jueves, diciembre 24, 2020

 

Vigilia di Natale del 2020


È il 24 di Dicembre, stasera si festeggia la Vigilia di Natale, ma non è come sempre: si resta in Spagna; lontani dall’Italia per colpa di un virus che ha fatto (e continua a fare) strage. Ci siamo già videochiamati alle 9 del mattino; e torneremo a farlo a breve, prima del cenone (il Governo qui ha stabilito che si possono riunire fino a 10 persone appartenenti a 3 diversi nuclei familiari, rispettando sempre la distanza e con l’obbligo della mascherina; in Italia, mi pare che il numero massimo consentito siano 6 e tutti dello stesso nucleo familiare, o sbaglio? Chi mi avvisa? Chi mi aggiorna?).

 

Stanotte ho sognato l’Apocalisse: non è la prima volta che mi capita, anzi, in Italia mi succedeva spesso, come se si trattasse di un sogno ricorrente. Mi trovavo all’interno di un ospedale e crollava tutto; io ero un medico o un infermiere e provavo a scappare verso l’uscita saltando sopra corpi di cadaveri, bambini urlanti, donne incinte con la flebo al braccio e anziani dallo sguardo impietrito dal terrore del terremoto.

 

L’ho raccontato subito alla mia compagna di avventure: “Come nei film che tanto ti piacciono”, risponde sorniona e pensado subito a preparare la colazione alla prole.

 

Se ripenso a questo mese di Dicembre che sta per concludersi sorrido: nell’arco di 2 giorni sono finito sui giornali di Spagna e d’Italia per due diversi motivi; nel primo caso, per il “diario.es”, il mio nome è apparso per un’intervista che feci a uno scrittore spagnolo abbastanza noto che avrebbe dovuto venire nella città del Sud del Sud in cui vivo per presentare il suo ultimo romanzo; è un’intervista a distanza, fatta tramite email, e risale al 12 marzo: il giorno dopo, il Presidente Pedro Sánchez decide di attivare la zona rossa su tutto il territorio nazionale e il lock-down generale, come da noi. A rileggerla, quest’intervista sembra appartenere a un’altra epoca: il tenore delle mie domande, e quello delle risposte dell’intervistato, fa sorridere, fa quasi tenerezza, se uno pensa che di lì a poco sarebbe scoppiata una pandemia globale che avrebbe mietuto milioni di vittime in tutto il Mondo.

Nel secondo quotidiano, La Nazione, il mio nome è apparso nella pagina della cronaca locale di Siena perché un gruppo di colleghe di Lingua e Letteratura Spagnola si è ingegnata nel promuovere i contatti anche senza Erasmus e senza gite: sono stato uno dei Professori invitati a parlare in un ciclo di lezioni a distanza e in videoconferenza con gli alunni delle terze e quarte classi di un Liceo Linguistico della zona. Ho parlato loro del Quijote al cinema e, in particolare, della versione di Orson Welles del capolavoro di Cervantes. È stata davvero una bella esperienza; è stato davvero bello tornare a parlare di Letteratura Spagnola (e in spagnolo) agli studenti toscani, quando erano passati anni, ormai, dalle mie ultime lezioni tenute tra Pisa e Firenze, tra Empoli e San Gimignano, tra Roma e Monterotondo…

 

E così, penso che non dovrei né posso lamentarmi per come mi ha trattato questo 2020; e che questo Dicembre è stato ricco di esperienze positive. Nonostante il covid. Nonostante tutto. Nonostante questa tremenda nostaglia della mia terra e dei miei amici e dei miei familiari, nostaglia che quella lezione ha attenuato, anche se non cancellato.

 

Auguri.

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