In prossimità del Ferragosto...
...mi fermo a pensare e mando un messaggio a mia sorella (quindici anni appena compiuti, un cespuglio irruento di capelli ricci come suo fratello - Dadda, non io, che ce li ho solo "mossi"). Mi scrive dalla città immersa nei monti abbruzzesi in cui sono nato. Mi manda baci e carezze (questi giovani di oggi non li capisco, utilizzano un vocabolario tutto loro, si lanciano baci, carezze e smancerie che a volte mi lasciano a bocca aperta, forse, ai miei tempi, eravamo tutti più puritani, i ragazzi da una parte, le ragazze dall'altra, ognuno a svolgere il suo ruolo - i ragazzi, timidi o falsamente spavaldi, a prendere per il culo le fanciulle; queste ultime, molto più sveglie e adulte di noi, intente a spettegolare con le compagne di banco e ad eleggere il più bello e - perciò anche il più inavvicinabile - di tutti). Intanto, Alyssa viene incontro ad una mia vecchia richiesta e lo faccio, ebbene sì: l'ho fatto; mi sono rasato a zero (uno di quei vecchi amici che ho lasciato nella cittadina abbruzzese di cui sopra avrebbe esclamato, col solito tono sornione: "Me pari un nazisqueek!"). E' più fresco, anche se ultimamente qui, da dove scrivo, da questa città abbondonata da dio e infestata di turisti (gli italiani sono scappati tutti al mare, lasciando campo libero ai topi d'appartamento), non fa certo l'afa di fine Luglio, soffia una brezza che rasserena, anche se il lavoro è sostenuto e i ritmi accelerati (solo la lettura non riesco a riportarla agli antichi livelli, quando svolgevo solo un lavoro, e il tempo scorreva veloce tra le pagine di mille autori o menti analitiche). Intanto, Alyssa è di là, che dorme, e io riguardo vecchie puntate di un programma di Serena Dandini e Corrado Guzzanti, con un Neri Marcorè strepitoso nei panni di Alberto Angela ("se avete la pazienza di seguirmi...") e un Guzzanti-Vulvia, presentatrice di Rieducational Channel, che fa ballare dalle risate per la voce e le presentazioni assurde di documentari alla - questa volta sì - Piero Angela (e se lei fosse una di loro e, invece di Vulvia, si chiamasse Angela Angela?).
P.S.: nel post precedente sostenevo che i libri di W. G. Sebald continuano a parlarci, attraverso il tempo e il suo nero abisso, finchè saremo disposti a leggerli (e a percorrerli con lo sguardo: le foto, onnipresenti). Mi sbagliavo: il lettore "curioso e impertinente" può ascoltare la voce dello stesso Sebald in un'intervista radiofonica andata in onda il 6 Dicembre del 2001 per una radio americana, KcRw: questo è il link:
Fa davvero effetto sentirlo parlare dei suoi romanzi (qui, in particolare, di Austerlitz) e delle tecniche narrative o dei modelli letterari che lo hanno ispirato nel corso della sua notevole, eppur breve, carriera. Dovrei riascoltare meglio il tutto (in inglese); soprattutto quel brano in cui parla del "carattere ipotetico" della sua prosa, qualcosa che oggi appare forse originale, ma che faceva parte del bagaglio letterario di moltissimi romanzieri del XIX secolo (penso a Dickens, a Dostoevskij o allo stesso Tolstoj). Il "modo ipotetico" come possibile forma di narrare quanto non si può raccontare... Rifletterci sù durante il "rewind".
No hay comentarios:
Publicar un comentario