martes, mayo 22, 2012


Quando il letto è (con)diviso



L’altro giorno ho sentito per telefono una mia vecchia amica e collega che insegna nelle scuole medie di un paese vicino Roma. Era da mesi che non avevamo più notizie l’uno dell’altra e così, senza quasi accorgercene, e dopo esserci aggiornati sulle ultime novità, ci siamo messi a parlare di sesso. Non che fosse previsto (nessuno dei due poteva pensare che saremmo arrivati a toccare proprio questo argomento), comunque, è successo ed è stato anche divertente (a volte, poche e rare volte, è divertente anche solo parlarne).

La mia amica ora vive da sola. Circa 2 anni fa ha subito il trauma del divorzio; il matrimonio con il suo ex (il fidanzato di tutta una vita, quello che con cui stava da 13 anni, ormai) è durato appena 7 mesi; lui aveva l’amante e lei lo ha colto in flagrante. Lui ha chiesto scusa e lei, giustamente, ha contattato un avvocato matrimonialista per farsi spiegare quali passi seguire per avviare le pratiche del divorzio.

“Eppure”, mi racconta, con un tono di voce a metà tra l’ironia e la rassegnazione, “io non ci riesco ad occupare tutto lo spazio del letto matrimoniale. Non ci riesco proprio. E’ come se il suo lato, il lato in cui si addormentava lui, quello che era solito occupare al mio fianco, fosse ancora suo, e io non posso impadronirmene”.
Sospiro. Provo a darle coraggio e aggiungo, riflettendo a voce alta: “E’ come se tu fossi fedele al suo ricordo”. E lei, subito dopo, interrompendomi: “E’ come se mi mantenessi fedele ad un fantasma. Questo letto è stato visitato da altri uomini, ma mai nessuno è rimasto a dormire qui da me, te lo assicuro, credimi”.

La telefonata con la mia vecchia amica mi ha fatto riflettere molto. Ho riattaccato (o meglio: chiuso il cellulare – oggi nessuno riattacca più, non ci sono più i telefoni di una volta) e ho pensato che da quando sono single (cioè, da un annetto ormai a questa parte) a me è capitata la stessa identica e strana cosa che è capitata (che capita) alla mia amica… E cioè, che il mio letto è condiviso con altre donne (o ragazze), ma resta pur sempre un letto diviso, in due, come se dall’altro lato dovesse dormirci un’altra, una donna (o una ragazza) che ancora non è arrivata e chissà se e quando arriverà (o che era già arrivata e faceva parte del mio passato in pianta stabile e io mi mantengo a lei fedele nonostante le scappatelle o le storie di una notte, le avventure veloci che, spesso e ahimè, non lasciano molto, una volta soddisfatti i puri istinti di base…).

Il mio letto matrimoniale, esattamente come quello della mia vecchia amica della provincia di Roma, è condiviso e diviso al tempo stesso, ed è strano, paradossale, assurdo che io non abbia il coraggio di occuparlo tutto, per intero, spiaccicandomici o stendendomici come se fossi l’unico e sovrano proprietario…

Ecco perché mi è capitato spesso, negli ultimi tempi, di dire alla mia compagna d’una notte: “Mi dispiace, non puoi restare, non puoi dormire qui”… frase che non avrei mai pensato di poter pronunciare davvero nella realtà di questo mondo, frase quasi machista (io che non lo sono mai stato e le donne le adoro e le rispetto o provo a rispettarle in nome dell’affetto e della buona educazione), frase alquanto antipatica che mai avrei immaginato detta da me, pronunciata dalla mia voce, rivolta ad un essere umano di sesso femminile… E quando la pronuncio è evidente che la persona cui è destinata non se lo aspetta o ci resta malissimo, mi guarda storto o mette il broncio, com’è possibile?, si domanda, e mi chiede ad alta voce: “Perché? Cosa c’è che non va? Perché non posso restare? Ora è tardi, come faccio a tornare a casa da sola a quest’ora?”. E quello è l’attimo fatale in cui ci si gioca la faccia: o si dice la verità e si è seri, o si finge e si è sciocchi.

“Non riesco più a dormire con una donna al mio fianco”, potrei dire. Oppure: “Non voglio che questa storia diventi qualcosa di più grosso; non voglio impigliarmi in un nuovo rapporto sentimentale; non voglio complicarmi la vita; non voglio una fidanzata, per ora; non mi sento pronto a condividere il letto, la mia intimità, con una donna con cui ho fatto solo sesso; non me la sento, scusami, non ce la faccio proprio, è più forte di me, io non sono innamorato, noi non abbiamo fatto l’amore, e il letto è il luogo intimo in cui si può dormire dopo che si è fatto l’amore, non sesso nudo e crudo”.

E l’altra persona mi guarda, con gli occhi lucidi, quasi sul punto di piangere. E tu, ovviamente, inizi a sentirti un verme, ti senti in colpa perché stai “scacciando” dal tuo letto una simile modella (o una così bella donna, o una così focosa giovincella, o una così intrigante amante coetanea…).

Cos’è che t’impedisce davvero di farla restare qui, su questo letto, al tuo fianco? Cos’è che ti spinge – ancora oggi, ancora ora, a un anno di distanza dalla fine del tuo rapporto sentimentale più importante e significativo – a dormire sul tuo lato, a lasciare intatto il lato in cui, in un’altra casa e in un altro letto matrimoniale, in un’altra città e in tutt’altra situazione esistenziale c’era lei, la donna che amavi e con cui ormai non condividi più nulla, se non il ricordo dei bei momenti passati insieme? Cos’è che ti spinge a dormire sempre e solo da un lato?

Ecco, io credo che la risposta stia tutta nella frase che mi ha detto la mia vecchia amica alla fine della nostra telefonata e che riadatto al caso mio: “E’ come se mi mantenessi fedele a un fantasma. Questo letto è stato visitato da altre donne, ma mai nessuna è rimasta a dormire qui da me. Nessuna è riuscita a scalzare la presenza del fantasma. E io, come un cretino, continuo a dormire solo su un solo lato, il mio, come se questo letto fosse diviso in due”.

4 comentarios:

  1. MI CAPITA LA STESSA IDENTICA COSA!

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  2. Eh, cara Silvia, un po' mi consola sto fatto, sapere che capita anche... a voi donzelle. E parlando con un'altra amica blogger ho capito pure un'altra cosa: che magari si può fare i cavalieri e riaccompagnare a casa l'amica intima di turno, così, per non essere proprio truci(di).
    Un beso

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  3. Non ci crederai ma a me è capitato di accompagnarne uno!

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  4. Se continui così, diventerai un mio "mito personale", Si! Ti abbraccio forte

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