viernes, diciembre 07, 2007

Il dibattito sui giovani



Causa un fastidiosissimo ascesso a un dente curato male, mi sono ritrovato bloccato a casa e ho avuto modo di inabissarmi nel vuoto televisivo. Che la televisione sia ridotta male in quanto a contenuti è cosa palese e risaputa; che in televisione si parlasse così tanto dei cosiddetti "giovani" mi ha colpito parecchio. Sembra che all'origine ci sia il delitto di Perugia (una studentessa inglese violentata e ammazzata da non si sa chi; studentessa, quindi giovane, quindi universitaria; come per Cogne, a Bruno Vespa non deve essergli parso vero avere la possibilità di farci sù tante puntate ricche di suspense e di interviste ai sospettati). Com'è possibile un delitto simile? Come mai a Perugia, città tranquilla e universitaria, e perciò piena di ragazzi? Da qui una sfilza di giornalisti (o pseudo-tali) pronti, col microfono in mano, a indagare nella vita privata degli universitari tra i 19 e i 26 anni.



Umberto Galimberti, il filosofo, l'ha detto almeno due volte: una sera, a notte tarda, da Bruno Vespa (ma va?); l'altra sera, a notte media, al Maurizio Costanzo Show. I giovani di oggi si ritrovano demotivati e incapaci a vivere in modo sano le emozioni perchè sono finiti in una società del benessere che sta per eliminare lo "stato sociale" (niente più pensioni, in futuro, se non apri un tuo fondo pensionistico a parte) e che non fa che spingere l'acceleratore sul pedale del consumismo e del capitalismo fini a sè stessi (per cui io sono non per quello che valgo - moralmente, soggettivamente - ma per quello che posseggo o posso comprarmi).



Posso essere d'accordo: la precarietà è davvero il male sociale di questi giorni. Vent'anni (o forse trent'anni) fa, a 18 anni, chi non aveva voglia di studiare si cercava un "posto fisso" e si costruiva una famiglia o una casa o tutte e due le cose insieme. Oggi bisogna: 1-laurearsi; 2-dottorarsi o fare un master; 3-trovarsi un lavoretto part-time di fortuna e poi, forse, chissà, a 30 o 35 anni ci si può davvero "independizar" (come dicono gli spagnoli) e vivere delle proprie forze (lontano dalla condizione di eterni figli; lontano dai propri genitori). Ma ci siamo chiesti davvero chi è il vero responsabile di una situazione simile? Ci siamo chiesti davvero perchè un dottorato deve finire con l'accettare anche un lavoro come cameriere a trent'anni o come dipendente call-center se non trova sbocco nell'ambito della ricerca? E perchè tanti ricercatori sono obbligati ad emigrare all'estero? E perchè tanti "masterizzati" sono costretti allo stage presso l'azienda prima che questa si decida a dargli un contratto vero (e non temporaneo e non part-time)?



Sembre Galimberti nota: "Una società che non sfrutta il potenziale dei giovani è una società destinata al declino". Non si può non sfruttare un ragazzo che, prima dei 30 anni e non dopo, è nella fase della sua maggiore forza creativa, sessuale, progettuale, fisica. E' come se in passato avessero dato il pallone a Pelè a 18 anni (e non prima). Verissimo. Ma ripeto: quali sono le cause che (mi) impediscono d'entrare davvero nel mondo del lavoro e di esprimermi al meglio (d'esprimere al massimo grado le mie potenzialità)?



Beppe Grillo propone da vario tempo di eleggere i politici con contratti co.co.co.: se lavorano bene, vanno avanti; se ci fanno schivo e ci accorgiamo che non rendono (che sono assenteisti; che fanno il proprio porco comodo), li mandiamo a casa (o a zappare la terra). Che c'entri la politica? Non c'è dubbio (in Spagna Zapatero vuol dare un aiuto economico di non mi ricordo più se 200 o 400 euro ha chi, essendo giovane, guadagna poco e vuol andare a vivere in affitto da solo). Che c'entri anche il fatto che in Italia gli avvocati, i notai, i professori, i medici che più guadagnano e che sono più rinomati sono persone che ormai rasentano la settantina? Perchè all'estero anche chi fa politica ha un'età media molto più bassa rispetto all'Italia (paese meraviglioso, non c'è che dire, ma anche paese anomolo, in cui un settantenne, un vecchietto, diciamo, come Berlusconi può sciogliere un vecchio partito, per fondarne uno nuovo di zecca - il Popolo delle Libertà, lui che parla di libertà, poi, davvero comico)? E perchè sempre all'estero, mettiamo in Germania, ci sono ingegneri che cambiano lavoro anche due volte l'anno senza mai perdere potere d'acquisto, offrendo le loro capacità all'azienda che paga meglio, mentre qui, da noi, a Roma, esistono ingegneri aerospaziali (come un mio amico) che hanno trovato il "posto" dopo uno stage e guadagnano 1200 euro (come se fare l'ingegnere aerospaziale fosse un lavoro simile all'impiegato statale)?

Tornando ai giovani: in una società in cui il potere è avidamente in mano agli adulti (ma da noi potremmo dire anche: ai vecchi), e in cui non c'è vero dialogo e scambio generazionale (per cui gli adulti guardano al mondo dei giovani come un mondo di alieni; e viceversa questi guardano ai loro padri come a degli avidi "poltronisti") si corre davvero il pericolo di non parlarsi più, di non scambiarsi più esperienze, di non crescere.

Mio nonno mi ha insegnato a riparare una camera d'aria di bicicletta; io potrei insegnare lo stesso (e anche di più) a mio figlio, avessi i soldi per mantenermi una famiglia e metterlo al mondo.

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