lunes, noviembre 02, 2009

Piero Boitani, Il vangelo secondo Shakespeare, Bologna, il Mulino, 2009: la "scandalosa" modernità di un classico



Amleto ha appena messo in scena una rappresentazione teatrale in cui "mima" il regicidio della cui colpa sappiamo già che si è macchiato per sempre Claudio, il fratello del Re legittimo; Claudio, zio di Amleto, ha assistito allo spettacolo in compagnia della madre di questi, Gertrude, e non sa decidersi se il nipote abbia intuito la verità (è effettivamente lui l'assassino del padre di Amleto) o se si tratta solo di un pazzo. A un certo punto, Amleto da sfogo alla sua cronica inquietudine esistenziale con uno dei soliti monologhi "filosofeggianti":

"Oh, che vigliacco
E malfattore sono! Non è mostruoso
Che quest'attore, in una mera finzione,
In un suo sogno di passione, possa tanto forzare
La sua anima al concetto che per il suo operare
Tutto il suo volto è impallidito, lacrime
Nei suoi occhi, disperazione nel suo aspetto,
La voce rotta, e l'intera funzione
Che s'adattava con le forme della sua idea?
E tutto per niente. Per Ecuba! Cos'è
Ecuba per lui, o lui per Ecuba,
Che debba piangere per lei? Che farebbe
Se avesse il motivo e la spinta alla passione
Che ho io?"

(Amleto, II, ii, vv. 547-59).

Piero Boitani, da ottimo lettore "obliquo" e "inquieto" (oltre che "irrequieto") qual è si domanda a questo punto: che vuol dire? Cosa significa: cos'è Ecuba, un personaggio di finzione, per l'attore che la impersona? Cosa sono i "personaggi di finzione" per noi, essere umani in carne ed ossa? E' solo una delle tante domande che suscita la lettura e l'analisi dei versi del Bardo di Stratford upon Avon... Domande che Boitani "pone" all'autore (uno dei cosiddetti "classici" della letteratura universale - o Weltliteratur, come la definisce Goethe) per interrogarlo in merito a quel presunto, sconvolgente ed eterodosso Vangelo che egli stesso va ri-scrivendo nei drammi dell'ultimo periodo (da Racconto d'inverno a La tempesta, passando per Pericle e Cimbelino). Dunque, dicevamo, con Boitani: cosa sono Madame Bovary, il dottor Faust, Ulisse o Don Chisciotte per noi esseri viventi in carne ed ossa? E' una questione complessa, che scatena una molteplicità di riflessioni sui confini tra Arte e Vita, tra fiction e realtà oggettiva. Ma Shakespeare è un classico "modernissimo"; non si ferma qui. Va oltre e fa dire ad Amleto: "e che cos'è lui per Ecuba"? Ovvero: cos'è un attore per un personaggio di finzione? E Boitani - e noi lettori con lui - si stupisce e si chiede:

"Come, lui per Ecuba!? Cos'è l'uomo in carne ed ossa per una "finzione", per un personaggio immaginario? E' un paradosso, e anche un abisso ontologico. Sì, certo, è ancora questione di teatro, anche: ma non meno paradossale. Cos'è l'attore che recita una parte per il personaggio le cui vicende egli recita? Se "Ecuba" è un personaggio immaginario, e rappresenta quindi la finzione in generale, che senso ha chiedere se la realtà significhi qualcosa per la finzione, come sembra implicare la seconda parte della domanda di Amleto?" (p. 27 del Il vangelo secondo Shakespeare, cit. supra).

Sono questioni che ci trasmettono il veleno del dubbio; sono domande che ci mostrano in modo lapalissiano quanto moderno sia un autore come Shakespeare. Boitani, come fosse un novello Virgilio, ci guida nei meandri dei molteplici "sensi" e delle spinose questioni teologiche (oltre che teleologiche) che Shakespeare sembra spargere all'interno dei suoi ultimi drammi per insegnarci come si articola la ri-Scrittura della Bibbia che compie l'autore; per mostrarci in quali luoghi sembri addirittura ri-scrivere e rievocare la preghiera del Padre nostro; e in quali versi ri-crea una nuova versione dell'Apocalisse...

Era un uomo di fede un'artista polifacetico come Shakespeare? Credeva in Dio (nel Dio cristiano) o ha solo usato immagini tratte dalle Sacre Scritture ai soli fini estetici perseguiti all'interno dei vari drammi? Credeva nella resurrezione dei morti o faceva finta di crederci? Da dove spunta fuori il fantasma del padre di Amleto? Dal Purgatorio o dal Paradiso? E perché torna in vita ad avvisare il figlio e a spingerlo alla vendetta se, come dice lo stesso Amleto nel famoso monologo "be or not to be", la morte è un "undiscovered country" dal quale "no traveller returns" ("una terra sconosciuta dai cui confini nessun viaggiatore ritorna"?). E che vuol dire Re Lear quando, rivolgendosi a sua figlia Cornelia, si augura per entrambi di "assumere su di sé il mistero delle cose" e di diventare come le "spie di Dio" ("God's spies")?

Sono le domande cruciali cui cerca di trovare risposta Piero Boitani in un saggio che si legge tutto d'un fiato, come un giallo in cui bisogna scoprire chi è l'assassino (o se c'è un colpevole e, nell'eventualità che ci fosse, se è possibile redimersi da ogni assassinio commesso su questa misera, povera Terra). Un saggio che appassiona perché mette in contatto con la parte più oscura e sacra e labirintica che ci riguarda in quanto esseri umani: quella che tocca la sfera della religione e del nostro rapporto con il "divino"...

No hay comentarios:

Publicar un comentario

Letture pasquali Provo a leggere, in queste vacanze pasquali, tra una corsa in bicicletta in alta montagna e le mangiate assurde previste da...