martes, noviembre 27, 2007


Traslochi - Mudanzas - Movings
Molto probabilmente questa è l’ultima notte che dormirò in questa casa (almeno come coinquilino – in futuro, chissà, potrei tornarci e rientrarci e pernottare, ma solo come ospite, di passaggio). L’idea di un futuro; l’idea della stessa stanza in un futuro abitata e “vissuta” da un’altra persona mi affascina e mi spaventa allo stesso tempo. Qui ci ho trascorso quasi 4 anni della mia vita da giovane (non più, non tanto, ormai). Qui ho scritto e sudato per scrivere le mie carte travagliate. Qui ho amato e sono stato amato. E tra poco, non ci sarò più, mi ritroverò a respirare e a camminare in un’altra stanza, di un’altra casa, in un’altra città… accanto alla persona che amo. E’ faticoso traslocare. Smuovere le acque, prendere coscienza delle mille cose che riusciamo ad infilare in una decina di metri quadri. Togliere la polvere accumulata sui libri; ritrovare libri che non sospettavi d’avere; rimestare tra le cianfrusaglie di tempi passati (nemmeno troppo lontani; in questa foto, ad esempio, c’è Roby e Raffaele, insieme a Ilaria e Valeria, siamo in piedi, dentro un ristorante, in attesa che arrivino le pizze, sembriamo felici, all’epoca Ilaria sapeva già di essere incinta e per questo aveva già chiesto – ed ottenuto – la maternità; Valeria, invece, sembra più vecchia del normale, forse è stanca, le borse sotto gli occhi le conferiscono un’aria triste, chissà se aveva davvero voglia di partecipare a quella cena; Raffaele, il peggior nemico di Roby, tocca la spalla di Roby, gli si appoggia, da Giuda traditore, ma all’epoca nemmeno Roby sospettava che Raffaele l’avrebbe tradito, appoggiando la sua espulsione dall’hotel…). E ora che la stanza è vuota (o quasi) l’effetto dell’eco rimbalza sui muri spogli (niente più poster, né manifesti giganti; pochi ostacoli contro cui l’onda sonora finisce con lo sbattere e rimabalzare); e proprio l’effetto eco induce a movimenti più lenti (che gli altri non sentano; ma a quest’ora – le 1,54 della notte – dormono tutti, di là, i miei amici coinquilini che continueranno a vivere in questa casa e che forse, un giorno, si dimenticheranno perfino di com’era la mia faccia, quella stessa faccia che per quasi 4 anni ha visto l’alba sorgere e la luna calare da questa finestra al secondo piano…). Domani invece sarò di là e dovrò riabituarmi a una nuova situazione; è difficile prendere confidenza con i nuovi spazi; calibrare bene la distanza dal comodino o la scrivania; riconoscere anche al buio l’esatta posizione dell’interruttore per accendere (o spegnere) la luce di notte dal letto. E abituarsi anche al respiro lento (o sommesso o concitato, questo dipende) dell’altra persona che abbiamo accanto e che da oggi in poi vedremo in ogni momento (quando si alza, spettinata, al mattino; e quando esce di casa, vestita per il lavoro, truccata e pettinata, elegante nella sua semplicità, maliziosetta nella sua innocenza candida). E poi ci sono i gatti, io non ci convivo bene coi gatti, ma dovrò abituarmi anche a quelli (passo felpato, occhi scrutatori, certe volte Biscotto e Pallina mi fanno paura). E’ difficile accettare che da domani sarà un’altra la stanza che mi vedrà passare e ripassare, scrivere ed esultare, piangere o rabbuiarmi (magari con la persona che ho accanto e che proprio per la vicinanza mi spingerà all’isolamento o alla rabbia trattenuta, ai litigi nascosti, che sono i peggiori, quelli che si svolgono sotto banco e vengono azzittiti dalla coscienza sporca). Niente più casa “trasformabile” del palazzo di fronte; niente più coinquilini studenti quasi coetanei; niente più libri messi in bella mostra ad accompagnarmi nel lento trascorrere della giornata. Nuovi spazi e nuovi tempi per una vita nuova che non conosco ancora.

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