lunes, enero 25, 2010

Lussuria, di Ang Lee (USA, 2007)


Sono riuscito a trovare un film in cui le scene di sesso non si riducono a una perlustrazione chirurgica o asettica dei corpi degli attori avvinghiati tra loro e in mezzo alle lenzuola né a una pudica ellissi che evita i "punti strategici" e le parti pudibonde prontamente tagliate dalla macchina da presa (e dall'autocensura), ma diventano parte fondante della trama, strumento attraverso il quale la storia va avanti, attorcigliandosi, magari, come quei corpi di cui sopra...

Si intitola Lussuria-Seduzione e tradimento ed è l'ultima opera girata da Ang Lee - regista che ho scoperto in tenera età con Il banchetto di nozze (1993) e che poi,da grande, ho imparato ad amare e apprezzare in tutto il suo splendore melodrammatico per lo strafamoso I segreti di Brokeback Mountain (2005).

La storia è ambientata negli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale, a Hong Kong: una giovane cinese sposa la causa rivoluzionaria, si schiera contro il nemico e accetta di andare fino in fondo, insieme ad un gruppo di studenti disposti a usare le armi, pur di vincere la loro guerra personale contro il Giappone.

La ragazza (interpretata dalla bella e brava - in questo caso il binomio è inevitabile - Wei Tang) riesce ad entrare in casa di Mr. Yee (il sempre perfetto ed elegante Tony Leung - l'attore feticcio di Wong Kar-Wai - quello di In the mood for love), un politico giapponese di destra (o schierato a favore dei giapponesi) che va a caccia di rivoluzionari e ribelli.

Il nocciolo del film è proprio la relazione che si instaura tra questi due esseri umani così diversi (nell'ideologia) e così simili (nell'atteggiamento a volte deciso e a volte completamente smarrito di fronte a eventi storici che li sorpassano e li fanno sbandare). Se lo scopo della ragazza è far cadere l'uomo in un agguato organizzato dai suoi amici, quello dell'uomo è portarsi a letto la ragazza nella stessa casa in cui vive con sua moglie. Quando i due, dopo alterne vicende e sguardi ammiccanti, si "incontrano", non saranno più gli stessi.




Come si può fare l'amore con una persona che detesti e di cui desideri la morte? Come si può anche solo immaginare di accettare di fare sesso con l'obiettivo della tua missione di morte? Come si può ancora desiderare la morte del nemico quando quel nemico si infiltra dentro il tuo stesso cuore e dentro l'anima, come un serpente, e non ti lascia più?

Le scene di sesso sono di una crudezza notevole: coinvolgono lo spettatore ma, al contempo, lo lasciano impietrito. Quei due che si amano e si odiano e che arrivano a sospettare l'uno dell'altro ci mostrano una faccia del sesso che tendiamo a rimuovere (forse anche per una sorta di autodifesa inconscia). Darsi all'altro vuol dire anche abbandonare il proprio corpo e il proprio "io" più nudo e profondo all'altro. E' un donarsi pericoloso (anche perché in quei momenti non solo il nostro piacere dipende dall'azione dell'altro, ma anche il piacere che "regaliamo" all'altro dipende da quanto siamo disposti a piegare l'altro al nostro ritmo, al nostro respiro, al nostro modo d'intendere la vita e l'amore e il piacere insieme).

I due attori sono come due animali che si guardano in cagnesco; nessuno dei due si fida completamente dell'altro (nella seconda parte del film i dubbi aumentano, fino a divenire amare verità); eppure l'uno è attratto irresistibilmente dall'altro. E si sa che "quando si è innamorati non si ama più nessuno" (come scrive Proust); ormai quei due esseri così primitivi hanno abbandonato ogni morale, ogni ideologia, ogni contatto con la realtà. Non c'entra più niente la vittoria della Cina o del Giappone; non importa più a nessuno se l'attentato riuscirà o fallirà; se Mr. Yee finirà la sua carriera di brillante uomo politico sotto i colpi degli studenti e alleati della ragazza. Quello che conta, ormai, sono solo loro due in quanto esseri animali e legati indissolubilmente dal sesso (e da una specie d'amore che sembra odio - o a volte lo è davvero - in contesti come questi anche i termini "amore" e "odio" assumono valori relativi e intercambiabili; a chi non è mai successa una cosa del genere, e quanto sconforto e quanto dolore e, pure, quanto piacere puramente fisico...).

Ang Lee è uno dei pochi che sia riuscito a mostrare questi grovigli al cinema; con quel tatto, quel realismo e quella poesia che caratterizzano il suo cinema (un cinema fatto di poesia e che, credo, sarebbe piaciuto anche a uno come Pasolini, che il "cinema di poesia" lo ha teorizzato nei lontani anni 60)...

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