Madri
C'è la madre di Martin che fa la vigile urbana e sta provando a scalare di un gradino, studia per vincere non so quale concorso pubblico imminente; guarda il figlio quando pronuncia la parola "playa" e sorride... forse le ricorda quella canzone degli anni '80 "vamos a la playa" dei Rigueira, quei due cantanti dalla chioma bionda assurda e la voce in falsetto...
E poi c'è la madre di Mirko, che sembra timido e in effetti lo è e non capisco perchè: la madre teme che durante l'ora di lezione d'inglese io e suo figlio si giochi a carte o si racconti barzellette. Mi da fastidio che stia lì a sentire la lezione sulla "-ing form" e il "present continous", perchè non si toglie di mezzo e ci lascia in pace? Ha la vista debole, indossa un paio d'occhiali anni '50 spessi come il culo d'una bottiglia di birra Moretti. Quando Mirko sbaglia e io sottolineo l'errore, lei sbuffa (come a dire: "non sai niente, è proprio vero: guarda che figure mi fai fare"). E allora io evito di correggerlo, tra i due non ho dubbi: faccio il tifo per Mirko, la mamma è una dittatrice, lo tiene sottochio e mi osserva in cagnesco, Mirko dì pure quello che ti pare, non ti correggerò più, "I'm Mirko and I live with my mother" (sarà divorziata? Che acida che è! Ecco perchè: forse è divorziata ed è un'eterna insoddisfatta, una sempre incazzata, che tipa, davvero, che antipatica che è).
E poi c'è la madre di Giovanni, un ragazzino di appena undici anni, è un tipo tarchiatello, a dire il vero, e a dirla tutta, è proprio ciccione, ma mi sta simpatico, fa spagnolo da nemmeno un anno e ha una pronuncia stentata, com'è normale e comprensibile, e allora gli faccio le domande più facili: Giovanni risponde e io gli dico "bravissimo", alla madre, anche lei in carne, brillano gli occhi quando mi sente elogiare suo figlio, e così sono entrambi contenti, anche se a volte faccio finta d'essere severo, gli ho addirittura assegnato dei compiti, delle frasette: "Riempi gli spazi bianchi con la forma adeguata: POR o PARA". Per la prossima settimana, ok? Giovanni annuisce. E la mamma: "Mi raccomando, non lo carichi troppo, c'hanno già tanti compiti da fare, sti poveri figlioli". Offro loro delle nocciole ricoperte di cioccolata (dolce fatto in casa da Alyssa): Giovanni ne mangia una manciata, le afferra a piene mani e mi fa: "Fai i complimenti alla tua compagna, questi dolci sono proprio buoni, complimenti".
E poi c'è quella che vorrebbe che il figlio diventasse Presidente della Repubblica; e quella che ne accetta anche i difetti fisici; e quella che lo vuole muscoloso e lo obbliga a fare palestra (calcio e piscina, tutto insieme), e quella che lo vorrebbe il primo della classe e che se prende 6 le sembra poco, e ogni mamma ha la sua idea di figlio e io che figlio lo sono stato e continuo ad esserlo ringrazio mia madre, che non mi ha mai mandato da nessuno a fare lezioni private anche perchè non potevamo permettercelo...e ciononostante ce l'ho fatta, ho studiato e sono andati avanti, fino ad arrivare qui, a dare lezioni private a ragazzi a volte soffocati da madri a volte fin troppo protettive...
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Io ho questa teoria: una volta si davano ripetizioni perchè uno non capiva, adesso le si danno perchè non si ha voglia. Non ha voglia il genitore e non ha voglia il figlio. E' un'epoca di stanchezza generale, in cui si ha sempre di più bisogno di appoggio (anche psicologico) per andare avanti, perchè da soli è dura.
ResponderEliminarE noi come facevamo?
(scusa la polemica)
Hai ragione: già Niezschte parlava di una specie di "infantilizzazione del mondo contempotemporaneo" (lui si riferiva al suo, evidentemente: cosa avrebbe scritto se avesse visto il nostro!), per cui perfino l'adulto si comporta da bambino. Tutti vogliono essere capiti, accuditi, seguiti, compresi, e nessuno che si prende seriamente le proprie responsabilità...
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