lunes, marzo 08, 2021

 Congressi online



E così, dopo l'ultimo congresso dal vivo cui partecipai esattamente il 20 e 21 febbraio del 2020, in Italia, il 25 e il 26 febbraio del 2021 sono tornato a parlare in un congresso internazionale, ma stavolta - ahinoi - online e a distanza.

All'inizio eravamo collegati in 12; poi, poco a poco, la sala virtuale (disponibile solo per quelli che avevano debitamente pagato la quota d'iscrizione) si è andata riempiendo e mi sono visto intento a parlare de La ricotta (1963) e de Il Vangelo secondo Matteo (1964) di Pier Paolo Pasolini davanti (si fa per dire) a poco più di 40 colleghi collegati da ogni parte della Spagna e del mondo (c'era anche qualcuno che veniva dall'Università di Buffalo e uno da quella di Miami; diversi partecipanti parlavano dall'Argentina e dal Brasile).

Ecco, ci vuole un certo impegno e una certa concentrazione se si vuole provare a trasmettere un concetto, un'idea, un'interpretazione stando da soli seduti (ognuno) nella propria casa con il viso in primo piano spiattellato su uno schermo di un computer...Non sai mai chi è che ti sta davvero ascoltando e l'assenza dei volti reali degli ascoltatori (o degli spettatori) ti priva del feed-back comunque utile e necessario per capire se ciò che dici ha un senso, se merita di essere preso in considerazione o se, invece, è del tutto vano o uno sproloquio indigesto o un monologo triste...

Poi, una volta terminato l'intervento in queste condizioni avverse, una collega da Madrid chiede di poter attivare il microfono. È una poetessa, oltre che una ricercatrice, che ha la passione per gli studi visuali (o visual studies, che dir si voglia) e che adora Pasolini. Si mette a ricordare il suo rapporto difficile con il padre; la morte del fratello durante la Resistenza; il suo rapporto edipico con la madre che, non a caso, interpreta Maria nella bellissima scena finale della Crocifissione sul Golgota (Pasolini fu profeta anche in questo: sembrava predire la sua "messa a morte", oltre che "messa al bando" con l'identificazione con Cristo). E la collega parla e parla e non riesco a mettere a fuoco dove vuole andare a parare. Poi, d'improvviso, cita un paio dei versi che ho citato da Poesia in forma di rosa (una raccolta che Pasolini scrisse proprio mentre girava i due film succitati, mescolando, spesso, il linguaggio cinematografico a quello lirico) e dice che questi versi l'hanno commossa e le hanno reso Pasolini ancora più umano...E lo dice con la voce strozzata dall'emozione. E allora uno capisce che sì, che è fortemente limitante parlare in un congresso stando connessi da casa a un pc, ma che, malgrado tutto e malgrado la distanza, in quanto esseri umani, riusciamo ancora, per fortuna, a trasmetterci emozioni e parole anche da uno schermo piatto fatto di milioni di pixel e che riproduce la nostra immagine e la nostra voce per milioni di altri utenti connessi da chissà dove...

(Mi auguro, comunque, come tutti o quasi tutti, che si torni presto ai congressi dal vivo; possibilmente, senza mascherine).

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