lunes, octubre 22, 2007

L'ultimo giorno

Se gli avessero detto che quello sarebbe stato il suo ultimo giorno, avrebbe fatto maggiore attenzione, non ci sono dubbi. Non avrebbe lasciato la tazza del latte sotto la goccia del rubinetto e tutta incrostata di marmellata e cereali (non stava bene e poi sua moglie doveva rigovernare e avrebbe fatto maggiore fatica a staccare le parti di cibo incrostate). E non avrebbe lasciato a metà quel romanzo che gli piaceva tanto (lo stava prendendo, come si suol dire, la trama l'aveva ormai accalappiato, voleva sapere che fine avrebbe fatto quel potenziale suicida con in mano un potere sovrannaturale come quello offertogli dal vecchio che gli ha venduto la pelle di zigrino...). E avrebbe chiesto scusa a moltissime persone care. Amici, parenti, suo fratello, e la moglie. A lei avrebbe detto tutte le frasi che non aveva avuto mai il coraggio di dire (perchè, al suo orecchio, suonavano troppo romantiche). E l'avrebbe baciata con più passione.
Se gli avessero detto che quel giorno si sarebbe fracassato la testa contro un albero, mentre era al volante, ne avrebbe approfittato per guardare l'ultimo film di Woody Allen e andarsene per sempre lontano con un sorriso. E avrebbe fatto le coccole a Biscotto, quel gattaccio che dorme sulla pancia della moglie e certe notti lo obbliga a prendere i sonniferi per riuscire a dormire perchè fa troppo rumore, ronfa e ronfa che è una bellezza.
Se lo sapeva prima, non avrebbe perso tanto tempo in questioni di poca o minima importanza come pagare le bollette e far quadrare i conti a fine mese: quanti tramonti si era perso? Quante volte si era dimenticato di guardare le stelle cadenti? Quante notti era stato in casa, seduto, in pantofole, davanti al televisore, invece di stare un po' fuori, con il naso all'insù?
E avrebbe baciato di più sua figlia, la piccola Ines, e le avrebbe raccontato del suo passato da studente scapestrato (quanti episodi del suo passato ignorava la piccola Ines). E le avrebbe detto che nella vita è importante godersela perchè non si tratta solo di fare il proprio dovere, quello è risaputo, ma al dovere, figlia mia, devi aggiungere il piacere, sennò che vita è?
Se lo avesse saputo prima, avrebbe fatto quel viaggio a Cuba cui aveva sempre rinunciato per problemi d'economia domestica. E avrebbe convinto la moglie a lasciare la scuola per un po', avrebbe fatto le valigie anche per la figlia, e sarebbe stato pronto a vincere la paura dell'aereo, in rotta verso La Habana.
E invece non lo sapeva e così finì con lo schiantarsi contro il guard-rail e poi contro quell'albero a lato sinistro della strada, dopo la curva, sotto la pioggia, e l'ultima cosa che riuscì a vedere fu un fulmine e l'ultima cosa che riuscì a sentire fu il rumore di un tuono, e l'ultima cosa a cui pensò fu al dopo, e poi, immediatamente dopo, a Ines e alla moglie, le avrebbe lasciate sole e indifese, temeva che non ce l'avrebbero fatta ad andare avanti da sole e poi c'è quella tazza, e il segnalibro a metà di La pelle di zigrino (Balzac è un mostro d'invenzione), e quella telefonata, e quell'amico che non vedo da una vita, e quel dottore che mi diagnosticò il tumore e si era sbagliato (per fortuna) e quella luna e queste stelle, sopra le nuvole, mentre piove e la ruota dell'auto gira a vuoto e l'unico rumore che sento è quello di un tuono in lontananza e l'unica cosa che vedo è questo fulmine che per un attimo illumina a giorno il cielo, che peccato, non poter rivedere le stelle...

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