viernes, marzo 29, 2024

 Vico (il lago di) e il ritorno (infinito)


 
 


Atterrato a Roma Fiumicino alle 11:30 del mattino del 23 marzo del 2024, un amico d'infanzia viene a prendermi appositamente per andare a Sutri e raggiungere mio fratello - che compie gli anni - in una magione nel bel mezzo di un noccioleto di svariati ettari di ampiezza. 

Non ricordavo la pianta da cui spuntano le nocciole: ho ancora sulla retina le immagini del caldo anomalo della città del Sud del Sud della Spagna in cui vivo, quando il cambiamento repentino di "set" mi obbliga ad adattarmi al nuovo ambiente (nebbia, pioggiorellina molesta e persistente, la macchina che scivola sul fango, due cornacchie che ci accolgono all'ingresso dell'agriturismo come se fossimo in proncito d'addentrarci nella casa della Famiglia Addams).

Baci & abbracci: non tornavo da Natale (soli 3 mesi), ma l'affetto e la voglia di rivedersi e riabbracciarsi e brindare tutti insieme è sempre molto forte. Mia cugina ha gli occhi lucidi e non saprei dire se per l'emozione del ritorno (il nostos infinito) o per colpa degli Aperol Spritz che ha bevuto non appena si è impossessata della matrimoniale in questo casale di lusso, legno e marmo, quadri ovunque, una biblioteca con libri che arrivano al soffitto e un piano a coda per chi avesse voglia di allietare l'ambiente a suon di musica classica.

ll pranzo (penne al pesto) si prolunga fino alla merenda, la merenda si unisce alla cena, la cena al dopocena, non si contano più le bottiglie di vino, birra, superalcolici che si stendono a terra, lungo la tavolata da 15 persone.

Qualcuno parla di Terza Guerra Mondiale. Altri di dove andare a Pasquetta. Altri ancora di quant'è difficile vivere in Italia e di quanto debba risultare facile farlo in Spagna. Smentisco. Argomento, mostrando i pro e i contra. Elogio la bontà della cucina italiana. Qualcuno accende una sigaretta che emana subito un forte odore riconoscibilissimo. Si canta, si balla, si ride, fino all'una e mezza di notte, quando l'insonnia patita il giorno prima del viaggio mi fa accasciare sul primo letto che trovo andando in bagno.

Il giorno dopo qualcuno propone di fare colazione al lago di Vico. È a 15 minuti dalla magione. Troviamo il parcheggio lungolago. Non avevo mai sentito palare prima di un lago col nome del filosofo (Giambattista, napoletano, avvocato, oltre che inventore della teoria dei "corsi e ricorsi storici"). Mentre procediamo in fila indiana verso la riva, notiamo una Fiat Panda bianca mezzo scassata con i finestrini alquanto appannati. L'occhio è più veloce del cervello e traduce ciò che sta accadendo in quell'istante: il ragazzino di circa vent'anni è sopra la coetanea nella tipica posizione tradizionale del "missionario". I sedili sono completamente reclinati (orizzontalità fondamentale e sempre agognata dagli amanti che non dispongono di un letto: "orizzontalità, ti amiamo!"). Qualcuno fa commenti salaci. Qualcun'altro ci invita ad allontanarci per non disturbare. La mente corre a situazioni simili, vissute in un passato che sembra quasi finto, tanto è cinematografico o letterario. Ricordo la difficoltà dell'incastrarsi e del dimenarsi tra sedili, cambio delle marce e ammennicoli vari.

Ordiniamo cornetto e cappuccino contemplando la superficie calma del lago e la nuotata atletica di una squadra di anatre (o papere). I camerieri mangiano un piatto di spaghetti (sono le 12:10) forse in anticipo sui potenziali clienti del fine settimana. Il Lago di Vico dev'essere un posto affollato d'estate o ai primi caldi di stagione.

La Fiat Panda scassata si mette in moto. Adieu, mon frère, mon semblable. Che la (buona) sorte vi accompagni e vi consenta di godere di un letto come si deve, prima o poi...e che Eros non vi abbandoni mai...

Guardo la superficie dell'acqua solcata dalle anatre (o papere) e penso a quante altre volte ancora tornerò in Italia dalla Spagna (o da chissà quale altro punto geografico del globo terracqueo). Penso ai fratelli che invecchiano. Alle cugine che si emozionano quando racconti loro qualche intimità vietata ai minori. Alla mamma che, pur invecchiando, non la smette di lavorare e di preparare il cibo per chi torna dopo 3 mesi d'assenza...A chi non può tornare nella sua terra di nascita. A chi fugge dalla sua terra di nascita e, fuggendo, muore. A quel lento movimento della macchina con la coppia di giovani amanti. E chissà se è quel movimento che rende tutto più umano e sopportabile. E meno nostalgico. O meno malinconico.

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