domingo, noviembre 03, 2019

Parlare con i morti 



Che cosa gli dici ad un uomo che sa che è sul punto di morire, che sa di disporre, al massimo, di pochi mesi di vita ancora, quando non lo senti da 23 anni? Come trovare il coraggio di prendere il telefono, comporre il numero di sua moglie, trattenere il respiro e vedere di riuscire a parlarci? 

È mio fratello a darmi la notizia, di cui è venuto a sapere tramite un amico di un amico del Prof. È lui ad avvisarmi, mentre gironzolo con la mia famiglia in riva al fiume...

"Ho sentito anche il figlio maggiore; dice che gli farebbe piacere risentirti...sei stato uno dei suoi alunni migliori, si ricorda ancora di te, ricorda perfettamente il giorno della tua maturità, quando hai portato all'esame orale quella tesina su cinema e letteratura...".

Sì, certo. È incredibile che, appunto, dopo 23 anni, il Prof. ancora ricordi quell'evento, una giornata assurda, non si era mai visto un'esame di maturità di quel tipo, con la televisione e scene da Quarto Potere di Orson Welles commentate con passo fermo e voce affatto tremante...Non so da dove trassi tanta sicurezza e tanta forza; sì so che la Prof. d'Italiano lo disse in classe davanti a tutti: "Qui c'è solo uno che studia per la passione per lo studio" e si fermò (suspense) e fece il mio nome e io arrossii, di sicuro.

"Non ti costa niente, fagliela una chiamata". E riattacca.

Certo, non mi costa niente. Ma sono anni che non sento il mio Prof. d'Inglese, quello che mi dava i libri sotto banco (grazie a lui mi sono innamorato di James Joyce e sotto la sua spinta sono diventato cinefilo; ricordo quando ci obbligò a leggere il monologo finale di Ulysses - Molly Bloom splendida e senza punteggiatura - e quando mi passò la cassetta VHS de L'arancia meccanica di Stanley Kubrick e mi avvisò: "Mi raccomando, non dirlo a nessuno che t'ho passato questo film; sei ancora minorenne; non vorrei finire nei guai").

E quando un'amica si accorse che mi cedeva libri della sua biblioteca personale (Moby Dick, di Melville, o Wuthering Heights della Brönte) e fece la spia al resto della classe (o lo criticò aspramente, parlando di "favoritismi"), lui non ebbe remore nel dire davanti a tutti: "Dò da mangiare a chi ha fame di cultura" (oggi che sono Prof. anch'io - se ci ripenso - mi accorgo di quanto rischiosa sia stata la sua scelta e di quanto "politicamente scorretta" sarebbe apparsa oggi quella frase, ma il Prof. d'Inglese non amava rispettare le false regole del gioco, non amava l'ipocrisia, né la burocrazia, né i colleghi perbenisti...).

Cosa fare e cosa dire, dunque, quando sai che colui che non senti da 23 anni sta per emettere l'ultimo respiro; sta per abbandonare questa valle di lacrime; sta per chiudere definitivamente l'ultimo capitolo. Cosa dirgli (come stai? Mi riconosci? Sono passati tanti anni, ma io non mi sono mai dimenticato di te e dei tuoi insegnamenti...se oggi sono diventato quello che sono, lo devo anche a te, sappilo...); cosa chiedergli (e di cosa morirai? Di che malattia si tratta?); cosa rimembrargli (ti ricordi di quando mi davi i libri di nascosto? Anche quelli che non c'entravano nulla con il programma d'Inglese? E ti ricordi del mio esame di maturità? Di quando parlai dei rapporti tra cinema e letteratura a partire da Orson Welles per finire a toccare perfino La terra trema di Luchino Visconti in rapporto ai Malavoglia di Giovanni Verga? E certo che mi ricordo, mi piace immaginare che mi risponda; come dimenticare quell'esame? Parlasti anche di Apocalypse Now, in rapporto a Heart of Darkness di Conrad...Gli altri membri della commissione restarono a bocca aperta...che figurone che facesti, eh?).

E allora uno lo trova il coraggio. Non sa da dove esattamente, ma lo trova. E cerca il numero della moglie (con il macabro pensiero che a breve diventerà vedova) e schiaccia la tasteria del cellulare in corrispondenza di quel numero e attende che qualcuno gli risponda e che qualcuno dia segnali di vita...

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