sábado, diciembre 06, 2025

 

Domenico Starnone, Destinazione errata (Torino, Einaudi, 2025)



 

Che cosa succederebbe se, invece che mandare un “Ti amo” a nostra moglie (o alla nostra fidanzata), lo spedissimo per sbaglio ad un’altra donna? Destinazione errata, l’ultimo romanzo di Domenico Starnone, parte proprio da questo tremendamente possibile, quotidiano, fattibile errore di scrittura e invio tramite cellulare (la “scatola nera” delle nostre vite private, secondo felice definizione di Carla, una mia cara amica, a cui pure regalai a suo tempo Autobiografia erotica di Aristide Gambía (del 2011).

Chi conosce lo scrittore napoletano sa bene che il suo stile asciutto, apparentemente semplice, nasconde in realtà un’accuratissima attenzione ai dettagli, al non detto, all’elissi e alle accelerazioni improvvise. Soprattutto verso la fine, Destinazione errata si legge con il palpito, con il cuore accelerato, con l’ansia di volver vedere come va a finire il benedetto (maledetto?) qui pro quo. Nel mentre, ovvero, nel corso del viaggio verso l’inevitabile, temuto finale, il narratore in prima persona, il “mascolo” protagonista della trama, ci rende partecipi delle sue riflessioni, dei suoi monologhi in progress, nel pieno dei sensi di colpa, dei dubbi, delle paure, del desiderio di assecondare il desiderio (perché è così, anche nella vita reale: basta guardare una persona da un altro punto di vista, basta proiettare Eros verso un’altra persona, che repentinamente cambia il nostro modo di osservarla, di apprezzarla, di inquadrarla: il desiderio distorce e fomenta una visione “idelizzata” o “idealizzante” del soggetto che può divenire stranamente “oggetto del desiderio”).

Come in altre sue opere, Starnone è bravissimo a scandagliare le zone d’ombra di tutti noi (maschi e femmine, non credo ci sia differenza, quando parliamo di tradimento; e di fatto, Claudia, la collega cui il narratore spedisce quella dichiarazione d’amore che scatena il caos, è pure ella sposata, è anch’ella abile a orchestrare menzogne pur di cedere alla passione con il collega creduto timido o fin troppo distratto). Anzi: sia lui che lei sono apparentemente felicemente sposati; sia lui che lei hanno figli (e le figlie giocano con piacere tra di loro). A che pro, dunque, cedere alla tentazione? A che scopo ingarbugliarsi i destini e le vite, se ci vanno di mezzo mogli e mariti legittimi all’oscuro di tutto? Perché far del male (potenziale) a dei figli minorenni?

Starnone si diverte a mostrarci l’ampio spettro di emozioni e sensazioni di chi sperimenta nella vita il senso della trasgressione. E attraverso i personaggi simpatici di Clelia e di Carlo ci fa capire anche quanto Eros sia importante anche in età avanzata, quando la vecchiaia ci limita nei movimenti e nei desideri impellenti.

A un certo punto, non ricordo se lui o se lei, qualcuno afferma: “[...] non c’è nessun bivio, si obbedisce al corpo, e sennò a chi?” (p. 113). E qualcun’altro afferma (per il proprio tornaconto): “L’infedeltà non è un tradimento, è una manifestazione di curiosità” (p. 87). E chissà che non sia proprio così: chi tradisce lo fa perché vorrebbe sperimentare altre vite. Assaporare altre sensazioni ed emozioni che lo portino a sperimentare ciò che non c’è (più) nella quotidianità e nella routine. Che Eros possa sopravvivere solo grazie al tradimento? E allora come spiegare l’esistenza di quelle coppie che, pur essendo sposate da anni, continuano a desiderarsi e far l’amore con impeto? E allora come spiegarsi quelle altre coppie che, pur essendo sposate da anni, hanno ormai bandito o dimenticato il sesso? Lettura amena e allo stesso tempo avvincente, Destinazione errata ci spinge a porci queste domande. Le domande eterne che forse non prevedono risposta.

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