domingo, julio 03, 2011

Quando la moglie è in vacanza (1955) di Billy Wilder: l'eterna lotta tra istinto e razionalità

Ieri sera, con imperdonabile ritardo, quand'era l'unico film di Billy Wilder che mancava al mio personale appello, ho visto finalmente Quando la moglie è in vancanza, film del lontano 1955, interpretato da Tom Hewell e dalla fantastica (e, qui, in forma più che mai smagliante) Marilyn Monroe.


Il film ha una trama semplice e lineare e ciò che lo rende (ai miei occhi) altamente interessante è proprio il fatto che il regista sia riuscito a creare un film brillante e mai noioso, interessante e mai lento sulla base di una trama tanto semplice e tanto lineare. 


Un "uomo medio", un impiegato che di mestiere "erotizza" titoli e copertine di romanzi classici e non, si ritrova da solo, come la maggior parte dei maschi americani che vivono a Manhattan, dopo aver accompagnato moglie e figlioletto alla stazione: loro si daranno alla pazza gioia delle vacanze; lui resterà a gestire il lavoro e la casa, cercando di far fronte all'afa della metropoli.


In realtà, questo "uomo medio" o borghese modello ci assomiglia parecchio: è il tipico frustrato che non fuma e non beve perché così vuole il medico; il tipico marito che sopporta le prediche della moglie per il comune quieto vivere; il tipico lavoratore che sogna una vita migliore. E il bello è che sogna ad occhi aperti: prima un dialogo in terrazza con la moglie appena partita (il dialogo è esilarante: sia perché lo spettatore sa bene - lo vede con gli occhi - che quella moglie è solo un fantasma o proiezione mentale del protagonista, sia per le parole che lui rivolge a lei, con l'intenzione di suggerirle che in passato è stato un playboy di spicco, uno cui le donne piovevano tra le braccia e senza volerlo, uno che le donne le ha perfino rifiutate in nome della fedeltà al sacro vincolo del matrimonio...); poi una serie citazionista di avventure romantiche con fanciulle procaci che non sono altro che una serie di omaggi a scene da film famosi (e qui, più che il protagonista è Billy Wilder stesso a sognare ad occhi aperti e a omaggiare alcuni film del passato - recente e lontano - da lui amati).


Quando la moglie è in vacanza è un film sul cinema: sulla potenza dell'immaginazione; sulla capacità tutta terrena che abbiamo di forgiarci un'altra realtà quando quella che viviamo e in cui siamo costretti a vivere ci sembra brutta, triste e affatto allettante.


Il punto è che a un certo punto è la realtà stessa a far sognare ad occhi aperti Richard Sherman (questo il nome del personaggio dell' "uomo medio"): al piano superiore del suo palazzo va ad abitare in affitto "la ragazza" (nel corso del film non sapremo mai come si chiama), interpretata dalla prorompente Marilyn Monroe, qui chiamata ad incarnare un tipo di donna che conosciamo tutti: la svenevole fanciulla un po' ingenua e un po' scemarella che tutti (i maschi eterosessuali) vorrebbero portarsi sull'altare (oltre che - magari anche prima - a letto).


Sherman la invita a bere qualcosa da lui; ha l'aria condizionata, e del wiskey. Comincia a bere e a fumare, contravvenendo agli ordini di medico e moglie; suona un motivetto musicale davvero divertente al piano con la ragazza; e poi prova a baciarla e a toccarla con un certo impeto, finendo con il far cadere entrambi per terra.


Siamo tutti stressati dalla dicotomia costante e continua tra "senso" e "ragione", tra "istinto" e "razionalità". C'è poco da fare. Nessuno si salva. Nemmeno un marito fedele e modello come Sherman. Dubbi su dubbi, anche quando, la sera successiva, riesce a convincere la ragazza ad andare al cinema insieme (per vedere un filmuccio horror di serie B - Il mostro della laguna?): basta una grata da cui fuoriesce dolcemente l'aria della metropolitana sottostante per sollevare la bianca gonna di lei e offuscare la vista al borghese che non sa che pesci pigliare (ecco uno dei rari casi di "scena cinematografica" che ricordano o hanno visto tutti, anche coloro che non hanno mai visto - per intero - il film).




I dialoghi sono sempre veloci, divertenti e acuti; l'ironia maliziosa che li permea fa sorridere lo spettatore contemporaneo; certe invenzioni o trovate scenografiche ci fanno pensare a com'era bello quel cinema degli anni 50 e a quanto dovevano essere felici gli spettatori che andavano a vedere questo tipo di film nei cinema americani di quegli anni lì (cfr. la "scala che non porta in nessun posto" dell'appartamento di Sherman e che, invece, risulta condurre proprio all'abitazione del piano superiore della ragazza - la quale, una volta scoperto come fare per aprire la botola, si presenta in casa in vestaglia semi-trasparente; la scusa è sempre la stessa: "tu hai l'aria condizionata, su da me si soffoca dal caldo; posso restare a dormire da te? Anche il divano mi va bene").




Unico neo che ho riscontrato (e che forse ci possiamo spiegare rapportando il film e i contenuti maliziosi dello stesso al clima culturale e sociale di quell'America lì di quegli anni 50 lì) è il finale. Un po' ci dispiace che Sherman si mantenga per tutto il tempo fedele alla moglie in vacanza; e suona davvero inverosimile che non ci scappi nemmeno un bacetto con lingua, vista la bellezza della ragazza che Sherman si trova davanti... Ma erano altri tempi, altri luoghi e un'altra mentalità... Oggi siamo sicuramente più cinici, più freddi e meno romantici di una volta, anche quando si lotta tra "istinto" e "ragione".

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