lunes, marzo 05, 2007

Incontri in libreria per caso


In partenza per Perugia, per un fine settimana all’insegna del relax (a uno vengono subito in mente immagini bucoliche, di contatto diretto con la natura, passeggiate tra i monti, cascate, gli uccellini che cantano la primavera imminente in un cielo terso, limpido e puro), quando all’improvviso m’imbatto in un libro di un mio vecchio maestro, modello inimitabile di Lettore Errante e di Critico Inquieto: Piero Boitani, docente di Aglistica prima, di Comparatistica, poi, alla Sapienza di Roma, una di quelle persone che ti lasciano il segno, uno di quegli esempi di critico letterario che sa fare il suo mestiere: leggere e insegnare a leggere i libri, con una passione che non rifugge dalla vita, anzi, con una passione in cui la letteratura è vita e la vita acquista un senso maggiore grazie alle immagini che ci offre la letteratura. Piero Boitani ha gli occhi di chi tanto ha viaggiato (azzurri e limpidi, come quelli del Vecchio Marinaio di coleridgiana memoria); la barba venerabile di Omero; la franchezza e l’ironia di un uomo che ne ha davvero viste di tutti i colori; un Ulisse redivivo, insomma, tra la terra dei Giganti, sempre pronti a farci arrosto, e quella dei Feaci (pochissimi, ormai, i nobili di spirito pronti ad ascoltare l’ospite che narri loro una storia che intrattenga – il pathos e la suspense: due cose che mancano alla letteratura odierna, o che questa s’impegna a sfruttare a fini secondari e biechi, ahimè, ahinoi, anche se questa, giustamente, è un’altra storia).
Non mi serve aprire il libro (e leggerlo dalla prima all’ultima riga, trattenendo il fiato, come faccio di solito quando leggo un saggio di Boitani), per capire di che si tratta. Nella sua ultima opera (Prima lezione di letteratura, Roma-Bari, Laterza, 2007) si parla fondamentalmente di due cose: l’ho già detto e lo ripeto: vita e letteratura; il saggio è in forma di viaggio (alla scoperta del bello e del vero; alla scoperta di ciò che ci meraviglia, perché lo sanno tutti, da Aristotele in poi: l’uomo è “animale razionale” mosso da “curiosità” e “fame di sapere”, proprio come lo sarà Ulisse inseguendo la rotta al di là delle Colonne d’Ercole e provando a scorgere la terra “di retro al sol” (ovvero: no man’s land), con ciò sfidando l’ira di Dio): si parte da un’introduzione dedicata (non so ancora in che modi e con quali articolazioni) alle Muse (ispiratrici, par excellence); si continua con un primo cap. dedicato al “Morire” (perché si muore un po’ per poter vivere); si procede con il II e III capitolo, dedicati rispettivamente (e simmetricamente, mi verrebbe da dire) allo “Stupire: essere e creare” e al “Compatire”; si conclude con il IV, che parla di “Rinascere” (“e quindi uscimmo a riveder le stelle”).
Piero Boitani mi scrisse una dedica a un suo saggio sul tema del volo in poesia e letteratura da Omero all’11 Settembre con queste parole: “Ad A.C., lettore di lungo corso, che prosegua la rotta in volo”. E da allora io non l’ho più dimenticato.
L’altro giorno ero a Roma, nel piazzale in cui si erge la statua di Minerva: Boitani era a chiacchiera con alcuni colleghi. Avrei potuto risalutarlo, dopo tanto. Ma non ne ebbi il coraggio e poi mi sembrava di importunarlo. Mi accontenterò di ascoltarne la voce attraverso le parole di questa sua Prima lezione di Letteratura. E’ una voce amica, che sa commuovere e sa tenere con il fiato sospeso. Pathos e suspense. Curiosità e fame di conoscenza. Un modello inimitabile, insomma.

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