miércoles, julio 17, 2013

Traslochi (d'inizio stagione)



Mi piace quando un'amica (come Nadia, ad es.) mi chiama al telefono e mi chiede: "Oggi in quale parte di mondo ti trovi?". Mi piace perché mi fa sentire davvero "cittadino del mondo", che è come si sentivano (o almeno, dichiaravano di sentirsi) persone come Karl Marx e Federico García Lorca... (e mi domando se scorresse buon sangue tra i due, o meglio, se il poeta granadino avesse mai letto Il Capitale, se il suo volersi sempre schierare dalla parte dei più deboli, degli emarginati, dei poveri, delle vittime del sistema capitalista - che ebbe modo di contemplare dal vivo a New York l'anno in cui ci fu la disfatta economica - derivi, in parte, anche dalla frequentazione del pensiero marxista).

Mi piace e mi fa anche un po' sorridere, perché quella domanda mi fa capire chiaramente che sono uno che: a) ancora non ha una fissa dimora; b) ancora non sa se l'avrà mai; c) è nomade nell'animo, è viaggiatore "dentro".

E a volte mi domando: ma da chi diavolo l'ho presa la tendenza al "nomadismo", quando i miei due genitori, mamma e papà, sono tra le persone più "stanziali" che conosca? (per mio padre anche solo prendere la macchina per andare a Roma Nord è un viaggio come dall'Abruzzo al Nebraska a cavallo).

E così, non dovrebbe stupirmi o angosciarmi o spingermi all'ansia il fatto di dover abbandonare l'ennesima casa, l'ennesimo appartamento preso in affitto, a due passi dalla Stazione Termini, a uno da Piazza Vittorio, a uno e mezzo da Santa Maria Maggiore...

E invece, stranamente, l'idea di dover affrontare quest'ennesimo trasloco un po' mi turba: mi sposto in un'altra casa, in un palazzo a circa 500 metri da qui, eppure, mi sento strambo, mi fa un po' effetto, dover ripartire di nuovo da zero (e che scocciatura caricarsi sulle spalle i pochi vestiti e i tanti, troppi libri, dove li metterò?).

E mi vengono in mente le tante (troppe?) case che ho abitato, da solo, o più spesso in compagnia di altri, coinquilini o donne che - a suo tempo - avevo amato a tal punto da considerarle come compagne di una vita (quanti sogni sfumati, quante incomprensioni, quanti litigi inutili, quanto dolore, ogni volta che si è trattato di chiudersi una porta alle spalle, lasciandovi dietro la persona amata e non più amata o amata e ora abbandonata e piangente e disperata...).

E mi viene in mente Pisa, Firenze, Salerno, ma anche Madrid e, ovviamente, Roma (che conosco ancora poco, ma che ho vissuto e contemplato dai punti di vista più disparati - per dire: da San Basilio ai Parioli; da Colle Oppio a Largo Preneste - e chi ha la fortuna/digrazia di vivere nella capitale mi capirà).

Uno passa la vita a fare traslochi; si diventa "traslocatori specialisti"; ci si prepara psicologicamente e, invece, mi sa che è sempre come la prima volta. Ti senti insicuro, incerto, non sai se ti troverai bene come in questa casa qua, non sai se andrai d'accordo con i nuovi compagni di sventura, non sai fino a quando resterai là, fermo, in attesa di un nuovo, ennesimo, trasloco.

E sogno il giorno in cui, finalmente, riuscirò a fermarmi, a stabilrmi in una fissa dimora (magari con lei, la mia amata attuale) e a farmi una famiglia, a organizzarmi intorno a un nucleo centrale, con dei figli (due o tre, almeno) e una biblioteca non più ambulante, una biblioteca fatta di tutte le librerie che ho costruito in questi anni nei posti più disparati, una in cui far convivere tutti i libri che ho tenuti sparsi tra la cittadina sui monti abruzzesi in cui vivono i miei e Roma, Pisa, Firenze, Salerno, Madrid, etc. etc.

E poi penso che se pure arriverà quel giorno in cui diventerò "stanziale", sono quasi certo che, dopo un po', prenderei la valigia e me ne andrei lontano. Non sopporto l'idea di stare fisso e fermo sempre in uno stesso luogo. Viaggerei per necessità, come fosse un bisogno fisiologico. Viaggiatore nato. Come Ulisse. Come chi ha ancora tanta voglia di scoperta. E che prova ancora curiosità per questo immenso, assurdo e complicato mondo. Oltre le Colonne d'Ercole. Verso l'infinito. E oltre (come recita l'ultimo capitolo di 2001: A Space Odissey).

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