Le
stesse cose ritornano (Musil docet)
“Quanti anni hai?”, chiede, interessata (o almeno mi pare)
la mia interlocutrice (una ragazza che studia Geologia alla “Sapienza” di
Roma).
“Sono vecchio, ormai: 35 anni”, rispondo, incuriosito
dall’espressione del volto di lei (un misto tra “non ci credo” e “non si
direbbe” o “ti capisco” e “brutta cosa, la vecchiaia”).
Io sorseggio una Becks e lei un mojito; io fumo una Camel Lights e lei una sigaretta fatta a mano
col tabacco tritato.
Io indosso jeans (strappati mentre salivo in macchina
perché troppo lisi) e una maglietta (semplice) nera e lei un vestitino fiorato
molto primaverile e sbarazzino (il vento potrebbe farle qualche scherzetto e
permettermi di guardarle le cosce – all’apparenza tornite e ben fatte).
Il set dell’azione: Giffoni Valle Piana, a pochi passi dal
mare e dalla costa salernitana (ma in montagna – si respira aria buona e fa
freschetto, qui, anche se tra poco queste strade saranno prese d’assalto da
migliaia di persone che vengono appositamente per il “Giffoni Film Festival” –
il bar in cui ci troviamo ha le pareti tappezzate di foto di attori famosi, una
carrellata di volti noti, da Silvio Orlando a Alessandro Gassmann, da Al Pacino
a Benicio del Toro, da Laura Morante a Mariangela Melato…).
La luna è rossa e alta nel cielo; la intravediamo tra le
foglie degli alberi, mentre il suono di una fontanella sita al centro della
piazzetta ci fa compagnia e culla le nostre chiacchiere da 4 del mattino (non
c’è alito di vento che possa sollevare la gonna fiorata della mia
interlocutrice – non potrò guardarle le cosce oltre un ben delimitato confine).
E uno pensa: “Le stesse cose ritornano”.
Sempre le stesse.
Può cambiare il set dell’azione (e, quindi, invece che a
Giffoni, potremmo essere placidamente seduti in un bar di Busto Arsizio, o di Orio
al Serio, o di Silvi Marina, o di Pineto, o di Ariano Irpino…), ma l’azione è
sempre la stessa. Come ti chiami. Quanti anni hai (o mi dai). E cosa studi. Che
lavoro fai. Che lavoro ti piacerebbe fare nella vita. Sei un tipo fedele. Credi
nella famiglia. Sei mai stato innamorato. Potrei mai innamorarmi di te, con
quella faccia lì che hai, da bravo ragazzo (ma sotto sotto mi sa che tu sei di
quelli pericolosi o che fanno male… o che possono fare male…). Ce l’hai la
ragazza. Vorresti un figlio. Sei ambizioso. Tradiresti. Hai paura della morte.
Sempre le stesse parole, anche se pronunciate da un’altra
persona (che prima non conoscevamo).
Uno cambia città, amicizie, conosce gente nuova, entra
perfino in contatto con lingue e culture diverse (come la Turchia, nel mio
caso, qualche settimana fa); uno gira il mondo, ma, alla fine, si rende conto
di stare vivendo sempre le stesse scene…
Al risveglio, mezzo stonato e molto stanco, accendo il
computer: mi arriva la risposta a una mia email da parte di Silvia, una vecchia
e cara amica (una delle 4 o 5 lettrici fisse e fedeli di questo blog);
nell’email le segnalo un post in cui parlo di lei e cito espressamente il suo
nome (è un post del 2010 o 2009, non ricordo)… E Silvia mi fa notare (e domanda
– con testuali parole): “Quanto tempo è passato!? E quante cose NON sono
cambiate?”.
Ed è così: è come se le vite che ho vissuto a Roma, e a
Pisa, e a Firenze, e a Madrid fossero sempre (tutte) presenti; come se non
riuscissero (mai) a passare (del tutto); e forse è giusto così, che siano (per
sempre) tutte compresenti con quella che vivo ora… E dovrei smetterla di
pensare in negativo: la conversazione che ho intrattenuto stanotte (alle 4 del
mattino) con quella geologa della “Sapienza” NON è esattamente la stessa che ho
avuto con altre ragazze conosciute in passato (o nel passato più recente); io
NON sono lo stesso, anche se sembro ripetere le stesse frasi; e NON ho ancora
35 anni, ufficialmente (mancano ancora un paio di mesi); e avere 35 anni NON
vuol dire affatto essere vecchi. C’è ancora tanto da fare. E tanto da vedere
(Giffoni, che luogo spettacolare! Che panorami sul mare!). E tanto da vivere. E
tantissimo, su cui riflettere.
Le stesse cose ritornano, ma non sono mai esattamente le
stesse…
No hay comentarios:
Publicar un comentario