jueves, julio 05, 2007

Strange days

Sono giorni strani, questi. Isolato dal resto del mondo (la linea del telefono e l’ADSL saltati per non si sa ancora quale arcano motivo – che iddio mi coadiuvi, come scrissi in un comment a Habanera), vivo quel che mi resta da vivere senza poter telefonare a nessuno e senza poter ricevere chiamate (ne faccio dal cellulare, ma durano meno e si spende di più, l’assillo della scheda che finisce, magari proprio sul più bello).
Il tempo è estivo, nonostante il vento, il lavoro sempre quello, lo studio, intenso. Preparo le valigie per un viaggio a Parigi. E’ la prima volta che vado in Francia e l’idea mi eccita. Montparnasse, Montmartre, la cattedrale di Notre-Dame, il museo del Louvre, quello d’Orsay, il Quartiere Latino, moltissimi luoghi da visitare e opere da guardare (con gli occhi della mente – era così che Santa Teresa definiva l’immaginazione, o la capacità immaginativa; guardare oltre la superficie o proprio a partire dalla superficie delle cose per scendere nel profondo, nel dettaglio intravisto, nel significato riposto: mi domando quanta parte del suo successo debba l’ermeneutica al suo impianto “disvelatore”, di scienza che intepreta e sviscera i significati nascosti – di un passo della Bibbia, di un poema in prosa, di una canzone, di un’opera letteraria qualsiasi).
Sto per concludere un racconto che prima s’intitolava (con scarsa originalità) Snuff movies e ora, molto più liricamente, si chiama Il ronzio del mondo (sempre che non mi venga in mente qualcos’altro e cambi idea, all’ultimo minuto).
Devo andare fino a Viareggio per entrare in possesso (temporaneo) delle chiavi dell’appartamento. La padrona di casa si chiama Miren, amica d’Isabelle, lettrice di francese all’Unversità, conosciuta per caso a Padova e rivista per caso a Pisa. Miren fa la pianista a Sarzana (dalla regia mi dicono che è un paese vicino a La Spezia). Isabelle è amica di un mio amico. Ci si potrebbe scrivere un racconto, sul modo in cui sono riuscito a entrare in contatto con Miren e il suo appartamento a Place d’Italie (Piazza d’Italia, tu guarda il caso). Dice che è vicino alla Sorbonne. E’ lì che si svolgerà il congresso (l’emozione di parlare in quella storica università; la paura di sbagliare pronuncia; un congresso internazionale pieno zeppo di docenti ed esperti pronti a segnarti l’errore, anche di punteggiatura; unica, grande consolazione: non sarò solo; Alyssa mi accompagna).
Non so proprio come concludere: il professor Balmes è in procinto di (non) risolvere il caso; Clara è scomparsa, come quella de L’avventura, uno dei film più metafisici di Michelangelo Antonioni. La bella Monica Vitti perde il tempo a cercare l’amica, ma ogni gesto è vano; ogni illusione si schianta contro un paesaggio che parla di morte e abbandono; ogni colloquio con i presenti alla spedizione rischia di convertirsi in un litigio; siamo soli, su questa terra, e quella donna sembra essere stata inghiottita dalla terra. Place d’Italie è la destinazione, per ora. Prima viene Viareggio e il mar Tirreno, cui mi sto poco a poco affezionando.

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