.

Chi non ha mai avuto la tentazione di sbirciare nelle email del compagno o della moglie o fidanzata per scoprire magari verità che era meglio lasciare nell’ambito delle ipotesi più tristi e sconcertanti?

Il bello è che questo fenomeno di immedesimazione non avviene solo rispetto a Pablo (il tradito, il marito cornuto), ma anche rispetto a Maica (la traditrice che si lascia trasportare dalle emozioni forti) e a Máximo (l’amante focoso che agisce nell’ombra).

Alla fine e in modo del tutto “romanzesco” sarà proprio il romanzo in progress che sta scrivendo Pablo l’elemento che permetterà alla trama di esplodere e risolversi nel modo migliore per Maica e Máximo. Come a dire: “attento a quello che immagini – o desideri – perché potrebbe realizzarsi”.

Certe volte, ciò che immaginiamo nel piano della finzione non solo può venire confermato da ciò che accade nel piano della realtà, ma addirittura grazie all’immaginazione possiamo anticipare anche la nostra stessa fine (soprattutto – aggiungerei - quando questa ha un esito nefasto per colui che si impegna a immaginarla).

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