viernes, noviembre 06, 2009

"Letteratura", "realtà" e "critici letterari", ovvero: quando non ci s'incontra mai...

"C'è evidentemente un sacco di gente che ritiene di avere il possesso esclusivo della definizione di cosa è "realtà" e cosa non lo è. E, sulla base di questo, anche di essere autorizzata a dare pagelle sul tasso di "realtà" presente nei libri, come se questa fosse materia codificata una volta per tutte e una cosa sola e non ci fossero invece infiniti modi di intercettarla e stanarla e di aprirla e di sbudellarla. Come se questa cosa, che non abbiamo trovato di meglio che chiamare "realtà", la si potesse intercettare solo dentro un unico orizzonte e un pensiero unico e fuori di esso ci fosse... a proposito, chissà che cosa?, ma comunque qualcos'altro, e allora quella che si diceva essere tutta la "realtà" finisce per essere solo una parte di essa, addirittura una parte infinitamente piccola...

Perché tutto questo? Forse per un bisogno di autorappresentazione e autoposizionamento, di mettere sotto controllo ciò che è incontrollabile, che ci scavalca, che ci scavalcherà sempre, persino in quella piccola cosa umana che è stata chiamata "letteratura" e che sta venendo sempre più allo scoperto in modi e forme diverse, in questi anni. Un bisogno di normalizzare e di controllare, da parte di élite intellettuali specializzate in perdita verticale di ruolo, di far star giù anche gli altri, alla stanga, all'interno di leggi e mansioni codificate e di bisogni dell'industria dell'intrattenimento e del libro, alla fin fine, in una piccola lotta darwiniana per la sopravvivenza, in cambio di piccole gratificazioni per gli umani scrittori di cui, da qui a un po', non resterà traccia nell'immensità dello spazio cosmico.

Cosa avrebbero detto figure analoghe se fossero vissute a metà dell'Ottocento negli Stati Uniti oppure in Russia, ad esempio, dei libri di scrittori come Dostoevskij o Melville? Che non affrontavano la realtà, che non parlavano del piccolo gioco umano, storico, sociologico, religioso, istituzionale e dei "veri" problemi, ma che deliravano di enormi pesci e di leviatani o mettevano in scena filosofie folli?"

By: Antonio Moresco, Lettere a nessuno, Torino, Einaudi, 2008, pp. 414-15.

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