jueves, agosto 04, 2011

Vicini di casa


Quando mi trasferisco in un'altra città, e mi ritrovo a vivere in un'altra casa, la prima cosa che che faccio è guardare chi mi sta intorno; vedere che razza di vicini di casa mi sono toccati in sorte questa volta. I vicini di casa sono una fonte importante d'ispirazione: chi ha velleità letterarie può trovare molti argomenti e spunti nuovi, se si mette a guardare dalla finestra chi gli sta di fronte (o di fianco o a fianco). Il mondo è pieno di gente strana (o stramba o lunatica, come dobbiamo sembrare strani noi - o strambi o lunatici - a quel vicino che si prendesse la briga di osservarci mentre siamo intenti e concentrati nelle nostre azioni domestiche e quotidiane, nei nostri affari così trascendentali - per noi - o così sciocchi e privi di senso - per gli altri).

Vivo in uno dei quartieri più ricchi di Madrid. Qui c'è gente che, sotto casa, parcheggia Mercedes di ultima generazione o BMW sportive o Audi dal motore ruggente. Eppure, ci sono anche tante altre persone "normali": che vanno in giro col carrello della spesa preso in prestito dal supermercato perché così fanno meno fatica a portarsi la roba al quinto piano (fastidioso il rumore che fanno le rotelle sul marciapiedi, ma posso capirli).

Io vivo al terzo piano, ergo: se mi affaccio vedo perfettamente gli appartamenti di tutti quelli che - nel palazzo di fronte al mio - vivono allo stesso piano (ci dividono i pochi metri di larghezza della strada).

L'altra notte, sul tardi (diciamo pure, quasi all'alba), dopo essere rincasato dopo una serata di bagordi, mi sono affacciato per curiosità: chi poteva avere ancora la luce accesa alle 3,30 del mattino? Era un uomo anziano; o forse no, uno sulla cinquantina, ma coi capelli bianchi. Era in mutande e guardava la televisione. Mi ha spaventato alquanto; poi, poco prima che abbassassi l'avvolgibile, il tizio si è affacciato e ha cominciato a fissarmi. Senza vergogna. Senza fretta. Senza un minimo di espressione facciale che lasciasse tramutare un seppur minimo o vago tipo di sentimento. Mi fissava. E basta. Mi ha letteralmente terrorizzato. E da quella notte non mi affaccio più verso il suo appartamento.

L'altra mattina, invece, mentre leggevo, sull'appartamento sulla destra, mi è apparsa una bellissima ragazza mulatta. Ho pensato: "Che bella!". E poi ho ipotizzato: "Deve essere cubana". E' bello sapere che un giorno potremmo chiamare la bella cubana e chiederle qualcosa, una sciocchezza qualunque, per poter avere così almeno una piccola chance di fare la sua conoscenza. E' bello vedere che una delle nostre vicine è una ragazza bella, affascinante e sorridente. 

Mi guarda. La riguardo. Mi riguarda. Sto quasi per aprire la bocca quando la ragazza mulatta si volta e torna dentro, in quella che - deduco, anche se a distanza - deve essere la cucina. 

Continuo a guardare. La ragazza riappare sul balcone, ma non è più sola. E' accompagnata. Da un cubano coi capelli ricci e il pizzetto lungo; ha un grosso tatuaggio sul petto e indossa solo dei pantaloncini bianchi (cammina scalzo per casa).

"Peccato", mi dico, senza farla tanto lunga. Ipotizzo: "Sarà fidanzata. Come non pensarci prima? Una così affascinante non può essere single".

Il giorno dopo lei e lui fumano tranquilli appoggiati alla ringhiera del balcone. Poi si sente un pianto forte di un neonato. La cubana non solo è sposata, non è soltanto una moglie, è anche madre. Sposta qualcosa all'interno della carrozzina. Il papà afferra il piccolo e lo solleva per aria. Il bimbo smette di piangere. Torno ai miei libri. Vorrei piangere. E penso alla figura di merda che mi sono evitato il giorno prima, quando ero sul punto di dire una qualsiasi sciocchezza alla bella dirimpettaia pur di attaccare discorso...

Domenica mattina, sul tardi. Dall'appartamento del secondo piano che si trova sotto quello della cubana si vede un uomo intento ad allacciarsi le scarpe. E' vestito in modo piuttosto elegante, oltre che piuttosto scomodo, visto il caldo che fa qui (oltre ad una camicia a maniche corta, porta una cravatta nera). Mi domando che lavoro faccia un tipo del genere, così distinto, che si appresta ad uscire di casa di Domenica mattina. Poi fuoriesce dall'inquadratura e, al suo posto, si vede una cinquantenne coi cappelli biondi ossigenati e tutti scompigliati che raccatta qualcosa per terra. E' una donna di una bellezza appassita, ma ancora dignitosa. Veste malissimo, sembra che vada in giro in pigiama, o con una sottoveste tutta consunta; è truccata, ma il trucco è tutto sbavato. Mi chiedo che razza di relazione possano avere due persone così diverse (all'apparenza) dentro lo stesso spazio abitativo. Lei è la sua amante? La sua governante? La donna delle pulizie? O sono, molto più semplicemente, sposati e lui sta andando a lavoro (di Domenica?) e lei inizia a fare i lavori di casa? Hanno appena fatto l'amore? O lui l'ha appena picchiata e se ne va arrabbiato lì dove non vorrebbe andare?

Ultimamente tengo le finestre chiuse. O le tapparelle abbassate. Mi domando cosa avranno visto in me quelli che io ho visto dalla mia finestra fino a oggi...

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