viernes, octubre 07, 2011

Per chi scrive chi scrive (un blog)?



Ieri sono stato a Trento: non c'ero mai stato, non mi ero mai azzardato ad arrivare così a Nord, e devo dire che la città mi è piaciuta molto, e anche la gente, i trentini sono ospitali, o almeno, quelli che io ho avuto modo di conoscere si sono comportati in modo eccelso e con un garbo e una gentilezza d'altri tempi, nei confronti miei e dei miei colleghi d'Università (bella Piazza Duomo, e molto bella anche la Facoltà di Lettere, con le sue aule dalle numerazioni quasi astrofisiche – aula 411, 563, 750...).

E a Trento, in occasione di un convegno sul “diario come forma letteraria”, ho avuto modo di chiacchierare del tema con una esperta in romanzo italiano epistolare dei primi anni 30 del Seicento. E allora io le ho chiesto cosa ne pensasse delle “emails” e di come hanno cambiato l'antica arte di scrivere lettere (con penna e inchiostro e calamaio) e, soprattutto, cosa ne pensasse dei “blog”, e se lei ne avesse uno. La studiosa mi ha risposto che sì, ha avuto un blog in passato, uno di tipo letterario in cui, dietro l'impunità che offre un nick-name, riversava tutte le sue critiche acide e senza veli e senza peli contro gli autori che aveva letto e che non gli erano piaciuti. E poi ha cercato di spiegarmi come è cambiata la forma di scrivere di sé, e di redigere un diario personale, nell'era di internet e del mondo virtuale. E mi ha fatto notare che, comunque, nel blog, non parlerai mai come quando scrivi un diario (quando scrivi per te, e riversi tutto, senza censure, tutto ciò che pensi, e che senti).

La discussione si è allargata ad altri colleghi; ognuno ha apportato la sua versione dei fatti; tutti hanno affermato di avere avuto o di avere ancora oggi un blog (di tipo letterario); molti si sono messi a ridere nel pensare che è ben strano che così tanti docenti di Lettere gestiscano blog letterari... (dove lo trovano il tempo?).

Poi sono tornato in albergo e mi sono chiesto: “Ma per chi ho scritto io fino a oggi? Chi è che mi legge o mi ha letto in passato? Perché sono sempre e solo 3 o 4 lettrici donne? Sono poi così sicuro che si tratti di sole donne (le amiche che conosco e che so che mi leggono)? E se mi leggessero anche persone che non conosco e di sesso maschile? E se mi leggessero più persone di quelle che penso? E se chi legge si annoia? (di sicuro ci si annoia, leggendomi, o almeno, non sono sempre brillante, e d'altronde, chi può esserlo? Forse perfino Proust, ogni tanto, avrà scritto con stile meno “elevato” e meno “intenso” del solito...) E se chi legge non mi sopporta? Si può sempre cambiare pagina, andare a navigare da un'altra parte – la blogsfera è immensa...e copre l'intera geografia nota, o quasi, a quanto ne so io...
E poi è arrivata la domanda più grande di tutte: e se chi legge non mi capisce? Ma questo può succedere anche quando parliamo! Quante volte, chiacchierando con un'altra persona, si scopre di essersi capiti male o di avere frainteso, quante volte scoppiano litigi o si rompono amicizie o rapporti sentimentali, quando si parla e sembra che ognuno stia parlando un linguaggio diverso, quando si parla due lingue differenti...

L'incomprensione è dietro l'angolo, sia quando si scrive sia quando si parla a viva voce con un altro... Solo che scrivere e lasciarsi leggere da altri assume sempre, comunque, i tratti del dono, di una specie di regalo che tu, “scrivente” (più che “scrittore”) regali a lui, il “ricevente” (potenziale e possibile) del tuo scrivere... del tuo atto di scrittura. Il lettore è libero di non ricevere il dono o regalo o la “scrittura di sé” che si presenta come dono o regalo; il lettore è liberissimo (liberrimo?) di fare ciò che vuole di quanto io scrivo, anche d'insultarmi, se vuole, o di mandarmi a quel paese, o di scrivermi (se mai si prendesse la briga) commenti negativi o sarcastici o acidi, e io dovrei comunque accettare la sua reazione, perché è nella logica delle cose (io scrivo, tu mi leggi: io intendo farti arrivare un determinato messaggio, tu leggi e interpreti il messaggio nel modo che più ti si confà). E a meno che non ci si incontra per parlare davvero a viva voce, in questo ambito, è “impossibile” capirsi al volo. Tu lettore puoi anche criticarmi; io posso rettificare o specificare meglio quello che intendevo dire; ciò non toglie che scrivendo ti ho fatto un regalo e, forse, mi sono fatto un regalo... Perché scrivo anche per questo: per potermi rileggere, per avere il modo di poter tornare sul già scritto e “capirmi” meglio... Perché quando scrivo riesco a capire meglio ciò che credevo di sapere... Perché scrivendo ho scoperto di sapere cose che non sospettavo di sapere. Perché scrivendo mi schiarisco le idee o me le complico e mi piacciono entrambe le cose: sia schiarirmele che complicarmele (forse perché anch'io sono così... chiaro e limpido, a volte, e altre complicato e ingarbugliato).

Scrivere è un regalo sia per chi scrive (e si vede riflesso nella scrittura e approfondisce o complica la conoscenza di sé – che vuol dire, si badi bene, anche conoscenza dell'altro e della realtà che ci circonda) sia (soprattutto?) per chi legge (e ha modo di conoscere meglio se stesso attraverso lo specchio che gli offre un altro con la sua scrittura, proiezione in qualche modo “virtuosa” del proprio io).

Basta ora scrivere... che sennò mi si complicano ancora di più le cose (o perché forse me ne schiarisco troppe e io non voglio avere tutto chiaro, mi piace sapere che ci sono cose che non so o non capisco o non ho ancora capito e che la scrittura, prima o poi, potrà aiutarmi a capire, se mi sforzerò di usarla per questi scopi e mi sforzerò di portarla lì dove lei vuole portarmi, dove non m'aspettavo che mi potesse portare).

P.S.: dopo questo “post”, probabilmente, mi leggeranno ancora meno persone, ma non è che uno tiene un blog per vedere quanti lo leggono o battere un record o guardare a che posizione è nella classifica dei blog più letti... C'è gente che lo fa, ma non io, non è proprio nel mio stile... Io vorrei che si continuasse ad essere in pochi qui dentro (in queste quattro colonne virtuali di scrittura elaborata col Word... Vorrei che continuassimo ad essere i famosi, noti e proverbiali “happy few”...)

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