In 2666 un gruppo di persone finisce preda della passione e dell'ossessione per le opere di uno scrittore tedesco dal nome inverosimile: Beno von Archimboldi. Solo in un secondo tempo, i quattro s'incontreranno (nel corso dei vari congressi sparsi e svolti per l'intero globo terracqueo su letteratura tedesca contemporanea) e potranno così mettere in comune le loro esperienze, confessarsi evidentemente paure e ambizioni, ecc. Il romanzo (di più di mille pagine) è di uno scrittore cileno morto giovane, Roberto Bolaño, il quale ci ha lasciato a 50 anni, nel 2003, senza avere avuto nemmeno il tempo per vedere pubblicata la prima copia della sua opera (postuma, per forza di cose e contro la sua volontà, immagino). Sono arrivato solo a p. 24 (l'ho comprato oggi, quasi per caso, il mattone, e quanto pesa!) e già mi sento completamente immerso nella trama, sono parte della spedizione, mi muovo nei pensieri dei quattro aspiranti esperti dell'opera di Archimboldi (i titoli dei romanzi che, si suppone, ha scritto in vita sono ancora più assurdi e inverosimili, tipo: "Bitzius" o "La perfezione ferroviaria"...). Penso: quant'è facile cadere nella trappola e lasciarsi impigliare dentro la ragnatela delle storie che, in numero indefinito (forse infinito), ci accompagnano sin da piccoli.
Poi, tornato dalla biblioteca, con la testa a fuoco e il cervello in panne, mi metto davanti al pc con l'intenzione di vedere un vecchio film (annata: 1958), così, tanto per passare il tempo, una robetta leggera. È uno degli ultimi capolavori di Max Ophuls (anche lui un tedesco? Come il fittizio/reale Archimboldi?) e s'intitola Madame de...; nella prima inquadratura, la dama (anonima) del titolo fa l'inventario delle pelliccie e dei gioielli, fino a scegliere e prelevare dal comò un paio di orecchini di smeraldo (o di corallo, o di cristallo, o roba simile) da rivendere al gioielliere di fiducia. Basta poco per addentrarsi nell'intreccio amoroso triangolare (come sempre): lui, generale, ama lei, bella e struggente, che ama lui, niente di meno che Vittorio De Sica, con la sua eleganza consueta e il sorriso da furbo (amante latino, chissà quante ne ha conquistate ai suoi tempi...). Non sono andato avanti perchè crollavo dal sonno. Eppure mi domando: riuscirà la cara madama del titolo a baciare davvero De Sica? E che fine farà il rivale, l'antipatico generale dagli occhi di cinese e le spalline condecorate da mille stellette? Chi l'avrà vinta tra i due?
Ieri, sempre in biblioteca, capto spezzoni di un dialogo: lui, faccia da cinquantenne single sfigato, semicalvo, con forfora: "Non vengo mai qui, ma si studia bene, vero? E il bar di sotto non è male, il caffè è decente, vero?". L'altro, cinquantenne elegante, giacca ma senza cravatta, faccia da professore, chiaramente infastidito, mentre sorseggia una coca davanti al distribuitore delle bibite: "Sì, è vero. Si sta bene". "Su cosa sta scrivendo?". E il prof.: "Un progetto complicato". E l'altro: "Allora, la saluto, e le auguro buon lavoro, alla prossima". E l'altro: "Grazie, anche a lei, arrivederci", con evidente imbarazzo. Restare impigliati nelle storie altrui. Fin troppo facile. Lunedì, quando tornerò a studiare in biblioteca, spero di non imbattermi nel tizio semicalvo. E se dietro il distribuitore ci fosse qualcuno che ascolta il nostro dialogo privo di senso? E perchè mai proprio il 2666? Fra ben 660 anni! Che cifre! E chissà se arriverò alla fine del tomo...o se avrò mai il coraggio di soddisfare la mia curiosità (e quella del semicalvo) e scoprire su cosa sta indagando il prof. della coca della biblioteca...Chissà che non si tratti davvero di Archimboldi...
sábado, julio 22, 2006
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