Lettera aperta a Alyssa, intorno alla mia presunta "mania libresca"
Cara Alyssa,
lo so che tu non mi leggi (o che si contano sulle dita di una mano le volte che leggi i miei pensieri su questo blog - qualche sforzino in più, è vero, lo fai, quando si tratta dei racconti) e quindi so che, almeno per ora, sto scrivendo a un fantasma (a un'altra "te" che non mi sente e non mi vede, e che chissà se dorme di già a Firenze o è qui a Pisa, vicina al mio letto, intenta a scrutarmi mentre le scrivo e non mi accorgo che sì, è proprio qui a fianco a me e mi prende in giro perchè vede che io credo di stare scrivendo ad un fantasma quando invece...). E quindi so pure che quanto ti scrivo potrebbe fare la fine del messaggio lasciato nella bottiglia gettata in mezzo al mare: ovvero, non arrivare mai a destinazione (e allora perchè, mi domando, perchè continuiamo a lanciare messaggi nelle bottiglie? Romanticismo imperituro? Ostinazione tutta umana a voler sfidare la sorte?). Eppure ci provo: proverò a spiegarti perchè è il caso che si rifletta insieme sulla mia presunta "mania libresca", su questa sorta di malattia della mente che mi obbligherebbe a leggere sempre e solo come se il libro che ho tra le mani fosse di fondamentale importanza per la mia formazione di uomo, come se stessi sempre studiando, matita alla mano, evidenziatore pronto, orecchiette alle pagine più belle già pronte a rovinare la carta del testo in questione...
Non è vero che leggo sempre studiando; non è vero affatto che non mi abbandoni a un tipo di lettura "rilassante" e pacata; è contro ogni evidenza dire che sono così concentrato quando leggo da dimenticarmi della tua presenza se mi sei accanto o con la testa sul petto e in attesa di coccole.
Ci saranno pure state nottate in cui ho perso il senno dietro a pensieri stampati e inventati da una mente contorta; ci saranno state un paio di volte in cui ti ho lasciata a letto per andare di là in cucina a leggere la fine di un capitolo particolarmente avvincente. Ma ti giuro che questa non è la prassi, che non è mia abitudine abusare della tua pazienza o ignorarti completamente per ore filate.
E' vero pure che c'è chi, dopo aver fatto l'amore, si addormenta di botto o si fuma una sigaretta: io preferisco leggere, rituffarmi a capofitto nella trama di un giallo o negli interstizi di un saggio di filosofia. Si sa, son gusti. Ma riconosco pure i miei limiti: conosco il senso del rispetto; o almeno credo e lo spero. E ti assicuro che non permetterei mai alla mia cosidetta "mania libresca" (pensiamo a Don Chisciotte) di impossessarsi di me fino al punto da portarmi lontano da te e dal tuo corpo desideroso di carezze e baci sottili. Non lascerò che l'una passione soppianti l'altra. Anche perchè sono due passioni diverse e che coinvolgono in modi diversi. Non avere paura, perchè non ti farò addormentare tutte le notti da sola. Non di solo libri vive l'uomo, così come non di solo pane ci nutriamo (e poi sarebbe davvero assurdo, da matti, portarsi sempre a letto dei libri; anche se coi libri, quando valgono, bisogna anche andarci a letto e farci la notte in bianco).
Dormi pure sonni tranquilla, mia cara Alyssa. E credimi: il saggio sa che tutta la sua sapienza non serve a nulla se non è d'aiuto al prossimo. E che nessun libro potrà permettergli d'avanzare lungo il cammino della verità senza l'osservazione acuta e attenta, cosciente e irrazionale a un tempo, dello spettacolo che la Natura gli porge sotto gli occhi. E tu sai come mi hai catturato attraverso i tuoi occhi dolcissimi. E che da essi ho intravisto quella luce che ancora m'illumina.
Tuo
Rendl (o Anto)
lunes, septiembre 24, 2007
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