David Bowie e "Lazarus"
E poi c’è David Bowie, morto il 10 di Gennaio (esattamente
17 giorni fa), dopo una vita di successi, di apparizioni stellari, di camei o
partecipazioni in primo piano in vari film “cult” o, a volte, di serie B o Z, star
protagonista della cultura “pop” che finirà nei libri di Storia che vogliano
delucidare cosa accadde tra gli anni 70 del XX sec. e i primi anni 20 del XXI…
E ovviamente, manco a farlo apposta, torna fuori Lazzaro
(lo so, ormai è una vera e propia ossessione, le mie tre o quattro lettrici ne
avranno già piene le scatole di questa storia e di questo personaggio biblico-mitico),
sin dal titolo di quella che viene giustamente presentata come una delle ultime
canzoni del “Duca Bianco”, uno dei suoi ultimi “single” per il lancio dell’ultimo
album, Blackstar: mi riferisco,
ovviamente, a Lazarus, una canzone
strana promozionata da un video ancor più strano, un cortometraggio angosciante
che ci mostra David Bowie nei panni del “resuscitato”, qui disteso in un letto
di una stanza spoglia e piena di angoli bui. La benda che porta sugli occhi è
anch’essa angosciante e stramba, perché, proprio all’altezza degli occhi,
presenta due bulloni, due pezzi di metallo sferici che sembrano stare lì al
posto delle pupille.
Si vedono chiaramente le vene delle mani del morto che è
tornato alla vita; la macchina da presa si concentra su questi dettagli che non
fanno altro che esaltare la “vecchiezza” della pelle di Lazzaro.
Ai primi piani si succedono campi lunghi in cui lo stesso
personaggio appare vestito completamente di nero, a lutto. Canta e trema. Trema
e canta. A tratti pare essere vittima di attacchi epilettici. A tratti sembra
spaventato da un’essere che si accuccia sotto ad un tavolino. Sullo stesso,
Lazzaro scrive una specie di diario. In realtà, sembra che sia proprio la
strana presenza al di sotto del tavolini ad obbligarlo a muovere la penna sulle
pagine in bianco.
Alla fine, Lazzaro torna indietro, come in una specie di
replay, fino a infilarsi dentro ad un armadio nero, più buio degli angoli bui
della stanza.
E scompare, completamente e inesorabilmente, dalla nostra
visuale.
L’armadio è come una tomba, come il sepolcro da cui Gesù ha
fatto risorgere l’amico, almeno stando alle Sacre Scritture.
Ma di che parla
Lazarus?
“Look up here, I’m in
Heaven
I’ve got scars that can’t
be seen”.
Lazzaro parla direttamente dal Paradiso. Ci dice che “Everybody
knows me now”, tutti lo conoscono. Ma
tutti chi? A chi si riferisce? E perché dice che ha “scars”, cicatrici,
che non possono essere viste? A che tipo di cicatrici si riferisce qui Lazzaro?
“Look up here, man, I’m
in danger
I’ve got nothing left
to loose”
Che possiamo tradurre
così:
“Guarda quassù, uomo,
sono in
pericolo
Non ho più niente da perdere”
E dal punto di vista di un morto che torna in vita, la cosa è del tutto verosimile. Ma poi continua:
E dal punto di vista di un morto che torna in vita, la cosa è del tutto verosimile. Ma poi continua:
“I’m so high it makes
my brain whirl
Dropped my cell phone
down below”
Che possiamo tradurre
con:
“Sono così in alto che il mio cervello gira
Il cellulare caduto laggiù”.
E qui inziano i riferimenti a oggetti reali e quotidiani e
perfino banali. Lazzaro, ascendendo al Paradiso, ha perso il cellulare; ora
inizia a ricordare chi era prima di andare all’altro mondo: ci dice che viveva
a New York, che era ricco, (“living like a King”), ma che poi ha perso tutto
(non sappiamo come, non ce lo dice) e che comunque ora si sente libero, “Oh, I’ll
be free”, canta, come in una specie di rito liberatorio, ora sarà libero, ma se
seguiamo lo sviluppo di questa canzone attraverso il video vedremo che è
esattamente il contrario, Lazzaro, qui, non è affatto libero, sia perché sembra
incatenato al letto, sia perché poi, quando si alza, sembra essere obbligato a
scrivere sul diario dalla presenza oscura e angosciosa di quell’essere
demoniaco che si nasconde sotto al tavolo, sia, soprattutto, perché il video
finisce con Lazzaro che entra in un armadio che si chiude, come una bara, come
una tomba, come il sepolcro del passo biblico.
Il mistero resta. David Bowie – l’autore di questo testo –
non c’è più. E chissà se si trova lassù, se è in “Heaven”, e si sente davvero “free”.
https://youtu.be/y-JqH1M4Ya8
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