jueves, mayo 15, 2008

L'Overlook Hotel




Freddo. Notte fonda. Solitudine che si taglia a fette. La nebbia m'impedisce di ritrovare la strada dell'albergo. Poi impreco e bestemmio a voce bassa e l'incantesimo si scioglie. Sono davanti al famoso Turista Hotel. Una struttura che è rimasta ancorata agli anni '80. Non solo per l'architettura e lo stile della tappezzeria e del mobilio, ma anche per la musica che fa da colonna sonora all'incauto ospite che si mette a fare colazione nel salone della hall. Non so come ha fatto, ma sembra proprio che il proprietario sia riuscito a scovare una frequenza che propone solo ed esclusivamente musica degli anni '80. Anna Oxa, i Ricchi e Poveri, gli Europe, i Duran Duran, gli Spandau Ballet, Loretta Goggi, come cazzo ha fatto questo tizio a trovare una stazione radio che emette solo questa roba? Come?

Lascio lo zainetto su una sedia. Mi accomodo in un tavolino della hall. Mi sento come Jack Nicholson nell'Overlook Hotel. Potrei iniziare anch'io a scrivere su questo block-notes frasi senza senso, del tipo: "Il mattino ha l'oro in bocca", oppure: "mi sento come Jack Nicholson... vieni qua, amore, non ti faccio niente, non avere paura, solo quella tesolina te la spacco... ". Leggo un libro (il mio zaino è sempre stracolmo di libri e per questo è sempre pesante - un macigno sulle spalle). E' di quel folle di Enrique Vila-Matas: s'intitola Bartleby e compagnia e parla di scrittori che hanno smesso di scrivere. Io non ho mai scritto. O meglio: è da quando ho 15 anni che scrivo racconti e poesiole sciocche e diari spuri, ma mai una riga destinata alla pubblicazione. Per vergogna. Perchè non ho mai (mai) creduto (nemmeno per un minuto) che le mie "scritture" potessero interessare qualcuno o avessero il benchè minimo valore "letterario". Se è per questo è molto più "letterario" questo Turista Hotel.

Ecco che entra in scena il portiere di notte. E' un vecchio sulla settantina. Non riesco a dormire quindi potrei approfittarne per scambiare due chiacchiere con lui, ma mi sembra un tipo molto burbero. Mi si avvicina con sguardo incuriosito e, al contempo, compassionevole. Si starà chiedendo che diavolo scrive questo cliente così strambo a quest'ora tarda della notte nella hall deserta.

"Se vuole, di là c'è un televisore. Se è stanco di scrivere. O di leggere".

Non sospettavo l'esistenza di una tv nella hall. E non pensavo che il portiere di notte potesse prendere l'iniziativa e spingersi fino a tanto (rivolgermi la parola e propormi di smetterla di scarabocchiare questo taccuino). Ho accettato. Sono nella stanza segreta. E' una specie di sala per le riunioni o i congressi. Tante sedie vuote, come scheletri in una sala di anatomia. Il televisore, enorme e al plasma, è al centro. Tutte le sedie sono libere. Mi sembra di essere al cinema. Accendo e capisco: c'è la parabolica, si possono vedere anche i canali satellitari. Finisco su canale 145, il programma s'intitola "I viaggi di Alessia" o "di Paola" o "di Romina", una roba del genere. Una voce fuori-campo (la voce della protagonista femminile del programma) accompagna lo spettatore in un viaggio nel mondo della "trasgressione". Alessia (o Paola o Romina) intervista una donna sulla cinquantina, bellissima e "padrona". E' la sadica che, vestita di pelle e tacchi a spillo pungenti e frustini vari, soddisfa i desideri dei suoi clienti masochisti. Dice che ha un passato turbolento. L'intervistatrice invade la sua privacy e ci mostra in soggettiva gli oggetti che si trovano sparpagliati sul suo letto (matrinomiale). "Ho avuto anche un figlio, dal mio ex". Una foto (appositamente oscurata) mostra il figlio quando era un neonato. La donna piange. Paola (o Alessia o Romina) la consola. O almeno, ci prova. Poi si sposta a Bologna, dove ha appuntamento con una "entreneuse" russa. Una prostituta d'alto borgo. E' simpatica e gioviale e offre un caffè all'inviata speciale nel mondo delle perversioni sessuali.

Mi verrebbe da piangere, se non fosse che sono troppo stanco anche per quello. Spengo la tv. Mi accendo una sigaretta, richiudendomi la porta d'ingresso alle spalle. Il portiere di notte sta giocando al solitario al computer. Potrei proporgli di fare una partita a due, con carte vere. Ho paura a tornare in camera. Questo posto è davvero inquietante. E la nebbia avvolge tutte le cose. Un latrato di cane in lontananza. Chissà ora chi starà intervistando Romina (o Alessia o Paola)...

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