lunes, febrero 17, 2020

Walter Benjamin infinito



In questi giorni strani (per motivi che non voglio stare qui ad elencare) sto leggendo Iluminaciones (Madrid, Taurus, 2019), un bellissimo libro che raccoglie "il meglio" dei saggi scritti da un "mostro della Natura" quale fu Walter Benjamin.

Il titolo è davvero azzeccato perché ogni pagina di Benjamin funziona come un'illuminazione della mente sulla realtà che ci circonda. Non c'è tema che non assuma una nuova luce dal momento in cui Benjamin vi rivolge il suo sguardo attento e pieno di sana curiosità e il suo acume sottile e articolato: che parli di fotografia, o di moda, o di letteratura, o di critica letteraria, che scriva di Kafka o di Proust, di Brecth o di Goethe, Benjamin è in grado di mettere a fuoco le questioni più "scottanti" dello scibile umano e della filosofia (così come la intendiamo dai tempi di Platone ed Aristotele) con uno stile mai banale, sempre sull'orlo dell'enigma e, soprattutto, sempre utile a risvegliare nel lettore il desiderio di conoscere.

Ecco come definisce lo stile di Proust, a proposito della sua sintassi: "Nilo del linguaggio che penetra, per fruttificarle, nelle profondità della verità".

Ecco cosa si domanda dopo aver analizzato la differenza tra il dagherrotipo e la fotografia così come la si comincia ad utilizzare dopo la Rivoluzione Industriale e dopo aver illustrato l'arte di Eugène Atget: "Ma non è per caso ogni angolo delle nostre città un luogo del crimine? Non è ogni pedone un criminale? Non deve per caso il fotografo - discendente dell'augure e dell'aruspice - scoprire la colpa nelle immagini e segnalare il colpevole?" (mi viene in mente Blow Up, il film di Michelangelo Antonioni tratto da un racconto geniale di Julio Cortázar...).

Ecco cosa dice del linguaggio: "Linguaggio non significa solo comunicazione di ciò che è comunicabile, ma anche ciò che costituisce il simbolo dell'incomunicabile" (e penso ai "giochi linguistici" di cui parla Ludwig Wittgenstein nelle sue Ricerche filosofiche...).

Walter Benjamin non delude mai; e proprio come Marcel Proust, ci permette di penetrare da nuove angolutare il velo delle apparenze e di illuminare anche se in minima porzione l'immensa oscurità in cui camminiamo a tentoni.

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