Billy Wilder e la Vita privata di Sherlock Holmes (1970) o della voglia di restare in vacanza per sempre
La flanella del pigiama è come un utero materno: mi avvolge in un'atmosfera calda che sa di buono e di antico. Siamo passati dai 30 gradi dell'estate di ieri (giorno festivo, nella città del Sud del Sud della Spagna in cui mi trovo e vivo e lavoro) ai 15 dell'inverno di oggi (ma mia madre mi tiene aggiornato: nel paesino sui monti d'Abruzzo in cui sono nato sta nevicando: il 7 di aprile e nevica, incredibile, nevvero? La mattina dopo si sono svegliati a -5 gradi).
Anche la coperta sotto cui guardo il film disteso sul sofà è di flanella: io e la mia compagna di avventure siamo dei veri feticisti, quando si parla di artefatti prodotti con e di e grazie alla flanella.
Il film in questione è uno dei capolavori tardivi di quel genio di Billy Wilder, ovvero, The Private Life of Sherlock Holmes, un film del 1970, ovvero, di 7 anni anteriore alla mia venuta su questa Terra.
È un film strano, strambo, dal ritmo cangiante: se nella prima parte veniamo a sapere di una diva russa, una ballerina di altissima alcurnia, che vorrebbe prolungare la specie facendosi ingravidare dallo stesso Sherlock Holmes, nella seconda il famoso protagonista dei romanzi di Arthur Conan Doyle deve vedersela con una spia tedesca che, sotto le mentite spoglie di una ricca belga, finisce in casa sua una notte di pioggia per poi coinvolgerlo in un viaggio fino a Inverness, in Scozia, il paese del mostro di Loch Ness.
Il sesso è onnipresente, da molteplici e variopinti punti di vista: se nella prima parte è lo stesso Holmes a inventarsi un'omessualità che vede nell'amico e fidato Watson il suo lato più intimo e perverso (con buona pace del povero Dottore, che gay non lo è né è interessato a esserlo né a sembrarlo), nella seconda parte è sempre Holmes a dare sfoggio di un rapporto diciamo conflittuale con il gentil sesso. I dialoghi con la spia tedesca finta ricca belga sono pieni di ciò che oggi il codice del cosiddetto "politicamente corretto" definirebbe "machismo". All'epoca, forse, si sarebbe parlato soltanto di misoginia. Fatto sta che quando si tratta di portarsi a letto una donna (o di giacervi), il nostro amato investigatore privato o si finge omo o evita il contatto. Perché?
Mi faccio domande cui non voglio trovare risposte. Lo faccio apposta. Evito anche di digitare il titolo del film su Wikipedia. Rimembro il finale geniale di A qualcuno piace caldo (Some Like It Hot) del 1959, con la splendida Marilyn Monroe e mi rammento, all'improvviso, che entro questo mese o a maggio mi toccherà presentare Apocalypse Now al cinema (quando? in che giorno esattamente? non coinciderà mica con qualche lezione online?).
Il sesso e l'omosessualità erano onnipresenti anche in quel capolavoro: in modo più solare e divertente, oserei dire, non con i tratti a volte cupi o da romanzo gotico di questa ennesima prova di regista che non si accontenta di chiosare ma che reinventa, per certi versi, il personaggio romanzesco di Conan Doyle (uno che s'intendeva anche di mostri e di dinosauri: l'essere mostruoso che attraversa le acque del Loch Ness potrebbe avere una lontana parentela con i mostri di The Lost World, ovvero, Un mondo perduto, che è del 1912, e da cui Steven Spielberg trarrà uno dei suoi tanti successi di botteghino nel 1993: di Jurassic Park ricordo perfino un flipper nel bar della periferia del mio paesello d'origine, quando ero adolescente e non sapevo nulla di Conan Doyle).
E forse, sia il sesso che la guerra tra i sessi sono presenti anche negli altri film di Wilder: pensiamo al delizioso Quando la moglie è in vacanza, del 1955, o al mitico L'appartamento, del 1960, con uno strepitoso Jack Lemmon e una indimenticabile Shirley MacLaine...
Il sesso. Un'ossessione. Un'idea fissa. L'ultimo dei miei pensieri quando vado a dormire, il primo dei miei pensieri al risveglio, disse Groucho Marx in qualche suo film da operetta o in qualche albo di Dylan Dog.
Il giorno dopo, lasciamo la flanella e ci concediamo due ore di percorso "benessere": SPA, sauna azteca, russa e non ricordo più di quale altra nazionalità; piscina con i limoni e l'idromassaggio; piscina con acqua di mare (salata); piscina con acqua bollente; piscina con aqua freddissima; l'igloo a -10 gradi sotto lo zero; e poi un massaggio con creme all'essenza di non ricordo più cosa...Siamo a 20 minuti dal centro, ma sembra di essere all'altro capo del Mondo; per un po' dimentichiamo i dolori del vivere quotidiano; lo stress; la rabbia; le incomprensioni; la prole; le tasse; la pandemia; tutto dimenticato...usciamo dal balneario come nuovi. Mancano solo 4 giorni al ritorno all'Università e alla routine, ma io vorrei vivere tutta la vita in vacanza. Magari a guardare tutti i film di Billy Wilder o a leggere tutte le avventure che il Dottor Watson scrisse in memoria dell'amico (e non amante) Sherlock Holmes.
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