Aria di Pasqua
Dunque, l'aria di Pasqua si respira anche qui: nonostante il virus, masse di persone desiderose di vivere un po' di libertà e di ogni età si preparano a riunirsi attorno ad un paio di birre o di bicchieri di vino per provare a distrarsi un po'... Ovviamente, c'è già chi parla di quarta ondata di covid-19 (e proprio come in Italia, anche in Spagna si fanno i conti con l'ansia e lo stress del momento, con infermieri e medici allo stremo e feste proibite organizzate in appartamenti privati da gente senza cervello: molti i giovani senza mascherine e che fumano allegramente insieme a 10-20-30 coetanei, ignari del pericolo delle loro sbronze; molti anche qui i ritardi nella vaccinazione, non solo dei più anziani e dei più deboli).
È dell'altro giorno la notizia di orde di francesi che si trasferiscono a Madrid proprio perché città "aperta" agli stranieri: il corrispondente dalla Spagna per RaiNews24 si sorprende pure lui a contemplare una tale fauna; baristi e gestori di ristoranti sorridono (per il momento) e ringraziano (devon pur vivere del loro lavoro e non posso non comprenderli).
Nel mentre, provo a leggere un saggio di Victor Stoichita che so già che mi appassionerà, obbligandomi a stare sveglio fino a notte fonda: in Effetto Sherlock (2015), il famoso storico e critico d'arte studia e analizza quei quadri e quei film che, da Monet a Hitchcock, pongono in primo piano la problematizzazione dell'atto del guardare. Ho letto solo il primo capitolo, "Ostacoli", che contiene l'analisi di alcuni dei quadri famosi degli impressionisti più noti in cui lo sguardo si scontra con vari tipi di ostacoli, come, ad esempio, le inferriate, e mi sono già innamorato di questo libro. Ho conosciuto Stoichita in spagnolo, qualche mese fa, grazie al suo saggio La invención del cuadro (del 1998) e questa nuova esplorazione critica attorno alla domanda: "cosa vediamo quando guardiamo qualcosa?" non fa che ribadire (dal mio punto di vista) la qualità, la tensione narrativa, la sapienza, l'erudizione mai superba, l'umiltà di chi fa ricerca per passione e per vero amore di sapere di Victor Stoichita.
Nei prossimi giorni, proprio perché non si potrà viaggiare, proverò a godermi un po' di mare e di bici e proverò a guardare un film che fa rima con il diario di Friedrich Reck: Duello mortale (titolo originale: Man Hunt) del geniale Fritz Lang. Si tratta di un film del 1941 che - quindi - in piena Seconda Guerra Mondiale narra di un americano che si reca in Germania per uccidere Hitler. Verrà catturato dalla Gestapo e dovrà sudare parecchio prima di riuscire a sfuggire alle grinfie dei nazisti. Dicevo supra che fa rima con il Diario di un uomo disperato perché anche lì l'aristocratico cattolico che scrive ha sognato di uccidere Hitler. Anzi, avrebbe potuto ucciderlo, all'interno dell'osteria in cui si è imbattuto nell'incarnazione del Male. Ma non ha premuto il grilletto. E Hitler si è salvato. Unica differenza tra Friedrick Reck e il protagonista del film di Lang è che il primo è morto davvero, a Dachau, per mano nazista, mentre il secondo ha potuto immaginare l'assassinio del Nemico attraverso i sogni ad occhi aperti che ha potuto costruire grazie al cinema e al linguaggio cinematografico (dopo suo trasferimento in America forse proprio a causa dell'avvento dei nazisti).
E chissà come si sarà divertito Quentin Tarantino quando, nel finale di Inglorious Basterds (2009), ha immaginato e girato la scena dell'esplosione in cui Hitler, Goebbles e Himmler muoiono urlanti in pasto alle fiamme di un film che non avrebbero mai voluto vedere proiettato su un grande schermo...
La finzione, a volte, ci salva o ci permette di ri-scrivere la Storia in accordo ai nostri sogni e alle nostre aspirazioni più nobili. Cosa sarebbe stata la Storia del XX secolo se Friedrich Reck si fosse lasciato andare e avesse premuto il grilletto della sua pistola?
Buon Pasqua a tutti.
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